" Emerging neuroscience opportunities have great potential to improve soldier performance and enable the development of technologies to increase the effectiveness of soldiers on the battlefield. Advances in research and investments by the broader science and medical community promise new insights for future military applications. These include traditional areas of interest to the Army, such as learning, decision making, and performance under stress, as well as new areas, such as cognitive fitness, brain-computer interfaces, and biological markers of neural states."
Così comincia il volume "Opportunities in Neuroscience for Future Army Applications" del National Research Council (scaricabile gratuitamente nel sito The National Academies Press).
Il libro si rivolge non solo all’esercito, alla sicurezza nazionale e alle agenzie di intelligence, ma anche a coloro che possono essere interessati all’applicazione dei nuovi ritrovati delle neuroscienze al potenziamento prestazionale individuale.
Nelle prime pagine vengono date 17 raccomandazioni che rivelano un approccio molto pratico senza lasciar trasparire alcuna visione di linea di comportamento se non quella mirata al potenziamento individuale.
Fra di esse ne segnalerei alcune. La n.7: "The Army should establish relationships with the pharmaceutical industry, the National Institutes of Health, and academic laboratories to keep abreast of advances in neuropharmacology, cellular and molecular neurobiology, and neural development and to identify new drugs that have the potential to sustain or enhance performance in military-unique circumstances. However, caution must be exercised to ensure that the benefits outweigh any unforeseen or delayed side effects…"
Nella n. 12 e nella successiva si parla di Neuroergonomics come di un campo assolutamente da esplorare: è un settore emergente all’interno del più ampio settore delle interfacce cervello-computer. Vi si esplora la possibilità di agire direttamente sui sistemi di controllo al di là dei metodi tradizionali (mani e voce). I segnali del cervello vengono utilizzati come segnali di uscita per raggiungere diversi dispositivi (sistemi elettronici, computer, velivoli, automi…)
La raccomandazione n.17 viene introdotta da un paragrafo con il titolo "Individual Variability as a Future Force Multiplier" in cui si fa notare che un certo numero di Raccomandazioni riflette un tema comune che può andare in contrasto con le normali abitudini militari: le individuali differenze di comportamento, di cognizione, e di prestazione in compiti qualificati sono profondamente radicate nella struttura neurale delle persone fisiche, così come le differenze di forza, resistenza, l’altezza, o acutezza percettiva sono radicate nella loro fisiologia. Con le neuroscienze si tratta di utilizzare questa variabilità individuale per ottimizzare le prestazioni. La variabilità individuale però è per molti versi in contrasto con il convenzionale approccio nella formazione dei soldati che vengono preparati ad essere componenti intercambiabili di una unità.
La sensazione di inquietudine che si affaccia pensando a soldati potenziati in ogni loro aspetto, fisico e mentale potrebbe apparire puerile. Se si fa l’elenco dei campi dove il confine della ricerca si è spinto ben al di là dell’immaginario comune, in quell’area che un tempo apparteneva alla fantascienza, si scopre che sono campi particolarmente indagati dalle ricerche militari: robotica, nanotecnologie, neuroscienze. In effetti nulla di nuovo. La spinta alla ricerca che le urgenze militari producono ha poi normalmente ricadute sulla società civile. In svariati modi.
Non rimane allora che aderire pienamente agli appelli di coloro che chiedono per lo meno delle linee guida etiche a cui riferirsi.
Recentemente nel blog Roboethics abbiamo segnalato la sezione dello Springer Handbook of Robotics curata da Veruggio e Operto dal titolo "Roboethics: Social and Ethical Implications of Robotics" dove si evidenzia l’urgenza di una etica nell’intera filiera dell’innovazione.
Ma il traguardo delle linee guida pare ancora essere molto lontano. Nelle nuove tecnologie non giocano solo interessi legati al militare e alle multinazionali, si pensi al dedalo di visioni e interpretazioni prodotto da problematiche come l’utilizzo degli OGM o il trattamento delle cellule staminali.
E se l’unica strada da battere sembra essere la più tradizionale, quella di non smettere di esplorare e affrontare la conoscenza delle cose, un altro problema ci si propone: come trasmettere e condividere la conoscenza, perché un singolo individuo non può accedere a tutte le fonti.
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Di cognitive-enhancing abbiamo già parlato in diversi articoli. Vi propongo la rilettura di Nature, New Yorker on Cognitive Enhancement e Deepening The Public Conversation Around Bioethics di Jeff Ubois e di Is ethics a branch of Politics? di Jonathan Hankins.
Vi invito anche a tornare sul mio DiaBlogo Invisibile che tratta di armi, microonde e controllo mentale di un apparecchio venduto come gadget.
Qualche link esterno al nostro sito:
Una breve storia delle neuroscienze
Neuro farmacologia
Brain Factor
Brain Seller
Bulletin of the atomic Scientist
Mind Wars Brain Research and National Defense