Robot come uomini o uomini come robot? Scopo della robotica e, più a monte, dell’Intelligenza Artificiale è di costruire artefatti che, in tutto o in parte, si comportino come esseri umani o di realizzare processi capaci di rendere più efficace l’azione dell’uomo? A questa domanda cerca di dare una risposta il libro “Cyborgsofia. Introduzione alla filosofia del computer” (Il Pozzo di Giacobbe, pagg. 113, euro 11,00) di Alberto Giovanni Biuso, di cui il quotidiano Il Mattino ha pubblicato una breve recensione, a firma Eugenio Mazzarella, il 9 luglio dal titolo “Un’analisi di Biuso sulle prospettive dell’intelligenza artificiale. Orizzonte cyborg, via dalla finitezza nel segno della contaminazione“.
L’ottica di Biuso sembra indirizzarsi verso il polo uomini come robot e verso il concetto di ibridizzazione, cioè, “della specie umana [che si amalgama] con gli artefatti da essa prodotti“. Infatti, come scrive Mazzarella, da un’intelligenza artificiale non può evolvere una coscienza umana, perché ad essa manca il contesto emozionale e il suo medio, il corpo, che integra calcolo e vita e ‘fa’ una coscienza.
Nel sito della Fondazione Bassetti si veda l’intervento di Fiorella Operto “Robot: il corpo e l’anima“, nel quale la storia dell’Intelligenza Artificiale viene vista nel contesto di un’interazione fra diverse discipline; inoltre nel “Dialogo on line tra Fiorella Operto, Gian Maria Borrello e Tommaso Correale Santacroce” viene discussa la interrelazione fra estetica e robotica.
Il tema dell’ibridizzazione viene analizzato nel blog “Segnalazioni della FGB” col post intitolato “Roberto Marchesini, ‘Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza’” e nelle pagine che appartengono all’argomento intitolato “Post Human“.