Immagine periodica
L’uomo è sempre più di fronte alle proprie creazioni come di fronte a se stesso
L’immagine si ricollega al recente dialogo tra Fiorella Operto, Gian Maria Borrello e me, e ad alcuni articoli nella sezione argomenti ("Dal Golem all’intelligenza artificiale…"; "20 passi per un dialogo"; "Robot, il corpo e l’anima, …") sotto la tematica di Robotica.
Ma richiama anche il tema dello specchio, già affrontato più volte, anche in forma d’immagine.
Il quesito, evidentemente, è la visione del sé attraverso il manufatto, l’artificiale, ma è anche un gioco di maschere.
L’uomo che anela alla perfezione ispirandosi alla precisione delle macchine, il robot che "anela" alla perfezione ispirandosi all’uomo.
Altre tematiche sorgono da questa immagine: il riconoscersi o meno in una propria creazione, la pregnanza di senso che può avere la forma androide in una macchina, la summa dell’abilità: "fare finta di essere".
La scena mostra un robot mascherato, il che vuole dire capace di "fare finta", di immedesimarsi. Uno sviluppo della macchina di Turing: dal linguaggio al corpo e all’atteggiamento.
Inoltre l’uomo è sempre più di fronte alle proprie creazioni come di fronte a se stesso: le sue azioni non si disperdono nel grande bacino della Natura, che tutto ingloba e ripulisce. La Natura è colma; ora anche uno spillo rimane là dove lo si appoggia e chiede il suo significato.
Sullo sfondo di questo fantomatico incontro tra maschere (in questo gioco chi comanda chi, chi agisce per chi), scritte in pennarello e spray formano un universo-scenografia di simboli e stelle.
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