In occasione del conferimento della laurea “honoris causa” in biotecnologie ad Umberto Veronesi, l’illustre clinico milanese ha scritto su Il Corriere della sera del 19 maggio (Una “Camera Alta” per etica e scienza):
‘Il mondo delle biotecnologie solleva interrogativi, gli sviluppi dell’informatica e delle telecomunicazioni pongono problemi per il futuro non meno complessi. Attraversiamo un momento difficile e la società dovrà affrontare il futuro della scienza con la forza della ragione. Il rischio è che lo sviluppo tecnologico diventi incontrollabile e si svincoli dai grandi principi universali della scienza e della sua funzione civilizzatrice. […]
Chi dovrà proporre regole e comportamenti, che siano in linea con lo sviluppo scientifico che ci attende ma che rispettino dei codici morali prestabiliti? Non abbiamo risposte. In linea teorica, il potere legislativo. Ma sono i parlamenti in grado di affrontare con la necessaria profondità una materia così difficile, che il mondo politico può valutare in modo divergente e con il rischio, già constatato in passato, di una paralisi decisionale?
Di qui, perciò, l’idea di una “Camera Alta”:
‘composta da intellettuali indipendenti, che possono disegnare l’evoluzione futura della nostra civiltà. […] e per la quale sento il dovere di precisare che non sto pensando ad un super-organismo di filosofi e di scienziati che decidono in nome di tutti, ma a gruppi di veri esperti che esaminino i problemi con grande serietà e approfondimento, per poi sottoporre le loro conclusioni – come si fa in democrazia – ad una società civile che è stata informata in modo obiettivo e che, quindi, può decidere con cognizione di causa’.
[AGGIORNAMENTO del 30 maggio]
Sulla “Camera Alta” proposta da Umberto Veronesi è intervenuto Piero Bassetti, presidente della Fondazione Giannino Bassetti, con una lettera inviata al Corriere, pubblicata il 28 maggio col titolo “Conciliare etica e scienza”. Al centro delle osservazioni di Bassetti vi è il rapporto irrisolto fra la la legittimità democratica delle decisioni politiche e il ruolo degli esperti.
‘[Veronesi] Sembra condividere la diffusa tendenza secondo la quale, di fronte alla difficoltà delle società moderne di stabilire chi è responsabile di valutare qual è il rischio sociale connesso a scelte tecnicamente difficili, si abbandona la fiducia nella politica e si pretende di potersi affidare alla presunta expertise scientifica. [….] Vuota […] di valori e di fini la mediazione dei quali è compito insostituibile della politica. A questa tendenza bisogna invece reagire soprattutto in vista delle incombenti decisioni costituzionali europee. Tanto più che le alternative cominciano a delinearsi. Sono le proposte istituzionali che vanno lungo la via dei nuovi luoghi deliberativi quali le ”Consensus Conferences”o i ”Sondaggi deliberativi” nei quali il paradigma istituzionale è quello a tutti noi ben noto del ”Processo” e lÂ’espediente metodologico di base è la ”proceduralizzazione” o in alternativa l’idea di Agenzia.’