Nell’item del 2 maggio Come misurare la scienza? si era visto quali fossero i criteri che potessero aiutare a distinguere la scienza innovativa dalla pratica di routine. Su Nòva del 14 settembre, Roberto Vacca nell’articolo La scienza delle bufale cerca di individuare e suggerire alcuni utili a non cadere nella trappola delle “bufale”, di quegli annunci, cioè, che promettono soluzioni miracolose per problemi antichi e complessi.
A differenza del citato item precedente che avanzava criteri oggettivi (il numero di citazioni), la metodologia proposta da Vacca è di carattere empirico: ‘la prova del pudding è nel mangiarlo’.
In sintesi:
1) E’ insensato controllare una pretesa invenzione della quale non vengono forniti dati e prototipi.
Il riferimento è a una ditta informatica irlandese Steor che:
‘su un grande settimanale economico (spendendo, pare, 120.000 euro) ha sfidato gli scienziati a valutare la loro tecnologia per produrre energia dal nulla mediante interazioni tra campi magnetici. McCarthy, fondatore di Steor, sperimentava aeromotori e ne trasformava l’energia meccanica con artifici magnetici producendo, poi, più energia di quella fornita dal rotore del mulino’.
la conclusione di Vacca è:
‘Volersi scegliere i propri giudici già scredita il giudicando, ma ci sono motivi più forti per non accettare quell’ingenuo invito. E’ insensato andare a controllare una pretesa invenzione, della quale non vengano forniti dati numerici, descrizioni accurate e un prototipo. Poi c’è una questione di pedigree. E’ ragionevole applicarsi a considerare invenzioni, scoperte, teoremi nuovi solo se chi li propone ha già avuto successi precedenti nello stesso settore. Nel caso particolare, la Steor vanta successi nella produzione di procedure informatiche per individuare carte di credito false, non nella generazione di energia.’
2)Se la fusione fredda sia sfruttabile su grande scala non si può decidere con il buon senso.
‘Un criterio di giudizio esterno e indiziario si applica al modus operandi dei presunti inventori. E’ più credibile chi presenta i propri risultati a riviste scientifiche note che affidano ad arbitri anonimi (reftree) il giudizio sui lavori preÂsentati. E’ meno credibile chi comincia con un’inserzione su di una rivista non scientifica o con una conferenza stampa. Quest’ultima scelta fu fatta da Pons e Fleischmann quando annunciarono la fusione fredda. Il processo destò grandi
speranze, ma ancora non ha avuto successo sperimentale.’
Ma un momentaneo insuccesso non chiude il discorso.
‘Edison dovette fare migliaia di esperimenti prima di realizzare una lampada a incandescenza che funzionasse almeno per qualche ora’.
3) Per accettare come valida una ricerca non basta che il ricercatore insegni in un’ottima università.
‘Nel 1904 H.Blondlot dell’Università di Nancy pubblicò con Gauthier Villars le sue memorie presentate all’Académie des Sciences, sui raggi N: emessi dal sole, da tubi di Crookes e dalla materia vivente (come i muscoli contratti), capaci di attraversare molti materiali e di ravvivare scintille e sostanze fosforescenti. Furono presentate centinaia di lavori sui raggi N. Poi fu dimostrato che non esistevano affatto’.
Su Roberto Vacca vedi su questo sito in Rassegna Stampa del 21 febbraio 2006 Ray Kurzweil: tecnosviluppo esponenziale