News
5 gennaio - 6 marzo 2001
L'intento di questa sezione è fornire informazioni aggiornate sulle
novità presenti nel sito, sugli argomenti trattati nel Forum
e, quindi, seguiti nei Percorsi
Gli articoli che non sono contrassegnati
col simbolo
appartengono a pagine Web esterne a questo sito che possono avere un tempo di permanenza
on-line limitato.
Molti degli articoli qui segnalati (e da qui raggiungibili) si
trovano sul sito dello , la cui Rassegna stampa è curata da
Vittorio Bertolini. |
Martedì, 6 marzo 2001
-
L'importanza del "fattore comunicazione" nel decretare il
successo di un'innovazione e la corrispondente reazione sociale (avversione,
entusiasmo, accettazione, indifferenza) dovuta alla percezione soggettiva del rapporto
utilità-rischio, sono di recente oggetto di studi specifici con riferimento al biotech.
Su questo sito ne abbiamo parlato, in febbraio, per voce di Piero Piazzano che ha
commentato l'articolo del NY Times che esaminava le cause della "disfatta" della
Monsanto nel campo delle biotecnologie (v. News del 10 febbraio).
A riguardo segnaliamo oggi un altro articolo, "No al biotech? E' un
pregiudizio linguistico", pubblicato sulla rivista on-line Galileo
[www.galileonet.it].
Il tutto si colloca, in ultima analisi, entro il leitmotiv interno a questo sito del controllo
sociale sul portato della scienza e della percezione dell'innovazione da
parte della società.
Lunedì, 5 marzo 2001
- "Public
understanding of science", ovvero, in questo caso specifico: la percezione
pubblica delle biotecnologie.
A Forlì, dall'8 al 10 marzo, presso la Sala Zambelli della Camera di commercio, in P.zza
A. Saffi 5, si terrà un convegno intitolato "Ingegneria
biologica e società - Le biotecnologie in Italia tra storia, etica e politica".
Scopo del convegno è ricostruire e analizzare la rappresentazione pubblica delle
biotecnologie in Italia, prendendo in esame i diversi contesti comunicativi e i fattori
che concorrono alla sua costruzione.
Il convegno, è organizzato dall'Associazione "Nuova civiltà delle macchine" e
dal Comune di Forlì, in collaborazione col Forum su "Le ragioni della scienza"
della Fondazione Sigma-Tau. Per informazioni: dott. Igino Zavatti, Comune di Forlì, tel.
0543-712074, iat@comune.forli.fo.it
Il Programma del convegno
[www.sigma-tau.it/fondazione/]
Il
Forum su "Le ragioni della scienza" è raggiungibile sul sito della Fondazione Sigma-Tau: www.sigma-tau.it/fondazione/
Per leggere l'articolo che, nell'inserto domenicale del Sole 24 Ore di
ieri, ha dato notizia del convegno, cliccare sull'immagine sottostante
Giovedì, 1 marzo 2001
-
"Il rischio della Mucca pazza e la
guerra al cibo biotech", di Federico Rampini, La Repubblica, 27 febbraio 2001.
Il titolo di questo articolo non rende merito ai contenuti: in realtà la riflessione di
Rampini, pur prendendo spunto dai recenti avvenimenti di cronaca, riguarda la leadership
nell'innovazione («Viviamo unepoca in cui la guerra più
importante si conduce nei laboratori e nelle università; le armi strategiche sono
brevetti e tecnologie; la posta in gioco è la
leadership nel sapere e nellinnovazione (...)»)
ed il conseguente divario che oggi ormai esiste tra USA e Europa.
Interessante, inoltre, l'opinione del giornalista (che ben conosce la società americana
dal suo interno) secondo cui questo divario sarebbe frutto anche di un diverso innato modo
di porsi nei confronti dell'incognito, delle scoperte, del nuovo: gli europei --società
demograficamente vecchia e conservatrice-- sono pessimisti e tendono a vedere di ogni
innovazione solo il potenziale distruttivo e degradante, mentre gli americani --società
improntata al pionierismo-- sono più propensi a valorizzare tutto ciò che di positivo
può esservi nelle nuove frontiere del sapere.
Rampini nei confronti delle "paure" misoneistiche suggerisce riflessioni scevre
da pregiudizi: «Sullonda dellangoscia dei
consumatori per la terribile malattia della mucca pazza, Francia e Italia marciano unite
in testa al battaglione europeo che respinge il "cibo Frankestein": bando agli
alimenti geneticamente modificati, creatura mostruosa dellimperialismo Usa. Immersi
nel polverone ideologico, pochi europei sanno la verità. Ignorano che lunico
scandalo per la vendita negli Usa di alimenti contenenti un mais transgenico vietato porta
il nome di Aventis, multinazionale francese. Ignorano che a trentanni dalla sua
nascita lingegneria genetica non ha ucciso nessuno, e ha salvato molte vite.
Ignorano i termini del dibattito che anima il Terzo mondo: dove governi e scienziati
progressisti si battono senza tregua per ottenere sementi geneticamente modificate
più resistenti ai parassiti, meno bisognose dacqua e il loro vero problema
è che le multinazionali americane proprietarie dei brevetti non le facciano pagare troppo
care.»
Nell'articolo sono rinvenibili numerosi spunti che attengono ai seguenti argomenti: il
controllo sociale sulle applicazioni della scienza; la credibilità degli organi
governativi istituiti per il controllo del rischio sociale conseguente allo sviluppo
scientifico e tecnologico; il ruolo della politica e dell'industria nel mantenere salda la
fiducia dei consumatori nei confronti delle biotecnologie e, più estesamente, del
progresso scientifico e tecnologico.
- "Le paure del 2000", di Ignacio Ramonet
(Le Monde diplomatique - Dicembre 2001): l'articolo riguarda il tema del rapporto
tra la scienza e la società (già toccato più volte in queste News) e si
ricollega al Principio di precauzione (sul quale si veda, qui, il Percorso dedicato). Il seguente
interrogativo che conclude l'articolo è rappresentativo dell'impostazione con cui è
affrontato tale argomento: «La definizione del rischio accettabile, che
si pretende di delegare agli "esperti", non riguarda forse noi tutti?».
Un'altra citazione: «(...) Ognuno di noi ha potuto constatare
che le istituzioni responsabili di garantire la sicurezza (parlamento, governo, esperti),
hanno più volte mancato alla loro missione, dando prova di imprudenza e di negligenza.
Tra l'altro, i "decisori" si sono abituati a ipotecare le sorti della
collettività senza curarsi di chiedere preventivamente il parere degli interessati, cioè
dei cittadini. Sono stati così alterati i termini del patto democratico.»
- Aggiornato il Percorso su Jeremy Rifkin con l'intervista di recente
pubblicata sul quotidiano La Repubblica.
Domenica, 25 febbraio 2001
- La libertà di ricerca: alcuni articoli conseguenti alla recente
mobilitazione degli scienziati italiani a favore della libertà di ricerca (il 13
febbraio, a Roma):
- stralci dell'appello sottoscritto da 1164
ricercatori contro le direttive del ministro Pecoraro Scanio in materia di ricerca sugli
organismi geneticamente modificati (da Il Manifesto del 13 febbraio) v., anche, Appello
per la ricerca sul sito del Sole 24 Ore23 maggio 2001
- da Il Manifesto del 13 febbraio:
- Ida Dominijanni, "Scienze
politiche"
«Di questi tempi solo gli stolti possono non vedere che scienza
e politica, tecnologie e governo, cura della vita individuale e cura della vita pubblica o
crescono insieme o muoiono insieme. Benché la politica ce la metta tutta a ridursi a
manuale di spartizione del potere, tutto - dalla mappa del genoma all'informatica, dalle
biotecnologie che modificano i cibi alla farmacologia che modifica i cervelli, dalle nuove
armi che seminano la morte alle cellule staminali che possono allungare la vita - la porta
a uno spettro più ampio di azione e di responsabilità. Si chiama
"biopolitica", e comprende sotto il suo cielo molte più cose di quante la
politica tradizionale non veda.
Se in gioco, nella manifestazione degli scienziati di oggi a Roma, ci fosse
"solo" una questione di libertà non sarebbe difficile trovare la bussola. La
libertà della ricerca, oltre che un diritto costituzionale, è una precondizione per una
buona finalizzazione della ricerca stessa, che non può controllare i rischi in cui
incorre senza "vederli", come a poker. Ai governi non spetta alcuna facoltà di
interdizione preventiva, ma solo un potere di controllo sugli usi e le applicazioni;
nonché sulle indebite appropriazioni a fini di mercato di beni e informazioni che sono e
devono restare patrimonio comune.
(...)
Di fronte ai nuovi dilemmi bioetici, si usa dire che la politica deve fare un passo
indietro. Deve farlo, se la politica è controllo, proibizione, invadenza. Ma deve farne
uno avanti, se è costruzione della sfera pubblica, discussione aperta delle poste in
gioco, ascolto delle forze interessate, che in materia non sono solo i produttori ma i
destinatari della ricerca scientifica, ovvero tutti noi.»
- Stefania Giorgi, "La rivolta degli
scienziati"
- Marcello Cini, "Una questione di
principio"
(Principio di precauzione)
Arroganti certezze. E' scontro tra i sostenitori del "principio
di precauzione", proprio del pensiero ecologista, e quelli del "principio
di certezza".
«Come facciamo ad essere sicuri che le loro scelte [ndr: le
scelte degli scienziati] siano le migliori possibili dal punto di vista dei soggetti
sociali inevitabilmente e pesantemente coinvolti, che non sono una generica
"umanità", ma popoli, classi, categorie economiche, comunità culturali,
individui, che si trovano oggi e si troveranno domani a doverne subirne le conseguenze,
nel bene e nel male?
Si risponde a questa domanda dicendo: sono i politici che devono decidere come utilizzare
i nostri risultati; lasciate però ai ricercatori la libertà di scegliere dove e come
raggiungere la conoscenza di quei fatti certi e di quelle relazioni oggettive di causa ed
effetto che devono fornire le basi per quelle decisioni. Ebbene, questa divisione di
compiti non funziona. Non funziona perché esclude in partenza proprio quei "fatti
intrisi di valori" che segnano la vita dei soggetti sociali che in teoria dovrebbero
essere tutelati. Gli "scienziati" infatti, per definizione, si occupano solo di
quei fatti dei quali possono acquisire la certezza. Per quanto riguarda la salute, per
esempio, si limitano a dire: "non ci sono evidenze certe che la tal cosa sia
dannosa". I "decisori" a loro volta utilizzano queste certezze come base di
partenza per realizzare gli obiettivi da perseguire sulla base dei loro
"valori". Dicono: "visto che la tal cosa non è dannosa possiamo
utilizzarla per il bene comune".
E le incertezze? Chi si occupa delle incertezze? Chi si occupa dei costi che forse noi
stessi, ma certamente qualcun altro, già oggi o in un futuro più o meno prossimo, dovrà
pagare per i benefìci che le certezze delle tecnologie di punta possono riversare
nell'immediato su di noi? Perché di questi costi nessuno parla?
(...)
Come si fa a ignorare che soltanto l'uno per cento dei fondi destinati dal Dipartimento
americano all'agricoltura alla ricerca biotecnologica viene stanziato per l'accertamento dei rischi?
(...)
Rivendicare l'autonomia della ricerca dalla politica è perciò un obiettivo illusorio,
perché la ricerca è immersa fino al collo nel tessuto sociale e dipende sempre più
dalle forze che lo plasmano e dalle tensioni che lo attraversano.»
Oltre al rapporto tra "principio di precauzione" e "principio di
certezza" e al rapporto scienza e politica, l'articolo affronta anche il tema della brevettabilità
degli organismi viventi in senso criticamente negativo (Brevetto e organismi viventi).
- Yurij Calstelfranchi, "Facoltà
di protesta"
Un dialogo con Carlo Alberto Redi, docente di Biologia dello
Sviluppo all'Università di Pavia e fra i firmatari dell'appello sulla cui base molti
scienziati italiani hanno manifestato a Roma.
L'argomento fulcrale del dialogo è il controllo sociale sulle applicazioni della
scienza: come si può esercitare? «Solo grazie
all'informazione» --afferma Redi-- e continua dicendo: «Quello che spaventa è la condizione monopolistica sulle
applicazioni. Questa sì, è pericolosa.».
Castelfranchi: «Se la gente confonde la scienza con la
tecnologia, e quest'ultima con il potere di pochi, è anche perché la ricerca produce
tecnoscienza, e questa è spesso controllata da compagnie private.»
Redi: «Dobbiamo conoscere, fare ricerca proprio per
sapere cosa di positivo potremo fare e cosa invece collettivamente dobbiamo pretendere che
non venga fatto.»
- da La Repubblica del 14 febbraio: Walter Veltroni, "Una regola contro la paura: garantire la
trasparenza"
Veltroni sottolinea come la trasparenza sia il
concetto chiave su cui occorre riflettere: «Il potere, in
una società aperta, deve essere trasparente e bilanciato. Innanzi tutto trasparente: la ricerca scientifica lo è, la ricerca tecnologica, lo sterminato
campo delle applicazioni produttive e sociali della conoscenza, in genere lo è molto
meno. Ma lopacità può essere funzionale a chi rappresenta grandi, in qualche caso
giganteschi, interessi sul mercato. Non è interesse della scienza: la quale dalla
trasparenza ha tutto da guadagnare, in termini di fiducia da parte delle opinioni
pubbliche.
(...)
La crescita della conoscenza è di per sé espansione della libertà. Ma non cè
libertà --in questo caso la libertà che nasce dal sapere-- senza responsabilità, la
responsabilità di fare delle conoscenze un uso socialmente equo ed eticamente corretto.
Una responsabilità della quale nessuno può arrogarsi lesclusiva, ma anche dalla
quale nessuno può chiamarsi fuori.». In breve: la
trasparenza come presupposto per l'esercizio della responsabilità.
Sabato, 24 febbraio 2001
- Principio di Precauzione: aggiornato il relativo Percorso con:
- l'articolo di Riccardo Viale, pubblicato sul Sole 24 ore dell'11 febbraio
- il commento di Corrado Roversi e quello di Gian Maria Borrello, inviati al nostro Forum
Martedì, 20 febbraio 2001
- Un ritorno ai temi toccati nel Forum al suo esordio:
Sabato, 10 febbraio 2001
- Piero Piazzano ci segnala un articolo del "New York Times on the
Web" [www.nytimes.com], che ritiene molto interessante a proposito della gestione dei
rapporti tra imprenditoria innovativa, scienza e pubblico. E di come errori di gestione
possono provocare guai seri.
Biotechnology Food: From the Lab to
a Debacle
Piazzano
interviene nel Forum con un suo commento20
febbraio 2001
L'abstract
dell'articolo "La scienza della
persuasione", di Robert Cialdini, pubblicato sul numero di marzo 2001 di
Le Scienze e citato da Piazzano nel commento qui sopra2 marzo 2001
Venerdì, 9 febbraio 2001
- Lunedì 12 febbraio, alle ore 17.30, presso l'Aula EPI del Dipartimento di Economia e
Produzione del Politecnico di Milano (via G. Colombo 40, Milano), Giorgio Petroni
presenta il suo nuovo libro "Leadership e tecnologia - La matrice
organizzativa delle grandi innovazioni industriali". Per partecipare, telefonare allo
02-23992701 ; fax: 02-23992730. Interverranno: Piero Bassetti (Presidente
Fondazione Giannino Bassetti, Consigliere di amministrazione Politecnico di Milano),
Umberto Bertelè (Dipartimento di Economia e Produzione, Politecnico
di Milano), Italo Pasquon (Dipartimento di Chimica
industriale e Ingegneria chimica "Giulio Natta", Decano Politecnico di Milano);
il dibattito sarà coordinato da Riccardo Chiaberge (Responsabile
supplemento "Domenica" del Sole 24 Ore).
- LEADERSHIP E TECNOLOGIA La matrice organizzativa delle grandi
innovazioni industriali, Angeli, Collana: La società industriale e
post-industriale/Saggi, pp. 192, L. 34.000
Il volume contiene la ricostruzione di casi, per molti versi
straordinari, di innovazioni industriali. Alcuni di questi sono tratti dalla realtà
attuale (Novamont e Centro Sperimentale del Latte) o dalla storia recente
dellindustria italiana come la scoperta del polipropilene da parte di Giulio Natta e
lo sviluppo di competenze, di assoluto livello internazionale, propiziato da Carlo Calosi
nel settore della radaristica. Altri casi si riferiscono alle innovazioni promosse, a
beneficio di intere comunità politicamente organizzate, da strutture istituzionali quali
il giapponese Ministry of Trade and Industry (MITI) o la tedesca Fondazione Steinbeis. Si
tratta comunque di esperienze che rappresentano forti espressioni di leadership la quale
costituisce uno strumento concettuale essenziale per spiegare molti processi innovativi.
Sono perciò analizzati nel volume la nascita ed il consolidamento della leadership intesa
come "energia sociale" che spesso fa da catalizzatore al realizzarsi di
importanti innovazioni tecnologiche.
La leadership è "energia" poiché genera una spinta
essenziale verso linnovazione; tale energia si qualifica poi come
"sociale" poiché nasce e si sviluppa in un gruppo socialmente strutturato e
cementato da una solida cultura tecnologica.
____________________
Giorgio Petroni, è professore ordinario di Economia ed organizzazione aziendale presso la
Facoltà di Ingegneria dellUniversità di Padova; già consigliere di
amministrazione dellAgenzia Spaziale Italiana dirige oggi un progetto CNR di
trasferimento delle tecnologie spaziali al sistema delle imprese; un suo lavoro recente in
questambito è stato "Cultura tecnologica e sviluppo dellimpresa",
Padova, Cedam, 1997.
Giovedì, 8 febbraio 2001
Giovedì, 1 febbraio 2001
- Aggiornato il Percorso sulle Biotecnologie (Responsabilità
per danni all'ambiente: Commissione Europea, Direzione Generale
dell'Ambiente: Libro bianco del 9 febbraio 2000)
Lunedì, 29 gennaio 2001
- Internet, New Economy, Net Economy:
il disincanto e la diffidenza di Giorgio Bocca.
Dalla sua rubrica su L'Espresso, "L'Antitaliano", Giorgio Bocca conduce una
campagna contro i feticci della nuova economia (nell'ultimo libro, "Pandemonio",
paragona il guru americano Jeremy Rifkin a Eichmann). A partire dal nostro Percorso "Internet come innovazione" è possibile leggere tutti gli
articoli pubblicati nella rubrica de L'Espresso, molti dei quali riguardano, direttamente
o indirettamente, la grande Rete.
Giovedì, 25 gennaio 2001
- Aggiornato il Percorso "Internet
come innovazione".
La verità sul lavoro in Rete: tra i crolli del Nasdaq e il mito della new economy
ecco le "horror stories working the web", storie dal "dietro le
quinte".
"La frenata della net economy angoscia gli
Stati Uniti" (Federico Rampini, in Repubblica.it - Economia del 6 gennaio 2001)29
gennaio 2001
«A Palo Alto, epicentro della Silicon Valley
californiana, accorrono in massa "avvocati-avvoltoi" specializzati
nell'assistere gli imprenditori sui licenziamenti collettivi: troppo giovani, molte
Net-aziende hanno solo esperienza di assunzioni, per gli esuberi non sanno come si fa.
Nella Baia di San Francisco - nove milioni di abitanti concentrati sulla zona più ricca e
tecnologicamente avanzata del pianeta - si prevedono 23.000 licenziamenti nei prossimi due
anni.
(...)
A qualcuno toccherà sperimentare le asprezze sociali della crisi, in un'America che Bill
Clinton lascia più ricca ma meno socialmente protetta di dieci anni fa.
Come disse il presidente Harry Truman: "La Recessione è quando il tuo vicino perde
il lavoro. La Depressione è quando lo perdi tu".»
"New economy: più ricchi e più schiavi"
(Federico Rampini, in La Repubblica del 9 gennaio 2001)29
gennaio 2001
Robert Reich, economista celebre, autore di best-seller, ministro del
Lavoro di Clinton, ha elaborato un'acuta analisi degli effetti sociali della New Economy
("The Future of Success") che esce proprio mentre l'allarme-recessione fa
vacillare alcune sicurezze degli americani. "The Future of Success" è anche un
serio programma riformista: il saggio affronta un tema che Reich lanciò per primo più di
dieci anni fa: nella New Economy le diseguaglianze sono sempre più legate a disparità di
accesso al sapere, quindi è questo il terreno della nuova battaglia per una società più
giusta.
«Se la New Economy è la nostra vittoria da consumatori, quale
prezzo paghiamo nell'altra dimensione della nostra vita, il lavoro? (...) Più l'economia
cambia al ritmo dell'innovazione, più le vite professionali diventano imprevedibili.»
Scrive Reich: "I prezzi che stiamo pagando sono solo l'altra faccia dei nostri
guadagni" (...) "La nuova forma del capitalismo americano è senz'altro
superiore ad ogni altra. Di tutti i sistemi economici è il più efficiente nel dare al
consumatore e al risparmiatore ciò che vogliono, quando vogliono. Ma gli esseri umani non
sono solo consumatori e investitori. Il giusto equilibrio deve essere indubbiamente il
frutto di una decisione sociale".
«Reich apre così una riflessione collettiva sulle
risposte politiche e sociali che bisogna dare alla rivoluzione tecnologica che viviamo. Non è la prima volta che l'evoluzione materiale del capitalismo fa
un balzo in avanti, e la politica stenta a seguirne la corsa. Nei primi decenni del
Novecento la diffusione in tempi ravvicinati di ondate di innovazioni come l'automobile,
la radio e il telefono, portarono a cambiamenti profondi nella vita familiare e sociale, e
infine nel modo di organizzare la partecipazione politica dei cittadini. Reich intuisce
che siamo ormai giunti ad un passaggio molto simile.»
Federico Rampini,
"New Economy: una rivoluzione in corso", Laterza, pp. 148, lire 20.00010
febbraio 2001
Mercoledì, 24 gennaio 2001
Martedì, 23 gennaio 2001
Lunedì, 22 gennaio 2001
- Giorgio Bocca, su La Repubblica di ieri: "Le illusioni dello stregone"
«I dibattiti sulla mucca pazza invitano ad alcune riflessioni sul postfordismo e sulla
mancanza di responsabilità che segna la nuova economia e con essa l'intera società.
(...)»
Domenica, 21 gennaio 2001
Martedì, 16 gennaio 2001
Mercoledì, 10 gennaio 2001
- Vittorio Bertolini ci segnala
l'articolo seguente: "Fuori dal mio
orticello" (La Stampa, 9 gennaio).
Riferendosi ai contenuti dell'articolo, Bertolini ritiene che «l'idea di sottoporre ad
una pubblica discussione non tanto la scelta, quanto i criteri con cui scegliere possa
avere una valenza che va al di là del caso singolo (discarica).»
- La questione della libertà e della responsabilità
della persona, l'ordine spontaneo (evolutivo) e il suo valore
etico: Dario Antiseri, "Se è la libertà che assicura
l'ordine. Un'utile rilettura del pensatore inglese Herbert Spencer:
contro il collettivismo" (Avvenire, 28 novembre 2000) [articolo
pubblicato nella Rassegna stampa dello SWIF].
Nel suo libro "Epistemologia dell'azione e ordine spontaneo.
Evoluzionismo e individualismo metodologico in Herbert Spencer", Enzo Di Nuoscio,
utilizzando come reti ermeneutiche le più recenti ed accreditate teorie individualistiche
(quelle di Hayek e di Boudon soprattutto), vuol dimostrare come il modello di evoluzione
culturale elaborato da Spencer riposi, oltre che su una indiscutibile epistemologia
fallibilista, su una solida metodologia individualistica.
«Teorico della razionalità limitata e dell'ordine
spontaneo, Herbert Spencer interpreta l'ordine sociale come un processo inintenzionale che
si compie grazie alla spontanea composizione di azioni individuali razionali dirette ad
altri scopi. Di Nuoscio evidenzia come Spencer abbia sistematizzato quella che diventerà
una distinzione cruciale per le scienze sociali: la contrapposizione tra ordine costruito
e ordine evolutivo.
(...)
L'ordine spontaneo, cioè, è il principio organizzativo che consente ad ognuno di
beneficiare della maggior quantità possibile di conoscenza altrui, rendendo compatibili
il maggior numero possibile di piani individuali non concordati. Per queste sue
caratteristiche l'ordine spontaneo ha una superiore capacità di problem solving, tanto da
aver conferito un vantaggio, in termini di benessere e di conoscenza, alle comunità nelle
quali si è affermato. Ma l'ordine evolutivo, agli occhi di Spencer, finisce per acquisire
anche una qualificazione morale. Se si adottano come valori fondamentali la riproduzione
della specie ed il benessere ed il progresso sociale, allora l'ordine spontaneo diventa
ipso facto eticamente preferibile, poiché è lo strumento migliore che la tradizione ha
selezionato per conseguire questi obiettivi. E con esso si giustifica moralmente anche la
libertà, che è la conditio sine qua non per l'affermazione di un ordine spontaneo.»
(Le idee [e le avventure]
del più eccentrico
tra gli scienziati moderni) |
Yurij Castelfranchi, "Una
testa d'uovo in bilico sul surf. 'Ballando nudi nel campo della mente' del Nobel per
la chimica Kary Mullis" (Il Manifesto, 23 novembre 2000) [articolo pubblicato nella Rassegna stampa dello SWIF].
«Guasconate a parte, il pragmatismo facile di Mullis è
divertente ma pericoloso. Perché, aggirando a suon di coprolalìe ogni riflessione
epistemologica o politica, tende a sostituire al dibattito sul significato sociale della scienza
una visione agnostica e individualista. Agli occhi di Mullis l'ecologia è truffaldina
quanto la fisica teorica. E l'argomentazione è di una superficialità soprendente:
inutile parlare di equilibrio ecologico, dato che la natura si basa sul cambiamento.
Inoltre, la temperatura del pianeta dipende da mille fattori ma non dalle nostre
attività, perché noi siamo solo un sottile strato di muschio e "non arriviamo
neanche a solleticare le piante dei piedi al pianeta".
(...)
Vale la pena di leggerlo, perché è solo una tessera del mosaico, diversissima dalle
altre, ma è uno degli esempi di come siano cambiati il fare scienza, l'immagine che lo
scienziato ha di sé, e l'immagine che la gente ha del significato della scienza.»
Lunedì, 8 gennaio 2001
- Commissione Dulbecco: la Relazione
consegnata al ministro Veronesi (e gli altri documenti ufficiali) in un nuovo
Percorso
- Dalla Rassegna Stampa dello SWIF:
- Clonazione:
Cinzia Caporale fortemente critica rispetto al Tnsa inteso come via d'uscita dal dilemma
etico: "Un
equilibrio tra valori in conflitto. Un ottimo documento, ma debole nella parte
scientifica", Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2000
-
Clonazione: Marzio Bartoloni, "Cellule staminali, ecco la via
italiana", Sole 24 Ore, 29 dicembre 2000. Si chiama "Tnsa" la nuova
tecnica proposta dalla Commissione presieduta dal Nobel Dulbecco. Dovrebbe permettere un
grande salto di qualità alla ricerca biomedica, senza l'uso degli embrioni.
«All'incrocio tra etica e scienza, nel millennio che si apre con
rivoluzioni medico-scientifiche più o meno futuribili e questioni morali apertissime, la
ricerca italiana scommette su un nuovo fronte. Che sembra accontentare tutti: i cattolici
che non ammettono l'uso degli embrioni e chi invece ha più o meno superato quelle
barriere nel nome e per conto della cura delle vite umane. Una scelta che va in direzione
opposta al "Rapporto Donaldson", che in Inghilterra ha spalancato le porte
all'uso degli embrioni nella ricerca. Mentre l'Italia pende verso la strada del Tnsa,
indicata dal suo "Rapporto Dulbecco".»
Il punto cruciale dei finanziamenti alla "via italiana"
alla clonazione (Tnsa):
«Una via tutta da percorrere, naturalmente.
"Funzionerà", prevede il Nobel per la Medicina. Anche se i "ma",
quanto meno legati ai fondi disponibili, lasciano perplessi. Pur con tutto l'entusiasmo
possibile per il progetto, da esperto anche dei problemi che soffocano la ricerca
italiana, Dulbecco non ha avuto esitazione alcuna: "Servono finanziamenti
adeguati". Veronesi non s'è azzardato a calcolare alla lira, almeno per il momento,
le risorse necessarie. Ma le previsioni indicano per la partenza una posta almeno da 100
miliardi di lire. Cifra assai distante dalle dotazioni messe in campo dalla Finanziaria
per il 2001 per la ricerca sulle cellule staminali adulte: 15 miliardi. E poi se ne
riparli.» [
l'argomento dei finanziamenti è toccato anche da Cinzia Caporale nell'articolo citato qui
sopra]
I commenti:
«Tutto risolto, allora? Senz'altro no. Lo stesso Veronesi ha
sottolineato che si è davanti a un rapporto ancora da limare. E del resto è la politica,
in questo Paese che non è riuscito a legiferare sulla procreazione assistita, a reclamare
la sua parte. "Non c'è nessun via libera" ha commentato per An Alfredo Mantovano l'uso di cellule
staminali con la tecnica del trasferimento nucleare, reclamando il ruolo del Parlamento.
Quella della "Commissione Dulbecco" è una indicazione "rispetto alla quale
la politica non può restare indifferente", ha replicato la diessina Franca Chiaromonte. E mentre Emma Bonino lancia "una grande
petizione popolare antiproibizionista sulla ricerca scientifica", il Ppi va con i
piedi di piombo: siamo davanti a "spunti di riflessione solo in parte
condivisibili", mette in guardia Giuseppe Fioroni.
"Ottimo", sia il lavoro che le conclusioni della Commissione, promuove il
rapporto Giovanni Berlinguer, presidente del Comitato nazionale di bioetica, autore l'ottobre
scorso di un parere, anch'esso con tanti distinguo, sull'impiego terapeutico delle cellule
staminali. Su un punto, peraltro, Berlinguer è apparso scettico: "Trenta milioni di
soggetti affetti da patologie croniche e 10 milioni di possibili beneficiari di queste
terapie sono cifre esagerate sul piano epidemiologico e clinico".» [queste cifre, sono riportate a p. 1 della Sintesi della Relazione
della Commissione e a p. 13 della Relazione stessa]
- Il rapporto tra scienziati, tecnici e politici: Edoardo Boncinelli,
"Meriti e colpe degli
scienziati. Mucca pazza, un po' di chiarezza", Corriere della Sera, 22 novembre
2000
«Il rapporto fra scienziati, tecnici e politici va rivisto dalle
fondamenta. La comparsa del morbo [ndr: cosiddetto "della mucca pazza"] non era
prevedibile, è vero, ma se si è giunti alla presente situazione è stato per la
colpevole acquiescenza di alcuni tecnici e scienziati, prima inglesi e poi forse francesi,
verso le pressioni dei politici, a loro volta troppo attenti alle conseguenze economiche
di un blocco generalizzato delle carni bovine. La colpa, si sa, non è mai di nessuno, ma
nella circostanza c'è stata della leggerezza se non della connivenza nella regione di
confine fra il mondo degli esperti di settore e il potere politico.
Questo è molto grave. Speriamo in verità che non si riveli così grave proprio questa
volta, ma se il fenomeno si ripeterà non possiamo prevederne le conseguenze. Insomma,
invece di tentare di screditare continuamente la scienza e i suoi operatori, occorre
trovare un modo per far sentire più prontamente e perentoriamente la sua voce presso i
politici e presso il pubblico, cioè presso tutti noi. In fondo la scienza è nata proprio per difenderci dall'imprevedibile, ancor
prima che dal prevedibile.»
- Principio
di precauzione (il
Percorso omonimo): Marco Ventura,
"«Le biocolture
fatevele in terrazza»". «La scelta contro gli Ogm è politica, i ricercatori
che non ci stanno se ne vadano». «Ci sono scienziati che giocano con la genetica come un
terno al lotto, solo per diventare ricchi», Il Giornale, 14 dicembre 2000 (intervista al
ministro Pecoraro Scanio)
Venerdì, 5 gennaio 2001
- Sette membri
(*) della Commissione Dulbecco hanno firmato un documento pubblicato sul quotidiano
cattolico "Avvenire" del 20 dicembre nel quale spiegano i motivi delle loro
eccezioni alla Relazione della Commissione presentata il 28 dicembre. Il documento,
"Le
ragioni del distinguo", è disponibile sul sito di "Avvenire"
[www.avvenire.it].
(*) Adriano Bompiani, Bruno Dallapiccola, Domenico Di Virgilio,
Luigi Lorenzetti, Enrico Garaci, Girolamo Sirchia, Ersilio Tonini
News precedenti (dal
26 novembre 2000 al 30 dicembre 2000) |