Sul sito “Entropico” è possibile leggere una lunga intervista a Ray Kurzweil a proposito del suo ultimo libro “Quando la singolarità è vicina“.
La tesi portante del libro di Kurzweil è che il progresso tecnologico è vicino ad una svolta significativa che arriverà a trascendere i limiti del biologico:
‘Nei prossimi 25 anni, l’intelligenza non-biologica eguaglierà la ricchezza e la raffinatezza dell’intelligenza umana per poi superarla abbondantemente grazie a due fattori: la continua accelerazione del progresso dell’informatica e la capacità [delle intelligenze non-biologiche – NdT] di condividere rapidamente il proprio sapere. Integreremo nanorobot intelligenti nel nostro corpo, nei nostri cervelli e nell’ambiente, risolvendo così problemi come l’inquinamento e la povertà, aumentando significativamente la nostra longevità, permettendo realtà virtuali che comprendano tutti i sensi (come in “The Matrix”) e la “trasmissione di esperienze” (come in “Essere John Malkovich”), nonchè un notevole incremento dell’intelligenza umana. Il risultato sarà la fusione della specie creatrice di tecnologie con il processo evolutivo-tecnologico a cui essa ha dato vita’.
Sullo stesso argomento vedi “Il futurologo Kurzweil racconta i cambiamenti dei prossimi 10 anni“, nel sito BusinessOnline.it, e, su Wikipedia, “Singolarità tecnologica“.
Le tesi di Kurzweil vengono, però, criticate da Roberto Vacca nell’articolo apparso su Nòva, l’inserto del Sole 24 Ore, il 6 febbraio 2006 “I limiti del tecnosviluppo“.
‘Kurzweil dà per scontato che i processi di crescita tecnologica del passato sono tutti espoÂnenziali. Quando la crescita rallenta, si presenta sempre un nuovo paradigma che la fa riprendere. Ad esempio: i circuiti dei computer prima realizzati con relè, sono passati a tubi elettronici, poi ai transistor, ai circuiti integrati e sono avviati a usare nanoelementi o perfino singoli atomi (come intuito da Richard FeynÂman nel 1959 e meglio nel 1985)’.
In particolare, Vacca contesta che lo sviluppo possa crescere esponenzialmente:
‘E’ curioso che Kurzweil, alto tecnologo e matematico, usi tante analogie e metafore. Traccia un parallelo plausibile, ma solo qualitativo, fra l’accelerazione dell’evoluzione biologica e quella dell’ICT [NdR: “Information Communication Technology”]. La prima impiegò miliardi, poi milioni di anni, millenni e decenni per produrre vertebrati, primati, homo sapiens. La seconda prima in decenni, poi in anni o mesi è passata dai telefoni, alla radio, alla tv, ai pc, al web. E’ vero che il progresso accelera. Gordon Moore propose negli anni 70 la sua legge: la densità di transistor per chip, la velocità dei computer, le dimensioni della memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi. Dopo 30 anni questa legge funziona ancora: Kurzweil ne deduce che anche oggi hardware, software e scienze dei computer e del cervello crescono esponenzialmente. Non ci sarebbero limiti. Qui osservo che è sempre stato smentito chi ha creduto di aver individuato processi esponenziali’.
Ma al di là delle argomentazioni logico-matematche, anche se senz’altro degne di nota, nell’articolo di Vacca è da sottolineare il rischio implicato da un tecnosviluppo incontrollato:
‘Nel nuovo mondo, dopo la singolarità, sarebbero indistinguibili uomini da macchine, realtà virtuale da quella fisica. Potremmo assumere corpi e personalità diverse. Elimineremmo vecchiaia, malattie, povertà fame e inquinamento. Questa visione fantascientifica mostra che anche gli esperti sono talora ingenui. Infatti la complessità estrema implica problemi critici. L’impiego di software difettoso può causare disastri. La complessità che si riproduce da sola può condurre a errori imprevedibili’.
Un rischio che trascenderebbe la pura condizione materiale, e che potrebbe coinvolgere le stesse strutture della società così come è attualmente ordinata.
‘Inoltre la progettazione e la gestione dei sistemi di ultracomputer intelligenti sarebbero in mano a un’elite di geek – iper-tecnologi. Fra i tanti vantaggi tecnici ed economici, le iperintelligenze ibride uomo-computer ci darebbero anche una longevità estrema. Se non fosse riservata ai cittadini di prima classe, tornerebbe la preoccupazione dell’esplosione demografica. Molti sarebbero esclusi per inadeguatezza o per motivi sociali. Fra i tanti tagliati fuori sorgerebbero numerosi i luddisti, gli ecoÂterroristi, i verdi estremisti. Il controllo sociale delle innovazioni, già arduo, lo diverrebbe ancor più. I problemi socio-economici richiedono studio e integrazione. Non si può sperare che la tecnologia risolva tutto. Non dà segno di rallentare, ma nemmeno di crescere istantaneamente oltre ogni limite’.
Gli articoli citati fanno parte dell’iniziativa “Collaborate“, svoltasi fra Giugno e Dicembre 2004 e costituita da testi composti in tempo reale mano a mano che venivano inviati nuovi contributi da parte del pubblico e da parte della Redazione FGB. Collaborate ha riguardato le tecnologie GNR (Ingegneria Genetica, Nanotecnologie e Robotica), i meccanismi autoevolventi, l’autopropagazione, l’autoriproduzione a partire dalle riflessioni di Bill Joy.