Nel precedente item di questa Rassegna, “I responsabili della ricerca scientifica: scienziati o politici?“, si è accennato a una sorta di giuramento ippocratico per gli scienziati proposto dall’organizzazione Pugwash.
Sulle ragioni, a favore e contro il giuramento, interviene Pietro Greco con l’articolo “Un giuramento per gli scienziati?” apparso su “Boiler”, magazine telematico dell’Enel.
Si veda anche “The Russell-Einstein Manifesto” (Issued in London, 9 July 1955).
Nel sito della Fondazione Bassetti, si vedano anche:
– Il Percorso “Enrico Fermi e ‘la bomba’“, dove si trova un’intervista a Francesco Calogero, fisico della Sapienza di Roma che per 10 anni è stato segretario di Pugwash.
– La citazione di Joseph Rotblat, che è stato presidente del Pugwash, e del suo documento “Misuse of Science” nel primo articolo dell’iniziativa di scrittura collaborativa denominata “Collaborate” (Giugno-Dicembre 2004), intitolato “Danger“.
[22/4/2005]
Per Greco, di là dalla valenza simbolica, il giuramento degli scienziati presenta una scarsa rilevanza pratica. Infatti il giuramento di Ippocrate è rivolto al bene di un soggetto ben definito, un paziente con tanto di nome e cognome. Al contrario, nel caso del giuramento degli scienziati il soggetto è l’umanità, che, come è facile osservare, non è facilmente definibile, a meno che non ci limitiamo a una lista generica di buone intenzioni difficilmente spendibili nel caso di specifiche ricerche scientifiche.
Anche ammesso che questa obbiezione possa essere superata attraverso giuramenti rivolti a singole discipline o ambiti di ricerca, a mio parere rimane un problema di fondo: l’autorefenzialità del sistema scienza. Gli scienziati verrebbero, cioè, ad essere gli unici giudici di quello che è bene fare o non fare. E data l’importanza delle realizzazioni della ricerca scientifica nella società moderna, si verrebbero a sovraccaricare gli scienziati di una responsabilità impropria. La governance della scienza si gioca sull’equilibrio, non sempre pacifico e lineare, fra diversi soggetti: gli scienziati, l’opinione pubblica e i decisori politici. Rompere questo equilibrio non credo che giovi né alla scienza né alla società. D’altra parte, lo stesso giuramento di Ippocrate non fa del medico l’unico decisore del bene del paziente, ma solo un interlocutore privilegiato, come dimostrano le affermazioni della bioetica relative al principio di autonomia e alla prassi del consenso informato.
- il saggio di Piero Bassetti “Nuova scienza e nuova politica“;
- in questa Rassegna stampa, l’item “Scienza e politica: controllo o collaborazione?” in cui viene commentata un’intervista del docente di ingegneria Gabriele Franciasecca, dell’Università di Bologna, ad Avvenire;
- sempre in questa Rassegna Stampa, il confronto fra Sandro Veronesi e Piero Bassetti, nel Giugno 2003, “Una “Camera Alta” per la responsabilità della scienza. La proposta di Veronesi e le osservazioni di Bassetti“.