In edicola, sabato 4 marzo, sono apparse due interviste a Daniel Callahan. Sul supplemento “Io Donna” del Corriere della Sera “Vivere fino a cent’anni?“, a firma Niccolò d’Aquino e, su L’Espresso, “Far West high tech” di Luca Carra.
Nel corso delle due interviste, particolarmente estesa la seconda, vengono toccati i tre temi che conducono alla cosiddetta “insostenibilità” della medicina attuale:
‘il primo è l’invecchiamento della società: gli anziani stanno diventando la maggioranza della popolazione, e le cure mediche a un anziano costano il quadruplo rispetto a una persona con meno di 65 anni. Poi ci sono un progresso tecnologico selvaggio e poco utile per il miglioramento della salute, e le pretese sempre crescenti del pubblico nei confronti della medicina’.
Tuttavia, di questi tre temi Callahan affronta con più decisione il secondo, quello di una ricerca tecnico-scientifica sempre più esasperata, dai costi incontrollabili e dai risultati scarsi.
‘La farmacogenomica, che si fonda sul progetto “Genoma umano” per il quale sono stati spesi tre miliardi di dollari, promette una medicina personalizzata, ma a costi non sostenibili e che necessariamente andrebbero a erodere altri settori più importanti e promettenti della medicina e dell’assistenza’.
La critica di Callahan non appartiene alla polemica anti-scientifica, ma nasce dalla sua visione della medicina, la quale, a suo parere, più che riguardare i problemi del singolo deve rivolgersi alla popolazione:
‘Dobbiamo riorientare la medicina verso una prospettiva di benefici non solo individuali, ma di popolazione. Le sembra logico sapere tutto sui geni e non avere la minima idea di un metodo efficace per smettere di fumare, o di ridurre la montante epidemia di obesi? Su questi “big killer” la nostra ignoranza è proporzionale alle briciole che investiamo in queste ricerche’.
Ma questo passaggio richiede una trasformazione culturale che è compito del politico realizzare:
‘Sarebbe la quarta rivoluzione culturale americana dopo il femminismo, l’ambientalismo e i diritti civili. E’ un cambiamento lungo, di tipo culturale, che deve conquistare il consenso della popolazione. D’altra parte il razionamento è presente, in forma occulta o palese, in tutti i sistemi sanitari, per esempio attraverso le liste di attesa. Va indirizzato a beneficio della salute pubblica’.
‘In Occidente i sistemi di assistenza sanitaria sono sempre più in crisi. Ormai da tempo quello americano vede i costi aumentare ogni anno del 10-15 per cento. Saranno i governi a dire: basta’.