Ormai siamo nell’era del Grande Fratello. Non quello delle situation comedy televisive, bensì nella forma più agghiacciante che ci è stata descritta da George Orwell. Un cittadino ogni giorno ha a che fare con sportelli bancomat, utilizza il cellulare, legge pagine web, riceve e spedisce e-mail, attraversa zone controllate da telecamere. Ciascuna di queste operazioni di per sé innocue, lascia delle tracce che consentono di ripercorrere le abitudini, le idee politiche, lo stile di vita di ciascuno di noi.
Beppe Severgnini, riprendendo alcune considerazioni svolte dal Garante per la riservatezza, Stefano Rodotà, è intervenuto sul Corriere del 29 aprile con l’articolo L’etichetta è intelligente e controlla la nostra vita. In particolare Severgnini si riferisce alla preoccupazione di Rodotà per l’introduzione di ‘Etichette intelligenti’ che rendono possibile il controllo delle persone attraverso i prodotti da esse acquistati o di “Tecniche di localizzazione” che utilizzano chip sotto la pelle. Si tratta di tecnologie improntate alla sicurezza contro attacchi esterni e plateali (terroristi, assassini seriali, avvelenatori), e che perciò trovano anche il consenso della popolazione. Ma questo non implica che siano meno pericolose.
‘non sono dannose, anzi è vero il contrario: ma vanno accettate e discusse una ad una. Chi pensa di comprarsi l’avvenire all’ingrosso, stia tranquillo: nel pacco è nascosta qualche fregatura. Certo: questo esame richiede pazienza, e non è facile. Conosco scienziati che si fidano più della coscienza professionale della categoria più che dell’emotività di massa: e citano, come esempio, il dibattito sugli organismi geneticamente modificati (Ogm). Non sono d’accordo (e cito, come esempio, i tentativi di clonazione umana)’.
Occorre, inoltre, distinguere fra innovazione tecnologica ed interessi legati all’innovazione tecnologica:
‘Se fossi costretto a scegliere tra la decisione di uno scienziato e quella dell’industria che lo finanzia, non avrei dubbi. Mi fiderei di chi non vuole vendermi nulla. Bisogna evitare il luddismo e l’allarmismo. Però è bene che lo ficchiamo in testa: chi ha cattive intenzioni, oggi, conta sulla nostra pigrizia e sul nostro disinteresse (non vale solo per la tecnologia e il commercio: è una vecchia astuzia del potere). Non so se le ‘etichette intelligenti’ che sostituiranno i codici a barre – ricordate? qualche anno fa sembravano il marchio della modernità – siano davvero intelligenti o piuttosto stupide. A certe condizioni, probabilmente, sono utili. Per rintracciare alcuni medicinali, ad esempio. Ma è bene sapere che consentiranno anche di localizzare il malato che li usa’.
Con una felice metafora Severgnini afferma:
‘Il futuro è una motocicletta: eccitante, ma bisogna guidarla, altrimenti si rischia di andare a sbattere. Gli americani, in genere, lo fanno. Ma ogni tanto si distraggono, e la moto va avanti da sola. Così sembra, almeno: in effetti, qualcuno alla guida c’è sempre. ‘Una società Usa – ha raccontato ieri il garante – ha presentato il servizio VeriPay: un chip sotto la pelle funzionerà come una carta di credito, rendendo più veloci i pagamenti’. Grande idea! Non potremo più dire d’aver dimenticato a casa il portafoglio. Ma quando scade, il rinnovo si farà in banca o in anestesia locale?’
Per avere maggiori e più puntuali informazioni sulle tecniche di localizzazione e sulle etichette intelligenti è utile visitare, nel sito della Fondazione Bassetti, nel blog Kata Gene, la classificazione intitolata “RFID” (Radio Frequency Identification)