Parte II di IV
Nell’attesa di incontrarci l’8 settembre a City + Design In Transition, appuntamento che anticiperà di pochi giorni la chiusura dell’esposizione New Craft, proponiamo il report, i video e le fotografie di Labour versus Labour, rethinking work in a digital society che lo scorso aprile 2016 ha portato un prestigioso gruppo di ospiti a ragionare sulle implicazioni dell’innovazione nell’ambito del lavoro e della manifattura.
Nella lettura del post, i video anticiperanno lo scorrere del report e in coda verranno messe le fotografie. Per comodità abbiamo suddiviso la pubblicazione nelle quattro parti che hanno composto l’evento:
I. 27 aprile 2016: From Innovating with Beauty to New Craft: Connecting the Dots
II. 28 aprile 2016: Models after Models: reversing the innovation pyramid
III. 28 aprile 2016: ADDITTIVE ManifaCURing. DESIGN FOR THE CURE
IV. 28 aprile 2016: Cities and craft: the future of work
(I video precedono la porzione di report che li sintetizza.)
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LABOUR versus LABOUR rethinking work in a digital society
Models after Models: Trickling up the innovation pyramid
La prima sessione della giornata è stata curata da De-LAB, laboratorio di consulenza e progettazione specializzato in Business Inclusivo e Innovazione Sociale. De-LAB è stato scelto da un lato per la sua expertise in materia di “Design for Development” (design thinking applicato alla creazione prodotti e servizi per mercati low-income), dall’altro per la sua expertise in materia di Business Inclusivo, di cui rappresenta il focal-point italiano all’interno del BOP Global Network (network globale di laboratori specializzati in materia di Bottom of the Pyramid). Proprio dall’intersezione tra questi due temi nascono degli spunti di riflessione interessanti sulle opportunità per le aziende Italiane presenti in mercati a basso reddito. Gli ospiti internazionali invitati dal laboratorio, Anil Gupta e Jeremy Millard, sono stati selezionati in quanto tra i massimi esperti, rispettivamente, di fenomeni di Innovazione Frugale e Innovazione Sociale, concetti nuovi che stimolano da qualche anno il dibattito internazionale sul futuro dell’innovazione e della progettazione di beni e servizi.
(il post prosegue sotto il video, con l’intervento di Lucia Dal Negro)
(I video sono visibili anche nel nostro account in Vimeo)
Lucia dal Negro – “Reverse Innovation: Pied Piper or what?”
Lucia dal Negro, fondatrice di De-LAB, ha aperto i lavori della giornata disegnando la traiettoria di sviluppo, dalla genesi fino ai giorni d’oggi, dei principi che da un lato guidano e ispirano i progetti e le azioni del Laboratorio e dall’altro possono essere considerati come punti di partenza dai quali originano alcune fra le analisi e le riflessioni successivamente proposte dai due keynote speaker internazionali. A partire da Bill Gates, il primo che ha ridefinito il ruolo del settore profit come agente di sviluppo e parallelamente l’archetipo del povero (e della povertà come fenomeno) non più come soggetto passivo e ai margini del mercato ma includendolo tra i soggetti portatori sì di bisogni ma anche di soluzioni imprenditoriali attive in mercati informali. Successivamente Lucia Dal Negro è passata ad illustrare il pensiero di personaggi come Rajou, Prahbu, Govindarajan padri rispettivamente della Frugal, Jugaad e Reverse innovation, così come di Stephan Diehl, teorico dello Human Centered Design. Più avanti la discussione si è sviluppata attorno ai contributi di Prahalad e Hart, ai quali dobbiamo la teoria (in continua evoluzione) del Bottom of the Pyramid (BOP), successivamente detta “Inclusive Business”, per finire con Kotler e la sua visione sul futuro dell’innovazione che egli definisce “esponenziale” in virtù di una crescita esponenziale di input che producono impatti sistemici in tempi sempre più ravvicinati. La presentazione di Lucia Dal Negro ha preparato il terreno per i due ospiti internazionali e gettato le fondamenta per le successive discussioni della mattinata.
(il post prosegue sotto il video, con l’intervento di Anil Gupta)
(I video sono visibili anche nel nostro account in Vimeo)
Anil Gupta – “Learning from Grassroots Innovator : heuristic of frugal innovation”
Il Anil Gupta dell’Indian Institute of Management, è stato il primo dei due keynote speaker ad intervenire durante la giornata e lo ha fatto presentandoci la sua indagine sulle radici del fenomeno della cosiddetta Frugal Innovation. Per Frugal Innovation si intende lo sviluppo di prodotti o servizi alleggeriti da quelle componenti e caratteristiche non essenziali al funzionamento degli stessi, per riuscire a garantire prestazioni elevate a fronte di costi ridotti, questi ultimi dovuti al contesto di povertà in cui originano e vengono applicate tali innovazioni. Più precisamente, la frugal innovation fa’ della scarsità di risorse, tipica di alcune zone del pianeta, il proprio tensore creativo. Questo processo di sviluppo di nuovi prodotti e servizi si inserisce infatti in zone normalmente abitate da consumatori a medio-basso reddito, che, benché abbiano limitate capacità di acquisto, presentano comunque una serie di esigenze che motivano capacità creative originali. Gli incentivi che guidano gli innovatori cosiddetti “frugali” non sono riconducibili alle sole logiche del profitto, dacché questi innovatori si trovano inseriti in una comunità cui rispondono con contributi culturali e valoriali lontani dalle logiche di privatizzazione e commercializzazione e più orientati al servire le necessità della comunità cui appartengono. Gupta ha concluso mostrando alcune fra le invenzioni più geniali prodotte da questo tipo di processi, come il Mitticool, un frigorifero che non ha bisogno di elettricità ne di pannelli solari ma sfrutta un sistema misto di refrigerazione possibile grazie all’azione combinata di ceramica e acqua, e presentando la rete di cui fa parte, l’HoneyBee Network, un network di professionisti il cui compito è non solo innescare processi di innovazione grassroots in zone remote dell’India, ma riuscire a connetterle l’una con l’altra in modo tale da far circolare le idee ed aumentare il potenziale di scalabilità di queste.
(il post prosegue sotto il video, con l’intervento di Jeremy Millard)
(I video sono visibili anche nel nostro account in Vimeo)
Jeremy Millard – “Poverty, Work and Innovation in the fourth Industrial Revolution”
La presentazione di Jeremy Millard della Brunel University, si è soffermata in primo luogo sui processi che portano organizzazioni, istituzioni e singole persone ad innovare, passando poi ad analizzare gli impatti (positivi e negativi) che l’innovazione genera all’interno della società contemporanea. I processi che caratterizzano l’innovazione oggi, secondo Millard, devono fare sempre più riferimento ad alcuni concetti che sono già risultati vincenti e che hanno caratterizzato i nostri tempi recenti quali la sharing economy, l’economia circolare, l’innovazione sociale e l’innovazione frugale. L’elemento che accomuna questi concetti è la centralità assoluta del trinomio comunità-individuo-ambiente, che però assiste non senza tensioni all’avanzamento tecnologico legato all’innovazione. Quest’ultimo infatti, anche quando rispetti l’ambiente, crea degli attriti fra la comunità e l’individuo che risultano in una serie di sfide di primaria importanza per i policy-maker. Millard ha in fine concluso illustrandoci alcuni esempi di come, al contrario, il binomio innovazione-comunità possa generare alcune esperienze di grande valore. In particolare, ha spiegato Millard, poiché alcuni lavori tipicamente ripetitivi possono essere eseguiti da sofisticati macchinari, è possibile re-indirizzare la working-class verso lavori socialmente utili, che tradizionalmente sono seguiti da poche persone specializzate e che richiedono capacità e intelligenza emotiva difficilmente rintracciabili nei macchinari.
(il post prosegue sotto il video, con l’intervento del Team De-Lab)
(I video sono visibili anche nel nostro account in Vimeo)
Team De-LAB – Progetto Kokono
Niccolò Natali, responsabile dell’area di Business Inclusivo all’interno del Laboratorio De-LAB ha concluso i lavori della mattinata presentando Kokono, un sistema protettivo per bambini dagli 0 ai 12 mesi, pensato e creato seguendo le logiche del Business Inclusivo e dello Human Centered Design per le mamme dei paesi centro Africani. Partendo da un’analisi del contesto e dell’utente al quale il prodotto si rivolge, è stato illustrato come sia possibile pensare ed elaborare un prodotto che veda il coinvolgimento e la cooperazione (in tutte le fasi della produzione) tra gli utenti finali e l’azienda. In questo modo si è voluto dimostrare come sia possibile aprire nuovi orizzonti progettuali legati ai mercati dei paesi in via di sviluppo, particolarmente interessanti per le PMI italiane. Rispondendo infatti alle logiche ed alla metodologia del Business Inclusivo e dello Human Centered Design, è stato possibile non solo tarare un prodotto su delle reali esigenze e quindi risolvere alcuni problemi impellenti legati al soddisfacimento di bisogni primari quali la sicurezza e la salute infantile, ma anche riuscire a progettare una soluzione di mercato caratterizzata da un prezzo accessibile per un target-group a basso-medio reddito.
Concludendo, è possibile dividere la mattinata in due parti: la prima va considerata una presentazione teorica dei concetti fondamentali attraverso i quali interpretare i punti di tangenza fra le problematiche e le esigenze espresse dalle popolazioni che vivono nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, e le potenzialità di uno strumento come il design combinato ai principi del business inclusivo; successivamente Gupta ci ha illustrato la genesi, il razionale e il potenziale di scalabilità di processi di innovazione grass-roots in India; la seconda parte, invece, ha fornito una prospettiva più eurocentrica sulle conseguenze di alcuni processi di digitalizzazione del lavoro vis-a-vis innovazione sociale, per concludere con la presentazione di Kokono un sistema protettivo per bambini africani dagli 0 ai 12 mesi, che rappresenta un’applicazione pratica dei concetti illustrati nella prima parte.
(Le fotografie sono visibili anche nel nostro account in Flickr.)
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