Non c’è categoria sociale o gruppo professionale che non sia coinvolto nelle applicazioni della ricerca tecnico-scientifica; tuttavia, guardando alle indagini conoscitive sui gruppi di interessi, esiste una certa differenza fra indagini che hanno come riferimento il grande pubblico e quelle rivolte a particolari gruppi di esperti. L’opinione pubblica è infatti condizionata, anche se non in modo esclusivo e lineare, dal parere degli esperti. Gli esperti si pongono come i mediatori fra le esigenze della ricerca e l’opinione del grande pubblico. In un certo senso l’opinione degli esperti oggi approssima l’opinione pubblica di domani.
Interessante risulta perciò osservare i dati del sondaggio effettuato dal Censis e dal Forum biomedico “I medici e l’innovazione farmacologica“, pubblicato il 27 gennaio scorso e che ha coinvolto mille medici.
Confrontando i dati di questa ricerca con quelle promosse dalla Fondazione Giannino Bassetti insieme a Poster e Observa “Opinione pubblica, biotecnologie e ‘società del rischio’” e “Biotecnologie: democrazia e governo dell’innovazione” (considerando, ovviamente, il tipo diverso di indagine e la differenza nei campioni di riferimento) le discrepanze sono notevoli, ma anche comprensibili. Ambedue i campioni mostrano molto interesse all’innovazione in campo farmacologico, ma mentre i medici mostrano analoga fiducia anche per l’impiego degli Ogm, l’opinione pubblica generalista si mostra più diffidente.
Ambedue i campioni riflettono l’esigenza di contare su un punto di riferimento che ponga limiti, stabilisca regole e responsabilità nell’ambito della ricerca biomedica. Ma mentre per i medici questo punto di riferimento deve essere collocato all’interno di autorità “super partes” ma dotate di competenze tecniche, per il grande pubblico è importante il ruolo dell’associazionismo para-politico, consumatori e sindacati.
Riguardo ai risultati di questa ricerca credo, inoltre, siano da sottolineare alcuni aspetti, che per qualche verso sono correlabili al Call for Comments sul tema della Lecture che Daniel Callahan terrà lunedì 21 febbraio 2005 all’Università Cattolica di Milano.
In particolare, per la maggior parte dei medici intervistati, rispetto alla cura della malattia assume più importanza la qualità della vita. Questa propensione si manifesta attraverso l’uso diffuso dei farmaci di ultima generazione che consentono una maggiore tollerabililità.
Rispetto alla crescente “insostenibilità” della spesa farmaceutica e di quella per la diagnostica strumentale, gran parte dei medici intervistati si è dichiarata d’accordo per l’introduzione di ticket mentre una parte si è dichiarata favorevole a mettere un tetto alla spesa pubblica e, nel caso, penalizzare i medici dalla prescrizione facile.