Le nanotecnologie rappresentano una delle frontiere più interessanti della tecnoscienza. Però, come c’insegna la storia delle esplorazioni, ogni nuova frontiera insieme alle possibilità ci offre anche rischi, veri o presunti.
Nell’articolo L’Europa punta sulle nanotecnologie, ma non trascura il controllo etico apparso a firma di Alessia Nencioni su il Riformista del 6 settembre, si spiega come il progetto comunitario Nano2life che si propone di:
‘Creare sinergie tra esponenti del mondo scientifico per contribuire allo sviluppo delle nanobiotecnologie in Europa. E’ questo l’obiettivo principale di Nano2Life, la prima Rete di eccellenza europea nata grazie al sostegno della Commissione nell’ambito del Sesto programma quadro. Istituita nel 2004 con un finanziamento di oltre 13 miliardi di euro, Nano2Life conta al suo interno 23 protagonisti europei del settore nano e biotecnologico e 31 membri associati provenienti anche da Paesi extra-europei quali America settentrionale, Australia, Corea del sud e Giappone, con un numero complessivo di circa 700 scienziati’.
Ad evitare che anche per le nanobiotecnologie emergano i problemi posti dagli OGM, si è ritenuto fondamentale informare il pubblico sui rischi e i benefici delle nuove tecnologie. Per questo motivo:
‘Nano2Life ha istituito, al suo interno, un Comitato Etico composto da esperti provenienti da diversi settori – biotecnologico, chimico, umanistico, antropologico, sociologico, legale, religioso, – che ha l’obiettivo principale di stabilire un dialogo con gli scienziati e di informarli sulle possibili implicazioni etiche e sociali legate al lavoro che svolgono e su quelle che potrebbero nascere in futuro. Nano2Life è l’unica rete ad avere questo tipo di comitato etico che tiene sotto controllo le applicazioni sconosciute e cerca di monitorare, fin dalle prime fasi di sviluppo, i progetti che coinvolgono direttamente pazienti o implicano l’impiego di materiale umano come tessuti, cellule o Dna. Il Comitato, tra l’altro, ha ottenuto anche il riconoscimento da parte del Gruppo europeo sull’etica nella scienza e nelle nuove tecnologie, formato da esperti nominati dalla Commissione Europea’.
Tutto bene dunque. E’ lecito però porsi un dubbio: fino a che punto è utile ed etico, sottoporre l’operato di esperti al giudizio di altri esperti. I dubbi sulle conseguenze della tecnologia non possono essere risolti con la tecnocrazia, ma cercando, come si propone questo sito, di far crescere la responsabilità e la partecipazione informata dei cittadini.
Si legga anche Nanotecnologie e potenziale tossicità: uno studio patrocinato dall’International Life Sciences Institute di Gian Maria Borrello, 6 novembre 2005.
Principio di precauzione, ovvero: come la scienza della responsabilizzazione può affiancare la scienza delle cause”, la mia recensione al libro “Nanotecnologie, ambiente e percezione del rischio”, di Luciano Butti e Luca De Biase.
in Rassegna stampa l’item Rischi e approssimazione su nanotecnologie e genetica.