Nel sito del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, per la testata”Agenda Liberale” – un progetto frutto del duplice assunto di avere idee e che queste meritino di essere comunicate – è stato pubblicato l’articolo di Antony Louis Marasco, “Internet of Things. Utopia o catastrofe?” per trattare la fase attuale dell’era digitale che vede l’affacciarsi perentorio della rete delle cose.
L’articolo si divide in tre parti. La prima, dopo aver dissipato i timori di schieramento assoluto verso una visione utopica alla Thomas More o, al contrario, neo-illuminista, sottolinea come nella rete delle reti si trovino normalmente articoli dalle posizioni ireniche (volte alla visione positiva e ottimistica dell’innovazione) oppure apocalittiche (come espressione di una non celata tecnofobia) mentre difficilmente si trovano analisi ponderate.
Questa parte si conclude con l’osservazione che spesso il racconto dell’innovazione passa solo attraverso “lo sguardo del gufo Minerva: lo sguardo rivolto all’indietro. Lo sguardo storico” e tale visione retrospettiva, del gufo appunto, vien contrapposta ad una apocalittica.
Nella seconda parte, a partire dalla posizione di Kevin Ashton che fa coincidere l’inizio dell’Internet of Things con l’inizio dell’era stessa di internet, segnala la difficoltà di traslare i benefici evidenti su applicazioni tutte nel mondo della logistica (in modo più complesso si parla di scienze normative, di mondo dei numeri) verso il più ambiguo e sfuggente mondo della parola (scienze descrittive e mondo ideografico).
All’interno di questa analisi due punti di criticità: la privacy e la sicurezza.
Nella terza parte Antony Louis Marasco, utilizzando la distinzione chiarita nella precedente porzione dell’articolo, sostiene gli elevati rischi, rispetto ai vantaggi, per quanto riguarda la nostra intimità, con una privacy violata da uno sguardo pervasivo di un governo o di un mercato troppo intrusivi.
L’articolo si chiude con un ulteriore sospetto: non è che questa ubiquità di sensori, quindi di allarmi e verifiche, non rischia di portare a un continuo incepparsi dei meccanismi, piuttosto che a una migliore efficienza?
“Non rimane quindi che la cautela, e la capacità di distinguere le narrazioni dalla strada che ragionevolmente potrà prendere l’innovazione. Strada sconnessa e tortuosa almeno quanto la natura umana.”
Nel nostro sito trovate una nota sulla relazione della prima “Public Consultation on Internet of Things (IoT) Governance” svoltasi un anno fa. Citiamo l’introduzione del documento: “IoT is a long term technology and market development based on the connection of everyday objects to the Internet. Connected objects exchange, aggregate and process information on their physical environment to provide value added services to end-users, from individuals to companies to society as a whole.
IoT has the potential to considerably improve the life of EU citizen by addressing many of today’s societal challenges in health, transport, environment, energy, etc. It will create tremendous opportunities for innovation-based growth and jobs creation in Europe. At the same time it holds risks for individuals in areas like privacy and security.”
Dalla consultazione è emerso che non viene percepito necessario, anzi probabilmente dannoso, l’intervento governativo per la creazione di normative per la gestione dell’Internet delle cose, ma viene suggerito, soprattutto dalle parti interessate alla protezione del cittadino piuttosto che al profitto, che la creazione di una multi-stakeholder platform con una adeguata rappresentanza civile, si rende necessaria per la sua governance.
Sempre nel nostro sito, come una sorta di introduzione all’argomento o sviluppo, trovate tre articoli di Tommaso Correale Santacroce sulla realtà aumentata, cioè, come si legge in Wikipedia traendo da un saggio di Vito Di Bari e Paolo Magrassi, l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi: advertising, social, immersive.
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Immagine: porzione di “Activate the world (or: what “mobile” really means)” di Mike dmje da Flickr