Gran parte degli item di questa rassegna stampa hanno come filo conduttore il rapporto fra innovazione e società. Ma accanto ai processi innovativi riusciti la storia della tecnologia presenta una galleria di innovazioni, che pur perfettamente riuscite dal punto di vista funzionale, non ce l’hanno fatta a penetrare il tessuto sociale. E se da un lato è perciò importante comprendere i meccanismi che hanno portato al successo le innovazioni vincenti, altrettanto importante è capire le ragioni degli insuccessi.
‘Ogni innovazione fallita è prima di tutto un’idea di società e cultura che non si è realizzata. E’ questo il messaggio che i tecnosauri ci lasciano’.
Questa proposizione chiude la recensione al libro di Nicola Nosengo, giornalista scientifico, “L’estinzione dei tecnosauri. Storie di tecnologie che non ce l’hanno fatta” (Editore Sironi, 2003), che Cinzia Colombo ha pubblicato sul sito di “Scienza Esperienza” (per inciso: a “Scienza Esperienza” Paola Parmendola ha dedicato una segnalazione nel suo blog).
La tesi di fondo riprende le teorie di Trevor Pinch e Wiebe Bijkler, ricercatori dell’Associazione europea per lo studio della scienza e della tecnologia (EASST, nata in Austria nel 1982), secondo i quali:
‘lungi dal seguire un percorso lineare, la storia della tecnologia è piuttosto un’alternanza di variazione e selezione, in cui aspetti tecnici e sociali si confondono’.
Significativo è l’esempio della storia della bicicletta:
‘I prototipi precedenti alla bicicletta a catena erano di diversi tipi, ma solo uno si è affermato: quello che il gruppo sociale rilevante – cioè le istituzioni, le organizzazioni, i gruppi, gli individui di una società – ha considerato il più adatto a risolvere i problemi definiti dal gruppo stesso (la sicurezza, la velocità del mezzo, ma anche questioni legate alle consuetudini sociali: l’uso dei pantaloni non era accettato per le donne a quei tempi).
Ma altrettanto significativo di innovazione non riuscita è l’esempio del videotelefono:
‘il videotelefono è tecnicamente realizzabile dagli anni trenta. Ma che non si è mai affermato semplicemente perché toglie non poche delle libertà e del gusto della telefonata. “Il videotelefono può creare imbarazzo in chi chiama, oltre che in chi è chiamato” scrive Nosengo. Il primo avrà remore a telefonare in ore tarde, per il timore di vedere dall’altra parte l’interlocutore in pigiama. Il secondo, vestito da notte, avrà remore a rispondere. Ma il lato peggiore è che nessuno dei due potrà mentire’.
Altro modello di riferimento è, per Nosengo, quello della Social Construction of Technology (SCOT):
‘un genere di studi che legge la tecnologia come costruzione sociale, rifiuta il determinismo tecnologico secondo cui è la tecnologia che modifica la società e non viceversa, e rifiuta la distinzione tra aspetti tecnici, sociali, economici e politici dello sviluppo tecnologico […] di Michel Callon e Bruno Latour, che considerano la tecnoscienza come una rete che connette elementi eterogenei (umani e non, sociali e tecnici) senza possibilità di distinguerli o gerarchizzarli’.
Infine Nosengo si sofferma sul pensiero di Patrice Flichy:
‘sociologo francese, che sottolinea come in realtà le parti coinvolte nello sviluppo tecnologico abbiano posizioni di forza diverse tra loro: i grandi gruppi industriali per esempio possono intervenire con la loro capacità di influenza nella negoziazione, facendo emergere un’innovazione piuttosto che un’altra’.
Poichè il pensiero di Bruno Latour, uno dei maggiori sociologi della scienza contemporanei, è fortemente indirizzato all’analisi dei rapporti fra scienza e società, appare più volte citato nel sito FGB.
Nelle “News 14 settembre – 21 novembre 2000”, che riprendono in una intervista pubblicata sul quotidiano Avvenire il pensiero di Bruno Latour, il tema è quello della necessità di collocare le scienze in un altro rapporto con la politica. Gian Maria Borrello intervenendo nel Forum il 12 ottobre 2000 si sofferma sulla distinzione, mutuata da Latour, fra “rischio oggettivo”, quello calcolato in sede scientifica”, e “rischio soggettivo”, cioè quello percepito dalla gente.
Infine, come preannunciato nell’intervista L’innovazione, dal sapere al potere a Piero Bassetti, condotta da Mauro Buonocore e apparsa sulla rivista on-line CaffeEuropa, la Fondazione Bassetti ha intenzione di incontrare Latour di fronte ai dottorandi del Politecnico di Milano per discutere della tesi secondo cui la politica dovrebbe recuperare il controllo della scienza.
Su Latour si veda: la sua web page: Web page di Bruno Latour e, in italiano, sul sito della Fondazione Sigma-Tau: Bruno Latour.
Su Patrice Flicy si veda nel sito di Media PHilosophy Al confine tra tecnica e società.