Ha perso i piedi e la parte inferiore delle gambe a seguito di una malformazione congenita, ma oggi riesce a correre in competizioni sportive mondiali, grazie ad innovative protesi in fibra di carbonio.
Alle Paraolimpiadi 2004 di Atene, Oscar Pistorius, un diciottenne atleta sudafricano, ha battuto il record mondiale dei 200 metri con un tempo di 21.97 secondi.
Il fatto sorprendente è che i suoi tempi sono ormai vicini a quelli necessari per qualificarsi nelle olimpiadi per normodotati ed in futuro potrebbe crearsi un caso per stabilire il suo diritto di competere nelle gare "normali".
La sua storia ha avuto risonanza in tutto il mondo: dal suo paese natale (ovviamente), il Sudafrica sino anche in Italia, ad esempio sul sito "Superabile" dell’Inail e sul Corriere della Sera.
Un articolo sulla rivista IEEE Spectrum (Running Against The Wind, Vol. 42, no. 6 (INT), June 2005, p. 9-10) ed alcuni successivi approfondimenti sull’edizione web della stessa rivista (‘Running Against The Wind’, ‘Born to Run’ e ‘When Is a Disability an Advantage?’) discutono, fra l’altro, gli aspetti tecnologici di questo caso.
Le protesi di Pistorius, realizzate in materiali compositi di origine areospaziale, sono lame a forma di "L" (da qui il nomignolo blade runner, che oltre a ricordare il famoso film, letteralmente può voler dire corridore su lame), ancorate su supporti di silicone.
Esse combinano quindi una grande forza ad una rigidità variabile e possono essere ottimizzate in altezza (dando quindi un vantaggio anche rispetto a chi ha una protesi monolaterale).
La loro efficienza nel restituire la spinta della muscolatura è arrivata al 95%; si tratta di una misura eccezionale, anche se ancora comunque.lontana da quella di una gamba umana naturale che, data la presenza dei muscoli, ha un’efficienza del 200%.
Questo interessante caso fa pensare molto profondamente ai temi della vita con disabilità e della combinazione tra le nuove tecnologie (biomeccaniche o bioelettroniche) e la volontà di un soggetto interessato a sperimentarle su di sé.
Esso si inserisce anche in un filone spesso trattato sul sito della Fondazione Bassetti, ovvero l’avvento del transumano ed in particolare la possibilità di realizzare protesi migliorative (cioè con prestazioni migliori dell’organo naturale che esse devono sostituire).