Il 22 e 23 ottobre 2007 l’Università degli Studi di Milano e l’Università Iulm hanno ospitato il convegno “Post-umano. Percorsi di soggettività attuali“. La prima sessione, coordinata da Massimiliano Cappuccio, dedicata al tema “Ecce cyborg. Verso nuove forme transizionali di esistenza“, è stata animata dalle relazioni di Alberto Abruzzese (A cosa può servire ragionare da post-umani?), Mauro Carbone (Pistorius e il rovesciamento del platonismo. Il post-umano, il simulacro, la carne), Roberto Marchesini (Carattere ibridativo dell’umano).
La seconda sessione, coordinata da Mario Pireddu, è stata dedicata a “Soglie impalpabili: animali, angeli ed esseri post-umani” e ha raccolto gli interventi di Edoardo Boncinelli (Futuro genetico o bioingegneristico?), Carlo Alberto Redi (Cibridi e chimere), Andrea Pinotti (“Io ne ho viste cose, che voi umani.”. Blade Runner, Voight Kampff, empatia).
Alla sessione “Immagini dell’oltre-umano. Media e politiche dei corpi“, coordinata da Antonio Tursi, sono intervenuti Ubaldo Fadini (Il passato nel/del post-umano nella società digitale. Considerazioni di antropologia filosofica), Antonio Caronia (Tra vita e morte: il cyborg come significante fluttuante), Federico Boni (Corpi mediali del potere).
Mauro Carbone, filosofo dell’Università di Milano e membro del comitato scientifico del convegno, ha proposto una riflessione su Pistorius e il rovesciamento del platonismo. Il post-umano, il simulacro, la carne.
Le prestazioni di Oscar Pistorius, a cui la Fondazione Bassetti ha dedicato alcune riflessioni (Le lame di Pistorius e Blade runner), mettono in crisi il rapporto tra capacità umane e tecnologia e chiamano in causa il confine tra tra umano e non umano.
L’analisi di Mauro Carbone parte dai termini platonici eidos, paràdeigma, eikon e phantasma per poi superarli: “Confrontandoci con quei termini, senza dubbio possiamo dichiarare che il post-umano non è mimèsi dell’umano, ossia “copia fedele” di una certa “forma” di vita intesa quale “modello” da imitare. Semmai, da Blade Runner in poi, a un primo sguardo il post-umano sembra offrire proprio quella somiglianza soltanto apparente su cui il detective del film indaga, non diversamente da Platone, allo scopo di individuare ed eliminare le “copie infedeli”: i “replicanti”. Il post-umano sembra dunque imitare l’umano, ma in realtà se ne differenzia in virtù di uno scarto tecnico. In questa luce, il compito della commissione atletica incaricata di stabilire se Oscar Pistorius possa o no partecipare ai prossimi Giochi Olimpici per normodotati da un lato mi sembra confermare come tuttora sia prevalente un’impostazione platonistica di pensiero, dall’altro mi sembra risultare, quel compito, evidentemente insensato. Se infatti le protesi che Pistorius adopera nella vita quotidiana lo rendono evidentemente somigliante agli altri esseri umani, quelle al carbonio che usa per correre non solo gli impediscono di star fermo o camminare normalmente, ma rinunciano persino a produrre una “somiglianza soltanto apparente […] Non possiamo allora continuare a pensare che l’immagine sia soltanto “una seconda cosa” rispetto al reale, aggiungendo o togliendo la quale esso rimanga, platonisticamente, identico. Viceversa, l’immagine fa tutt’uno con il reale, condizionandolo non meno di quanto ne venga condizionata”.
Dobbiamo tenere conto delle trasformazioni epocali che investono lo statuto dell’immaginario legato al corpo e alla carne, intesa, con Merleau-Ponty, come elemento dell’essere, elemento che non è non è materia, non è spirito, non è sostanza.” C’è insomma un sensibile – giacché interessa i nostri sensi – che non è materia, del quale possono pertanto essere intessuti tanto il reale quanto l’immaginario”.
Leggi l’intero articolo nelle pagine di Carbone all’interno del Web Server della Facolta’
di Lettere di Milano: Pistorius e il rovesciamento del platonismo. Il post-umano, il simulacro, la carne (PDF).