Sole 24 Ore (Nòva), 2 febbraio 2006
I limiti del tecnosviluppo
di Roberto Vacca
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Negli anni 70, dopo i dibattiti sui "limiti dello Sviluppo", taluno 
sostenne che i ritorni della tecnologia cominciavano a diminuire. I 
vantaggi sarebbero cresciuti sempre più  lentamente. Ora Ray Kurzweil 
(inventore di novità epocali per lettura ottica di caratteri e 
riconoscimento del parlato da parte di computer) nel libro The 
Singularity is Near (La singolarità è vicina, Viking 2005) propone al 
contrario la legge opposta: i ritorni della tecnologia in termini di 
efficienza, rendimenti, prosperità, accelerano di continuo. L'imminente 
singolarità è il momento in cui le prestazioni dei computer diverranno 
tanto eccelse da realizzare intelligenza artificiale con impatti 
positivi sconvolgenti sull'innovazione e la prosperità.
Già nel 1999 (L'era delle macchine spirituali) Kurzweil prevedeva cosÌ 
le prestazioni future di un pc da 1.000 euro:« - 2009: mille miliardi di 
operazioni/secondo; computer incorporati negli oggetti comuni; telefoni 
che traducono da una lingua a un'altra. - 2019: intelligenza pari a 
quella umana; lenti a contatto che mostrano realtà virtuale in 3d; i 
pc capiscono i nostri gesti ed espressioni. - 2029: potenziale pari a 
quello di 1.000 esseri umani; i computer si integrano coi cervelli 
umani e li potenziano; leggono tutto quel che gli uomini hanno scritto; 
si ritengono umani: chiedono i diritti civili. - 2099: non c'è più 
distinzione fra umani e computer; certi uomini non hanno esistenza 
fisica; la morte fisica è irrilevante - continuiamo a vivere nel 
software».
Nel nuovo libro Kurzweil tenta di dimostrare che la civiltà umana sta 
per trascendere le nostre limitazioni biologiche amplificando la sua 
creatività. Svilupperà concetti, idee, invenzioni fuori dai cervelli 
per mezzo di macchine dapprima create dall'uomo, poi autoriprodotte. 
Fra pochi decenni invenzioni e innovazioni saranno fatte più da 
macchine intelligenti che da esseri umani.
Kurzweil dà per scontato che i processi di crescita tecnologica del 
passato sono tutti espo­nenziali. Quando la crescita rallenta, si 
presenta sempre un nuovo paradigma che la fa riprendere. Ad esempio: i 
circuiti dei computer prima realizzati con relè, sono passati a tubi 
elettronici, poi ai transistor, ai circuiti integrati e sono avviati a 
usare nanoelementi o perfino singoli atomi (come intuito da Richard 
Feyn­man nel 1959 e meglio nel 1985).
È curioso che Kurzweil, alto tecnologo e matematico, usi tante analogie 
e metafore. Traccia un parallelo plausibile, ma solo qualitativo, fra 
l'accelerazione dell'evoluzione biologica e quella dell'Ict. La prima 
impiegò miliardi, poi milioni di anni, millenni e decenni per produrre 
vertebrati, primati, homo sapiens. La seconda prima in decenni, poi in 
anni o mesi è passata dai telefoni, alla radio, alla tv, ai pc, al web. 
È vero che il progresso accelera. Gordon Moore propose negli anni 70 la 
sua legge: la densità di transistor per chip, la velocità dei computer, 
le dimensioni della memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi. Dopo 30 anni 
questa legge funziona ancora: Kurzweil ne deduce che anche oggi 
hardware, software e scienze dei computer e del cervello crescono 
esponenzialmente. Non ci sarebbero limiti. Qui osservo che è sempre 
stato smentito chi ha creduto di aver individuato processi esponenziali. 
Malthus e i rovinografi degli anni 70 paventavano la crescita 
demografica esponenziale, ma io notavo in Medioevo Prossimo Venturo che 
tale ipotesi implicherebbe fra 2.000 anni una popolazione mondiale di 
150.000 miliardi e fra 8.000 anni una densità di 600 milioni di 
abitanti per metro quadrato. Oggi calcoliamo che la crescita 
demografica frena e in questo secolo dovrebbe arrestarsi a circa 11 
miliardi.
Non possono esistere, dunque, crescite esponenziali indefinite: 
riempirebbero l'universo. Kurzweil ugualmente elenca una lunga serie 
di progressi che evolverebbero (mentre i costi unitari relativi 
crollano) sempre esponenzialmente. Fra questi: la densità delle memorie 
Ram, la velocità e il numero dei transistor dei microprocessori, le 
dimensioni delle memorie magnetiche, il numero di host su internet. 
Il libro non  dà equazioni atte a definire le curve riportate per 
questi processi: senza equazioni non si possono individuare meccanismi 
quantitativi nemmeno empirici. Spesso si trova che le curve che per 
certi tratti paiono esponenziali, sono invece logistiche a S che, dopo 
una crescita veloce, rallentano e tendono a un asintoto finito. Ho 
analizzato molti dei dati riportati. In genere, erano affetti da rumore 
tale da non permettere la definizione di equazioni. Però nel caso della 
crescita del numero di host su internet ho trovato che i dati si 
adattano a una logistica che dal valore di 170 milioni (2002) mira a 
raggiungere verso il 2015 un asintoto di 610 milioni. L'errore standard 
è solo di 0,016; la previsione è plausibile. Fra le pretese crescite 
esponenziali annunciate ci sarebbe anche la nostra capacità di 
comprendere e di retro-engineer, cioè di ricostruire i criteri e i 
dettagli costruttivi del nostro cervello. Gli esperti (fra cui il 
professor Elkhonon Goldberg della New York University School of 
Medicine) mi dicono che le cose non stanno così. I modelli del 
funzionamento del cervello continuano a migliorare, ma sono ancora 
primitivi. C'è molta strada da fare per combinare le nostre capacità 
mentali con quelle dei computer che sono milioni di miliardi di volte 
più veloci e atti a condividere conoscenza. Nel nuovo mondo. dopo la 
singolarità, sarebbero indistinguibili uomini da macchine, realtà 
virtuale da quella fisica. Potremmo assumere corpi e personalità 
diverse. Elimineremmo vecchiaia, malattie, povertà fame e inquinamento.
Questa visione fantascientifica mostra che anche gli esperti sono 
talora ingenui. Infatti la complessità estrema implica problemi critici. 
L'impiego di software difettoso può causare disastri. La complessità 
che si riproduce da sola può condurre a errori imprevedibili. Se le 
macchine superassero di più ordini di grandezza la complessità del 
cervello umano, dovremmo temere le nevrosi o psicosi che potrebbero 
affiiggerli. Inoltre la progettazione e la gestione dei sistemi di 
ultracomputer intelligenti sarebbero in mano a un'elite di 
geek - iper-tecnologi. Fra i tanti vantaggi tecnici ed economici, le 
iperintelligenze ibride uomo-computer ci darebbero anche una longevità 
estrema. Se non fosse riservata ai cittadini di prima classe, 
tornerebbe la preoccupazione dell'esplosione demografica. Molti 
sarebbero esclusi per inadeguatezza o per motivi sociali. Fra i tanti 
tagliati fuori sorgerebbero numerosi i ludditi, gli eco­terroristi, i 
verdi estremisti. Il controllo sociale delle innovazioni, già arduo, 
lo diverrebbe ancor più. I problemi socio-economici richiedono studio e 
integrazione. Non si può sperare che la tecnologia risolva tutto. Non 
dà segno di rallentare, ma nemmeno di crescere istantaneamente oltre 
ogni limite.