Gli elisir della scienza [23/08/05]
( 16 Agosto 2004 )
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Hans Magnus Enzensberger, giornalista, docente universitario, poeta, traduttore e saggista, è uno di quegli intellettuali di formazione umanistica che non disdegna però di confrontarsi con i problemi posti dal mondo della scienza. E forse proprio per la duplice natura dei suoi interessi culturali, i suoi scritti rappresentano una sfida nei confronti di chi si pone di fronte alle "due culture" in un'ottica monistica. La cultura moderna se è imprescindibile da Dante e da Goethe non può, nemmeno, non conoscere il secondo principio della termodinamica. La cultura tecnico-scientifica è di per sé una cultura avaloriale, che obbedisce solo alla logica interna della verità sperimentale. L'approccio umanistico di Enzensberger consente, perciò, di misurare l'innovazione tecnico-scientifica secondo criteri che mettono in primo piano l'importanza dell'etica della responsabilità.
Nelle pagine della FGB, più volte si è fatto riferimento al pensiero di H.M. Enzensberger: si veda il Percorso "Hans Magnus Enzensberger sul sito della Fondazione Bassetti", la Rassegna Stampa Giugno-Luglio 2001, [23/08/05] la Rassegna Stampa del 4 aprile 2003 intitolata "Scelte della scienza e scelte della società" e la Rassegna Stampa del 29 luglio 2003 intitolata "Democrazia deliberativa: Bosetti, Amato, Enzensberger, Lehmann".
La nuova raccolta di saggi di Enzensberger, "Gli elisir della scienza", pubblicata recentemente da Einaudi, già nel titolo adombra la filosofia antiscientista dell'autore. L'assonanza col titolo dell'opera di Gaetano Donizetti probabimente è puramente casuale. Ma forse non tanto. Se lo "specifico", truffaldino ma innocuo, del dottor Dulcamara è al centro delle vicende di Adina e Nemorino, le illusioni della scienza, non truffaldine, ma non sempre innocue, sono il filo conduttore che lega i vari saggi che compongono l'opera di Enzensberger. La critica di Enzensberger non è rivolta alla pratica scientifica, quanto all'enfasi massmediatica con cui l'apparato industrial-scientifico proietta verso l'opinione pubblica le "magnifiche sorti e progressive" di alcuni settori della ricerca scientifica. Da quello della biogenetica, a quello delle tecnologie digitali, per finire alle prospettive dell'Intelligenza Artificiale.
La raccolta si apre con alcune osservazioni sulla difficoltà dei non specialisti a comprendere il linguaggio dei matematici. Superare l'esoterismo del discorso matematico, in una società dove le applicazioni della matematica, anche di quella più astratta (per esempio la decrittazione dei codici segreti a cui affidiamo la segretezza dei nostri dati, è fondata sulla teoria dei numeri primi), significa favorire la consapevolezza del grande pubblico nei confronti del discorso scientifico.
Segue un saggio in cui viene analizzata l'opera di Siegfried Giedion "L'era della meccanizzazione". In questo saggio Enzensberger sottolinea come la storia dell'innovazione tecnologica sia segnata dall'opera di sperimentatori empirici, artigiani e ingegneri, che al di fuori della cultura accademica, spinti da necessità pratiche o dalla pura e semplice ricerca del nuovo, hanno prodotto invenzioni e prodotti che non solo hanno modificato la società ma sono servite anche a gettare le basi per nuove teorie scientifiche.
Il saggio successivo, che porta il titolo "Il Vangelo digitale. Profeti, beneficiari e spregiatori", analizza sotto il profilo sociale, economico e politico la diffusione delle tecnologie digitali. Per Enzensberger, nella società digitale non si è ancora sviluppata una base teorica sufficiente per chiarirne le implicazioni e responsabilizzarla di fronte ad applicazioni sempre più avanzate. E' intrinseco alle tecniche digitali misurare l'informazione in termini di bit, ma il puro dato quantitativo è insufficiente a definire l'ampiezza dei contenuti culturali dell'informazione.
Il saggio del quarto capitolo "Golpisti in laboratorio" è, almeno a mio parere, quello dove la critica è più puntuale di Enzensberger non alla scienza, ma alle pretese e ai rischi dello scientismo. In particolare Enzensberger rivolge la sua attenzione alle utopie ottimistiche prodotte da istituti e laboratori di ricerca. Utopie non sempre ingenue, ma spesso create per favorire il dirottamento di risorse verso progetti di ricerca sempre più costosi. Determinando di conseguenza un corto circuito fra conoscenza di base e ricerca applicata. «Il distacco fra la ricerca e il suo sfruttamento economico si è talmente ridotto che «dell'indipendenza di cui si vanta non è rimasto più molto». Nel mirino di Enzensberger le applicazioni dell'Intelligenza Artificiale: «E come la mettiamo con l'intelligenza artificiale, i cui profeti, già trent'anni fa, promettevano per la fine del millennio macchine che avrebbero dovuto superare di gran lunga tutte le prestazioni del nostro cervello? Nessuno confronta oggi queste previsioni con il misero risultato di investimenti miliardari, con quelle tartarughe elettroniche che faticano a salire una scala». Occorre notare, però, che se è vero che il sogno leibniziano della characteristica universalis è ancora lontano (e forse non sarà mai vicino) dall'essere compiuto, attraverso le misere tartarughe, così disprezzate da Enzensberger, la robotica è riuscita a realizzare apparecchiature che nell'industria, ma anche nelle sale operatorie, riescono a compiere, per efficienza e precisione, funzioni che sono in molti casi impossibili all'essere umano. Questo per dire che se in molti casi l'enfasi sulle magnifiche prospettive delle utopie scientifiche può risultare distorsiva nell'allocazione delle risorse, può anche essere che, indirettamente, si pervenga a risultati più modesti, ma senz'altro positivi. L'elisir di Dulcamara è inefficace, però Nemorino, nell'illusione della sua efficacia riesce a conquistare Adina. Questa, dal canto suo, non ha bisogno di alcun elisir per far innamorare di sé Nemorino, ma fida solo sulle proprie qualità, così come, fuor di metafora, la scienza dovrebbe non dovrebbe aver bisogno di ricorrere a false promesse.
Il volume si chiude con due saggi dove Enzensberger, in una sorta di contrappasso recupera l'importanza della ricerca scientifica, non intesa, però, come processo rivolto verso futuri immaginari, ma come processo dialettico dove speranza del nuovo e tradizione si intrecciano di continuo. L'idiot savant e l'idiot lettré sono i due estremi di una concezione dove l'uomo appare in una sola dimensione. Ma studiare la fisica quantistica o cercare le frontiere della biotecnologia non significa non soffermarsi anche sui sonetti di Shakespeare.
Ogni capitolo del libro è, inoltre, accompagnato da una serie di brevi poemi in cui Enzensberger traccia un profilo di alcune delle figure chiavi dell'evoluzione del pensiero scientifico: da Leibniz a Turing a Goedel.
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Gestione dell'innovazione e partecipazione pubblica - Governance of innovation and public participation [07/20/2004]
( 6 Luglio 2004 )
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[07/20/2004]
Go to the English version Progetto "Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione": una sperimentazione istituzionale di dialogo fra esperti, cittadini e stakeholder.
Il Progetto, promosso dalla Regione Lombardia con la collaborazione della Fondazione Bassetti e di Observa ha compiuto un importante passo avanti nello scorso marzo, quando si sono tenuti gli incontri tra cittadini lombardi (selezionati per area territoriale, età, genere e titolo di studio) esperti, imprese biotech e rappresentanti di associazioni di agricoltori, consumatori e ambientalisti.
Tema degli incontri, moderati da un facilitatore esperto, discutere l'opportunità di proseguire nella sperimentazione di ogm in campo aperto nel territorio lombardo.
I principali risultati raggiunti sono stati i seguenti:
1. l'individuazione delle principali aree di rischio e incertezza percepite dai cittadini
2. un positivo ed efficace dialogo tra esperti, portatori di interessi e cittadini coinvolti
3. la definizione di possibili percorsi decisionali riguardanti l'argomento
4. il riconoscimento di particolari temi per i quali attivare azioni di informazione e comunicazione
Buona parte della discussione è stata dedicata ai processi decisionali. I cittadini considerano il livello regionale come il più adatto per formulare gli indirizzi politici e operativi delle sperimentazioni. Si riconosce, inoltre, la necessità di attivare forme di consultazione del pubblico e dei vari stakeholder (amministratori locali, agricoltori, ambientalisti, imprese, consumatori).
Alla Regione Lombardia è stato riconosciuto il ruolo di regia per quanto riguarda gli indirizzi politici e le azioni informative in stretto contatto con organismi nazionali di garanzia, come l'Istituto Superiore di Sanità.
In più occasioni è stata ribadita la necessità di rendere operativo un organismo super-partes, senza interessi economici, che favorisca il dialogo tra cittadini, istituzioni e organizzazioni della società civile, per la gestione di innovazioni scientifiche che hanno un forte impatto sulla popolazione.
Ndr: si veda anche, nel sito della Fondazione Bassetti, il Call for Comments svoltosi nell'autunno del 2003.
"Public Participation and Governance of Innovation" Project: an institutional experiment in dialogue by experts, citizens and stakeholders.
This project, promoted by Lombardy Region with the collaboration of the Fondazione Bassetti and Observa, made a significant advance in March, when meetings were organised for citizens from Lombardy Region (selected by district, age, gender and educational level), experts, biotech companies and representatives of farmers', consumers' and environmentalists' associations.
The issue for discussion at the meetings, which were moderated by an expert facilitator, was whether or not GMO open-field testing in Lombardy should be continued.
The debate produced the following results:
1. the identification of the main areas of risk and uncertainty as perceived by citizens;
2. a positive and useful dialogue between experts, interest groups and citizens;
3. the definition of possible lines for decision-making in this area;
4. the identification of specific issues for which information and communication initiatives should be set up.
Much of the discussion was dedicated to decision-making processes. Citizens consider the regional level to be the most appropriate one for drawing up policy and operational guidelines for trials. Participants acknowledged the need to set up consultation exercises for the public and the various stakeholders (representatives of local government, the farming community, environmentalists, businesses and consumers).
Lombardy Region was entrusted with the task of overseeing the process by providing policy guidelines and setting up information campaigns in close contact with national supervisory bodies such as the Istituto Superiore di Sanità.
During the discussions, mention was made on several occasions of the need to set up an impartial body, free from economic interests, that would foster dialogue by citizens, institutions and organisations from civil society with a view to governing scientific innovations that can have a strong impact on the population.
Editor's note: see also the Call for Comments posted on the Bassetti Foundation's site in the autumn of 2003.
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Tutto ciò di cui hai bisogno è cliccare, cliccare, cliccare...
( 9 Febbraio 2004 )
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«Dobbiamo stare attenti all'impatto sociale e psicologico della tecnologia che ti incoraggia a pensare che tutto ciò di cui hai bisogno di fare è cliccare, cliccare...»
Questa è un'affermazione di Sherry Turkle (intervista rilasciata a Technology Review, v. [*], più sotto) che conduce alla questione dei modelli di simulazione. Perché "questione"? Scopritelo leggendo gli ultimi due post in "Tout se tient":
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Bruno Latour in Milan and the connected Call for Comments in this site [02/28/2004]
( 19 Gennaio 2004 )
( scritto da
Redazione FGB
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Bruno Latour at the conference in Milan, at his left Piero Bassetti On 27 October 2003 we opened the Call for Comments entitled "No Innovation without Representation (A Parliament of things for the new Technical Democracies)". Conducted by the sociologist Massimiano Bucchi [ * ], it was connected with the invitation extended by the Bassetti Foundation and the Politecnico to the sociologist Bruno Latour to give a Lecture in Milan.
[28 February 2004] The interview by Margherita Fronte
Margherita Fronte with Bruno Latour
(Hotel De la Ville, Milan, 17 November 2003) The School of Doctoral Programs of Politecnico di Milano The video of the Lecture
This CfC, closed on 20 December, served to introduce, accompany and support the arguments covered by Latour in his essay "What rules of method for the new socio-scientific experiments?" and discussed in his lecture on 17 November.
In his essay, Latour touches on many of the key themes of his thinking: the increased participation of non-experts in the practice of science, the blurring of the borderlines between science and politics, the new forms of representation of technical and scientific innovation, and the emergence of "hybrid forums" (situations of governance where the representatives of "natural things", such as meteorological events or the discoveries of genetic engineering, and the representatives of human society both need to be taken into equal consideration), which should lead to new political arrangements being put in place.
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In conclusion of the Call for Comments "No Innovation without Representation"
( 20 Dicembre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
)
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Massimiano Bucchi wrote the conclusion remarks of the Call for Comments regarding the topics discussed by Bruno Latour at his Lecture in Milan last 17th November.
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"Il parlamento delle cose": un'intervista a Bruno Latour
( 11 Dicembre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
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Margherita Fronte intervista Bruno Latour
(Hotel De la Ville, Milano, 17 novembre 2003)
Margherita Fronte ha intervistato il sociologo Bruno Latour a Milano, in occasione
della lecture "Assembly or Assemblage? Politics and Polytecnics",
organizzata il 17 novembre 2003 dalla Fondazione Giannino Bassetti e dalla Scuola di Dottorato di ricerca del Politecnico di Milano e svoltasi
al Politecnico.
Sei domande per identificare la natura del "parlamento delle cose",
nucleo della proposta di Latour sulla relazione sempre più evidente tra
attività scientifica e politica.
«Se guardiamo agli ultimi secoli si vede che quando Galileo lavorava stava
già affrontando, assieme ai problemi di fisica, questioni religiose e
di stato. Più in generale, considerazioni di questo tipo emergono spesso
se consideriamo la storia della scienza in modo retrospettivo. Ma ci sono anche
episodi molto più recenti che ci fanno capire che le cose stanno così.
Fra questi, la vicenda di Chernobyl, o la discussione sul principio di precauzione,
o l'incidente del Columbia, oppure - in Francia - lo scandalo del sangue contaminato.
Sono tutti eventi in cui è difficile distinguere fra ciò che rientra
nella sfera della scienza e ciò che fa parte della sfera della politica.»
(Bruno Latour)
L'intervista di Margherita Fronte può essere un testo introduttivo a
numerose risorse sul pensiero di Latour presenti in rete.
Chi volesse approfondire le questioni affrontate dal sociologo può collegarsi al sito del Politecnico di Milano, dove può trovare una ripresa video (in formato Real Player [ ? ]) dell'intera lecture del 17 novembre, così come visitare le pagine in
questo sito dedicate al Call for Comments
condotto da Massimiano Bucchi (tuttora in corso), che hanno introdotto e accompagnato l'arrivo
del sociologo a Milano.
Sempre nel sito della Fondazione è possibile trovare una rassegna stampa
dell'evento (nel blog di Vittorio Bertolini: ulteriori aggiornamenti nei prossimi giorni) e un elenco dei
libri scritti da Latour (nel blog di Paola Parmendola).
Infine, se si desiderano ulteriori notizie sull'attività di Bruno Latour,
è da segnalare il sito personale del sociologo, ricco di risorse sui
molteplici studi da lui portati avanti.
Bruno Latour alla conferenza di Milano, alla sua sinistra Piero Bassetti
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Democrazia deliberativa e procedure
( 11 Dicembre 2003 )
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Per Winston Churchill «la democrazia era sicuramente la peggiore forma di governo, ma non ne conosceva altre». Senza nessuna pretesa di fare l'esegesi del pensiero dello statista britannico, il buon senso ci costringe a riflettere sul perchè un sistema politico imperfetto come la democrazia sia preferibile ai molti altri che la storia della politica ci ha insegnato. Se la democrazia non produce decisioni "giuste" (Socrate è stato condannato a morte da una delle forme più avanzate di democrazia diretta) e se recenti vicende storiche ci hanno dimostrato come certe letture alla Rousseau della democrazia come affermazione della "volontà generale" non avessero in realtà nulla né di democratico né di popolare, in cosa consiste la minor imperfezione delle procedure democratiche?
Può essere una risposta banale, ma sono le procedure che garantiscono la superiorità della democrazia. La "volontà generale" non legittima il merito delle decisioni, ma consente di assumere che le decisioni sono state prese in modo legittimo. Socrate ha utilizzato tutti gli strumenti giuridici e retorici a sua disposizione per sfuggire alla condanna, ma, una volta condannato, si è opposto al tentativo di quei suoi discepoli che, con la corruzione e l'inganno, volevano sottrarlo alla pena capitale. Per quanto ingiuste le decisioni dell'Ecclesia erano sacre ed opporsi ad esse sarebbe stato un sacrilegio.
Il tema della procedura intesa come elemento fondante la legittimità delle decisioni politiche, specialmente riguardo a tematiche dov'è rilevante il parere degli esperti, è al centro della risposta di Piero Bassetti (vedi in Rassegna stampa "Che cos'e' la 'democrazia deliberativa' ") all'articolo di Renato Mannheimer apparso su Il Corriere della Sera del 7 novembre, riportato a sua volta in Rassegna Stampa all'item "Dalla democrazia di Pericle ai 'sondaggi deliberativi' "».
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Chiesa Cattolica e Scienza: libertà di ricerca e responsabilità
( 27 Novembre 2003 )
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A torto o ragione, sui rapporti fra Chiesa e pratica scientifica ha pesato per lungo tempo il caso Galileo. Ma mentre il processo a Galileo può benissimo essere visto nell'ottica del suo tempo, in cui la distinzione fra conoscenza, politica e credenze religiose presentava vasti margini d'ombra, nel dibattito sulle scienze della vita, particolarmente vivace negli ultimi anni, si è avuta l'impressione che, almeno in alcuni, fosse forte la tentatazione di giustificare principi morali di per se stessi atemporali attraverso conoscenze scientifiche, per loro natura sempre provvisorie, quando non incerte.
Il Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per la Pace e la Giustizia (vedi in Rassegna Stampa "La Santa Sede e gli ogm. Due giornate di studio in Vaticano"), in cui si è affermato --mi si scusi la semplificazione-- da un lato che gli ogm non sono contronatura e dall'altro che non si può prescindere dalla responsabilità verso quello che il loro uso può comportare, segna una precisa demarcazione fra compiti della scienza e magistero morale.
Che l'unica limitazione alla ricerca scientifica sia la valutazione verso il benessere dell'uomo, compresa la cura dell'ambiente in cui esso opera, è stato ribadito all'inagurazione dell'anno accademico dell'Università Lateranense, dove il nobel Carlo Rubbia ha tenuto la lezione magistrale. (vedi in Rassegna Stampa "Chiesa cattolica e scienza. Rubbia all'inaugurazione della Lateranense").
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Intervento conclusivo del Call for Comments "Partecipazione pubblica e governance dell'innovazione"
( 14 Novembre 2003 )
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Al termine della discussione realizzata nell'ambito del Call for Comments "Partecipazione pubblica e governance dell'innovazione" (Una proposta di sperimentazione istituzionale sul tema delle biotecnologie) ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e quanti mi hanno scritto...
... Continua... nello spazio web riservato a questo Call for Comments.
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La Lecture di Bruno Latour e il Call for Comments collegato
( 31 Ottobre 2003 )
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Il 17 novembre, su invito della Fondazione Bassetti e della Scuola di Dottorato di ricerca del Politecnico di Milano, Bruno Latour terrà presso il Politecnico una Lecture sul tema "Assembly or Assemblage? From Politics to Polytechnics".
In vista di questo appuntamento abbiamo aperto un Call for Comments intitolato "No Innovation without Representation (A Parliament of things for the new Technical Democracies)", condotto da Massimiano Bucchi, basato sulla versione ridotta del saggio di Latour "What rules of method for the new socio-scientific experiments?".
Gli interventi del pubblico possono essere sia in inglese che in italiano: nel Call for Comments cliccate su Comments.
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Chiusura del Call for Comments condotto da Giuseppe Pellegrini
( 31 Ottobre 2003 )
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Si chiude oggi il Call for Comments, condotto da Giuseppe Pellegrini, sul Progetto "Partecipazione pubblica e governance dell'innovazione" (una proposta di sperimentazione istituzionale sul tema delle biotecnologie).
Gli intervenuti hanno posto in evidenza diverse facce della questione discussa, cioè le biotecnologie in agricoltura, e molti si sono concentrati su aspetti critici, riconducibili al controllo del consenso, che possono essere insiti in un progetto che ha come obiettivo principale quello di realizzare un'esperienza altamente innovativa di policy, promossa dalla Regione, che coinvolga concretamente varie categorie di soggetti (imprenditori, scienziati, policy makers, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste) interessati a diverso titolo dall'innovazione in campo biotecnologico.
Pellegrini ha sempre accortamente ricondotto il dibattito ad alcuni capisaldi, tra cui --ed è di notevole importanza-- quello normativo. La normativa... questa sconosciuta: quanti possono onestamente dire di conoscere davvero quale sia, avendola letta, l'impostazione regolamentare che il legislatore nazionale e quello sovranazionale danno alla materia discussa nel nostro Call for Comments? Tengo a sottolineae questo aspetto perchè non sono affatto rari i casi in cui vengono fatte campagne "contro" o "pro" qualcosa giovandosi della disinformazione del pubblico. Ora, qui non è certo il caso di fare processi alle intenzioni, ma credo sia un fatto di cui tener conto che l'informazione del cittadino in merito alle regole (attenzione: non parlo del merito delle questioni, ma delle regole già stabilite nelle sedi appropriate) è --come dire-- materia malleabile. Ce lo ha fatto notare uno degli ultimi interventi, quello di Enrico (il quale ha preferito rimanere anonimo).
Pellegrini, che preparerà a breve un testo di chiusura col quale tirerà le fila della nostra iniziativa, fa notare che «come sottolineato da alcuni interventi, la strada della partecipazione non può condurre a forme demagogiche o manipolatorie dei decisori nei confronti dei "governati"». Rispondendo quindi a coloro che si mostrano scettici rispetto ad iniziative di genere partecipativo, egli osserva che i luoghi di dibattito e conoscenza dovrebbero sforzarsi primariamente di creare consapevolezza. Su ogni "fronte" direi, in modo che il clima del dibattito politico risultasse meno compromesso dai pre-concetti e dai pre-giudizi.
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Attivismo politico e ricerca scientifica
( 18 Ottobre 2003 )
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Una rassegna stampa può avere diverse funzioni. Da quella di informare puntualmente quanto su di un determinato argomento viene periodicamente pubblicato, a quella di selezionare alcuni testi che più specificatamente consentono, partendo dalla notizia, di approfondire un determinato tema. Nell'esaminare il rapporto scienza/politica, possono essere presi in considerazione una pluralità di aspetti, che vanno dal discorso metodologico a quello della prassi con cui nel quotidiano si realizza l'incontro-confronto fra ricercatori e politici.
A quest'ultima categoria rimandano due articoli (senza firma), apparsi recentemente su il quotidiano Il Riformista : il 12 settembre con il titolo “Science e Nature sotto accusa per conflitto di interessi" e il 20 settembre “Riviste scientifiche in ecstasy. Troppe pressioni politiche e fame di scoop a tutti i costi”.
Nel primo articolo si parla dell’attività di una organizzazione altisonante, Center for Science in the Public Interest (Cspi), che ha attaccato le riviste Nature e Science in quanto «le loro policies sul conflitto di interessi non sarebbero all'altezza della situazione e non tutti gli articoli pubblicati dalle due riviste scientifiche più influenti del mondo sarebbero corredati dalle opportune postille su eventuali legami fra gli autori e il mondo del business». Se non che, come rileva l’articolista, il Cspi è «diventata famosa per le sue crociate contro quasi tutto ciò che c'è di nuovo (dai soft drink alle patatine fritte), ma per molte di queste campagne ha ricevuto finanziamenti dall'industria».
Il secondo articolo trae lo spunto da un saggio apparso due anni fa su Science in cui si affermava che:«una dose di ecstasy pari a quella assunta in una sola notte di sballo sarebbe bastata a uccidere 2 scimmie su 10 e danneggiare i neuroni che controllano movimenti ed emozioni nelle altre».
L’apocalitticità della tesi aveva destato qualche sospetto negli ambienti scientifici ed infatti l’autore del testo, George Ricaurte della Johns Hopkins University non è più riuscito a riprodurre i propri risultati ed ha inoltre ammesso di avere commesso un grossolano errore a causa di uno scambio di etichette. Lo scoop dello studio ha però dato benzina alla campagna proibizionista aiutando il passaggio del cosiddetto Anti-Rave-Act. In questo come in altri casi analoghi le pressioni politiche e lo scoopismo partoriscono cattiva scienza.
Gli articoli citati possono essere letti in Rassegna stampa Fondazione Bassetti
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Biotecnologie e forme di partecipazione del pubblico in processi di governance: Progetti
( 7 Ottobre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
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From: Simona Di Loreto
Date: Sat, 27 Sep 2003 09:05:42 +0200
Subject: info
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Sono una borsista del progetto Bionovum e vorrei gentilmente avere conoscenza di alcune esperienze precedenti relative a progetti di biotecnologia in italia.
in attesa, ringrazio
simona di loreto
---- Risposta ----
From: Giuseppe Pellegrini
To: Simona Di Loreto
Date: Saturday, September 27, 2003 2:34 PM
Subject: Re: info
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Gentile Dottoressa,
Per il progetto Osserva3 si veda, in questo sito, la segnalazione del 31 gennaio 2003 L'esperienza di Casalino è stata ampiamenta trattata e discussa in questo sito tra dicembre 2002 e gennaio 2003
attualmente, per quanto è a nostra conoscenza, non sono attivi in Italia progetti riguardanti le biotecnologie e forme di partecipazione di pubblico in processi di governance. Le segnalo due esperienze: una riguarda il progetto OSSERVA3 dell'Istituto Agrario di S. Michele all'Adige (i dati dovrebbero essere disponibili al sito dell'Istituto) e un'altra è l'esperienza di Casalino di cui trova documentazione nel sito www.observanet.it.
La ringrazio della cortese richiesta. Se vuole può mandarmi informazioni circa il progetto in cui è impegnata, sarebbe utile per uno scambio di notizie sulle varie attività in corso nel nostro paese. La invito inoltre - se lo ritiene opportuno - ad intervenire al forum di discussione attivato nel sito della Fondazione Bassetti.
Colgo l'occasione per salutarla con viva cordialità
Giuseppe Pellegrini
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Inizia oggi un Call for Comments sul Progetto "Partecipazione pubblica e governance dell'innovazione"
( 18 Settembre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
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Vi chiediamo di metterci al corrente delle vostre osservazioni, dubbi e suggerimenti sull'argomento e sui quesiti presentati da Giuseppe Pellegrini nel suo intervento introduttivo del dibattito, da lui moderato, che si svilupperà fino alla fine di ottobre.
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Scientific governance: quale ruolo dovrebbero avere gli esperti scientifici nella formazione delle decisioni politiche? [5 July 2005] (translated into English )
Scientific governance: What role should scientific experts play in the formation of political decisions?
( 16 Settembre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
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In English Le decisioni politiche non possono trovare un fondamento nella scienza.
Questa è, in estrema sintesi, la posizione di Jacques Testart. Possiamo leggere la sua argomentazione nell'articolo "Gli esperti, la scienza e la legge", pubblicato da Le monde diplomatique nel settembre 2000. La posizione di Testart è radicata nella tesi, di ordine epistemologico, che riguarda la valutazione delle conseguenze delle applicazioni concrete di una ricerca scientifica e il medesimo fondamento epistemologico è alla base della sua critica al Principio di precauzione.
Egli sostiene che occorre sforzarsi di tenere separato il piano etico di un giudizio da quello politico e da quello scientifico e, nel dirlo, sembra auspicare un presa di coscienza che privilegi quello che Hans Jonas chiamava "Principio di responsabilità", in quanto questo sarebbe fondato su una limpida posizione etica.
Il Principio di precauzione in questo sito: nel Percorso ad hoc e a pagina 6 degli Argomenti, dove si trova l' intervista di Margherita Fronte a Paolo Vineis
Se Jonas ammetteva, tra le soluzioni etiche, l'abbandono puro e semplice di un progetto, secondo Testart il Principio di precauzione porterebbe piuttosto a soluzioni di compromesso. La sua refrattarietà verso le decisioni presentate al pubblico come frutto di razionalità scientifica, e quindi "giuste", egli la esprime proprio nella critica a questo Principio, a questa linea di condotta politica che ripone pur sempre grande fiducia nella razionalità scientifica.
Aggiornamento del 25 settembre 2003
Su Jacquest Testart c'è anche un Percorso
A Testart delle decisioni politiche interessa il metodo prima ancora del contenuto e sostiene che, prima di tutto, una valutazione di ordine scientifico non deve essere mai confusa con una di tipo politico o con un giudizio etico. Per tale motivo egli ritiene sia necessario «rafforzare le procedure di informazione, consultazione e trattativa che garantiscono il funzionamento democratico delle nostre istituzioni» e ricorda come, in merito alla legittimazione delle decisioni, Michel Callon insista sull'importanza di mobilitare le conoscenze dei profani.
Dunque, il punto cruciale su cui verte l'argomentare di Testart è la legittimazione delle decisioni nell'ambito di quella che viene indicata come "scientific governance" e pertanto il suo impegno (politico) è disvelarne i fondamenti.
Di "scientific governance" parla appunto il recente articolo di Riccardo Viale, già presente nella nostra Rassegna stampa. E' opportuno soffermare l'attenzione anche su un suo precedente articolo, in cui egli forniva una chiara definizione di "scientific governance" e illustrava la funzione dell'epistemologia sociale. Una duplice funzione: valutativa e prescrittiva e questa seconda è, a suo avviso, motivo del ruolo fondativo per la Politica della scienza che all'epistemologia sociale dovrebbe essere riconosciuto.
La posizione di Viale è stata in questo sito già oggetto di discussione nel febbraio del 2001, quando alla proposta di lettura di quell'articolo seguirono due commenti, mentre in un terzo vennero fatti alcuni distinguo con riferimento specifico al campo delle biotecnololgie. Viale, in quell'articolo, prendeva spunto dalla decisione dell'allora ministro dell'Ambiente Pecoraro-Scanio di modificare in modo molto restrittivo la soglia massima di esposizione all'elettrosmog. Le domande a cui intendeva rispondere erano le seguenti. - Quale ruolo devono avere gli esperti scientifici nella formazione delle decisioni pubbliche in varie materie, dalla salute all'ambiente, alla sicurezza tecnologica?
- Secondo quali criteri i membri di una data società, ed in particolare delle sue istituzioni, devono promuovere, valutare ed utilizzare la conoscenza scientifica?
- La scelta delle sorgenti di conoscenza e le modalità di produzione della stessa dovrebbero essere guidate da ragioni di natura sociale e culturale? In altre parole: è giusto non riconoscere il primato della razionalità scientifica?
In particolare Viale si soffermava sull'epistemologia sociale di Alvin Goldman (che sembra apprezzare), per cui scopo della scienza, ma anche del sapere empirico dell'uomo della strada, è di fornire attendibili rappresentazioni del mondo.
Il dibattito sul Principio di precauzione nel nostro forum in quel periodo (anni 2000 - 2001)
A parere di Corrado Roversi «l'inesistenza di una evidenza scientifica sulla presunta nocività di alcune tecniche-prodotti non è affatto, nè sarà mai, un'evidenza sulla loro non-nocività». Gian Maria Borrello, a sua volta, pur apprezzando l'articolo di Viale, ne criticava quella che riteneva una lettura impropria della funzione del Principio di precauzione, perché «il ricorso al Principio si inscrive, in definitiva, in un quadro generale di analisi del rischio, che comprende, oltre alla valutazione del rischio, la sua gestione e comunicazione». Andrea Amato, infine, proponeva di riportare al centro della riflessione i fini etici della ricerca.
Il dibattito più recente (dicembre 2002 - gennaio 2003):
Forum dedicato a "Esperimenti & Democrazia: il riso transgenico di Casalino"
(il rapporto fra scienziati ed opinione pubblica e il ruolo delle pubbliche amministrazioni nel porsi come tramite fra le esigenze della ricerca innovativa e le aspettative, in termini di informazione e di sicurezza, dei cittadini)
In English Political decisions can have no foundation in science.
This, in a nutshell, is the position of Jacques Testart. We can read his arguments in the article on "Expert, Science and Law", published in Le monde diplomatique in September 2004. Testart's position is rooted in an epistemological proposition concerning an evaluation of the consequences of the actual application of scientific research; the same epistemological argument also underlies his critique of the Precautionary Principle.
Testart maintains that we need to make a determined effort to keep the ethical aspect of judgements separate from the political and scientific aspects. In saying this, he seems to be calling for the adoption of an informed stance that favours what Hans Jonas called the "Responsibility Principle", since this is assumed to be based on a clear ethical position.
While Jonas included purely and simply abandoning a project as one of a range of possible ethical solutions, according to Testart the Precautionary Principle would lead, rather, to compromise solutions. He expresses his refractory attitude to decisions presented to the public as being the fruit of scientific rationality, and therefore "right", in his critique of the Principle and of this line of political conduct that continues to place great faith in scientific rationality
With respect to political decisions, Testart is interested more in method than in content. He asserts first and foremost that scientific evaluations must never be confused with political ones or with ethical judgements. For this reason, he maintains that it is necessary to "reinforce the information, consultation and negotiation procedures that guarantee the democratic functioning of our institutions" and recalls how, with respect to the legitimisation of decisions, Michel Callon insists on the importance of bringing the knowledge of the "uninitiated" into play.
So, the crux of Testart's argument is the legitimisation of decisions in the context of what is called "scientific governance"; his (political) commitment is therefore to reveal the foundations on which they are based
The recent article by Riccardo Viale, which was presented in our Rassegna stampa (press review)), also speaks of "scientific governance". It might be timely here also to consider one of his previous articles, in which he provided a clear definition of "scientific governance" and illustrated the function of social epistemology. This is a double function, both evaluational and prescriptive, the second of these explaining, in his opinion, the fundamental role which social epistemology should be acknowledged as playing in establishing the Politics of Science.
Viale's position had already been discussed in this site, in February 2001, when our "signpost" to the article in question was followed by two comments, plus a third that made some distinctions specifically referring to the field of biotechnology. In his article, Viale took as his starting point the decision by Pecoraro-Scanio, at that time the Environment Minister, to introduce some very tight restrictions to the ceiling on electrosmog exposure levels. The questions he was seeking to respond to were the following: - What role should scientific experts play in the formation of public decisions in matters ranging from health, to the environment, to technological safety?
- Which criteria should the members of a given society, and in particular its institutions, follow in promoting, evaluating and using scientific knowledge?
- Should the choice of sources of knowledge and the means of producing that knowledge be guided by social and cultural considerations? In other words, is it right not to recognise the primacy of scientific rationality?
Viale devoted particular attention to the theory of social epistemology espoused by Alvin Goldman (whom he seems to rate highly). According to this theory, the aim of science, but also of the empirical knowledge of the man in the street, is to provide reliable representations of the world.
The debate about the Precautionary principle developed in this site between 2000 and 2001
In Corrado Roversi's opinion "the absence of scientific evidence of the presumed harmful effects of certain techniques or products is in no way, and never will be, evidence of their non-harmfulness". Gian Maria Borrello, in turn, while appreciating Viale's article, criticised what he considered to be an incorrect reading of the function of the Precautionary Principle, because "recourse to the Principle should be viewed, ultimately, in a general framework of risk analysis that includes not just an assessment of the risk but also its management and communication". And finally, Andrea Amato proposed that the ethical goals of research should be restored to their central place in the debate.
The most recent debate (December 2002 - January 2003):
Forum on Experiments and Democracy: the transgenic rice of Casalino"
(the relationship between scientists and public opinion and the role of government in acting as intermediary between the needs of innovative research and the public's expectations in terms of information, security and safety).
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La scienza davanti ai giudici
( 16 Settembre 2003 )
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Il rapporto tra la scienza e la società è l'area tematica entro cui potrebbe essere collocato il libro di Sheila Jasanoff "Science at the bar" di cui parlo nell'item "Per una maggior democrazia della scienza ?" della Rassegna stampa.
Il libro prende in esame il Diritto dei giudici, perché in tempi non recentissimi essi sono chiamati ad esprimersi sulle conseguenze della scienza nella vita civile, come nei casi del riconoscimento di paternità nelle pratiche di fecondazione assistita attuate dopo la morte del donatore, oppure quando il giudice è chiamato a riconoscere la brevettibilità di un gene. Inoltre, quando il giudizio degli esperti non è univoco, il giudice è oggi chiamato a decidere quale sia la "vera scienza".
Nel libro della Jasanoff leggiamo delle considerazioni che probabilmente non possono essere immediatamente trasposte al di fuori della realtà del diritto anglosassone ("case law"), tuttavia è interessante sottolineare come Negrotti, che lo ha recensito per Avvenire, ponga l'accento sull'aspetto politico della questione sottostante all'analisi della Jasanoff, e cioè il tormentato rapporto tra la libertà della ricerca scientifica e la necessità di applicare dei criteri di attribuzione della responsabilità per le conseguenze negative della scienza applicata che siano democraticamente condivisi. Questo è un concetto che, in estrema sintesi, può essere racchiuso nell'espressione "Scienza e Democrazia".
Di questo si è discusso, in questo sito, anche qualche mese fa: si veda la voce "Scienza, politica e società" nell'Indice degli Argomenti.
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Interfaces between Science & Society
( 16 Settembre 2003 )
( scritto da
Redazione FGB
)
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
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From: Bruna De Marchi
Date: Tue, 29 Jul 2003 11:09:58 +0200
Subject: For your knowledge - per conoscenza
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See in attachment [Ndr: click below on "Continua"] a story published by the Independent
On other matter.
Visit the website of the conference below
International Workshop
"Interfaces between Science & Society"
Milan (Italy), 27-28 November 2003
http://alba.jrc.it/interfaces/
Note by the editor:
In recent years science has come down from its academic ivory tower, and is now managed as a producer of intellectual property in a marketplace of corporate customers. There is another transformation, where science related to public policy has been brought into the forum of debate among concerned citizens. The first development has led to the industrialisation of the research enterprise. The second has led to the engagement of the public in the assessment of the relevant knowledge and the governance of its production.
It is now appreciated that in a fully democratic society, science must submit to public scrutiny and participation in the appropriate ways. The task of this workshop will be to explore the implications of this new extension of democracy. The variety of interfaces between science and society will be explored, so that guidance on best practice in each area can be achieved.
In every area, the workshop will be encouraged to a rounded view of the issues. Thus, while reviewing positive accomplishments and prospects for further progress, the discussion should include difficulties, disadvantages and dangers of such developments. In this way the workshop should contribute to enrichment and deepening of our understanding of these important new trends in the social relations of science.
[from http://alba.jrc.it/interfaces/]
Best to all
Bruna
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The GM plot: Scientist tried to sabotage work of top academic who is a sceptic, by
Michael McCarthy, Environment Editor
Independent News : UK, 26 July 2003,
http://news.independent.co.uk/uk/environment/story.jsp?story=427631
Secret moves were made by a senior pro-GM scientist to sabotage the career of another
academic who was sceptical about GM crops and food, it was alleged yesterday.
The pro-GM scientist tried to get the sceptic, Andrew Stirling from Sussex University,
dropped from a research project by approaching the projects funders and rubbishing
Dr Stirlings work. He failed, and Dr Stirling was later informed of the approach.
The source of the allegation was remarkable. It came from the website of the
governments official GM science review, in minutes endorsed by the review chairman
and the Governments chief scientific adviser, Professor Sir David King.
The accusation is one of the most serious in the past five years of bitter public and
scientific disputes about genetically modified organisms. It has sometimes been suggested
that pressure has been brought to bear on GM sceptics to moderate their views, by senior
GM-supporting scientists.
The fact that Sir David takes the new allegation seriously gives it added force.
Dr Stirling, 42, an expert on risk assessment at Sussexs science policy research
unit, is a member of the GM science review panel. The panel published a report earlier
this week which concluded that GM foods posed little risk to human health but warned that
GM crops posed potentially serious risks for wildlife.
Dr Stirling was appointed on the recommendation of environmental and organic-farming
pressure groups. The panel of 24 scientists and policy advisers includes members from both
sides of the debate and others who could be described as neutrals. Their report, however,
was unanimous.
The name of the man who allegedly attempted to damage Dr Stirlings career has not
been made public - although it is known that he is not a member of the review panel - and
yesterday Dr Stirling refused to disclose it.
But he did say the person concerned, who had not approached or threatened him directly,
had made a clandestine approach to a "senior official of a major research-funding
body".
He told The Independent: "It was an approach in which my research was
disparaged in strong terms and my professional standing was undermined. And this was
because of the sceptical position I was taking on the science review panel."
When he learnt of the approach, he thought it should be made public and accordingly
informed Sir David before the panels last meeting on 24 June. Sir David then
informed the other panel members during the meeting.
Dr Stirling said: "This type of thing threatens to undermine the whole science
advice process, and I hope that the public attention may help deter this type of pressure
in future. As far as I am concerned, this particular attempt to exercise pressure has
failed. It has been dealt with in the right way and it is time to move on."
But the sober language of the minutes published yesterday only serves to reinforce the
dramatic nature of the allegation. The minutes state that the panel "depended
fundamentally for its success on members being able to contribute in good faith, without
fears that clandestine attempts may be made to undermine their research, their
professional standing or their funding.
"The cumulative effect of such fears might easily serve to suppress open
discussion, reasoned argument and substantive criticism of the kind whose importance the
chairman had many times emphasised. Ultimately, such behaviour by individuals in
privileged academic or regulatory positions threatened seriously to compromise the
credibility and proper functioning of the science advice system. The panel strongly
endorsed this.
"The chairman added that he understood from Dr Stirling that someone with an
association with the Science Review had not been acting in this spirit and that if this
was the case the chair deplored it. The panel concurred."
The minutes give several clues as to the person at the centre of the allegation,
suggesting the person is in a "privileged academic or regulatory position" and
has an "association" with the GM science review. This implies a senior pro-GM
scientist, perhaps involved in regulation of GM crops and foods.
Dr Stirling sent a letter to Sir David in which he gave further details of the incident
and its alleged perpetrator, although not naming him.
It was thought that the letter would be published alongside the minutes but it was
omitted on the advice of government lawyers.
Sir David said last night: "I strongly abhor any attempt, which may have been made
to undermine Dr Andrew Stirlings professional standing.
"Together with others, Dr Stirling made an important contribution to the work of
the panel, not least in the structured way in which we addressed the issues.
"He ensured that each issue was carefully and methodically considered. I have the
highest respect for him, and indeed have expressed this to him on several occasions before
he raised this issue with me.
"The panels deliberations were based on scientific evidence. No single
individual or view was allowed to exert undue influence, or was ignored.
"Conclusions were reached by valid scientific argument and an evidence-based
approach, properly accounting for uncertainties and gaps in knowledge.
"This produced an honest and unbiased report whose findings should be judged on
their merits."
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Le innovazioni non riuscite
( 16 Settembre 2003 )
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L'esperienza ci insegna che molte volte impariamo più dagli insuccessi che dai successi. Così lo studio di quelle innovazioni che, nonostante i più favorevoli presupposti tecnici e funzionali, non sono riuscite a decollare, ci permette di cogliere con più precisione la connessione fra innovazione e società.
Il tema delle innovazioni non riuscite, e delle ragioni sociali che ne hanno impedito il successo, è al centro del libro di Nicola Nosengo, giornalista scientifico, "L'estinzione dei tecnosauri. Storie di tecnologie che non ce l'hanno fatta" (Editore Sironi, 2003), vedi in Rassegna stampa FGB "Le ragioni sociali della fine dei tecnosauri".
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La scienza a teatro
( 15 Settembre 2003 )
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Heisenberg e Bohr... sullo sfondo: il fungo atomico
A Modena, al teatro Storchi, lo spettacolo teatrale "Copenhagen", è stato lo spunto per una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Pietro Greco e Sylvie Coyaud, giornalisti scientifici, Giovanni Battimelli dell’Università "La Sapienza" di Roma e Stefano Ossicini, dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Michela Bertolani ha scritto per il magazine online ReS un bell'articolo che ne fa egregiamente un sunto e che mostra una linea di congiunzione tra alcune tematiche che, peraltro, sono trattate con un certo rilievo anche in questo sito. L'articolo parla di responsabilità sociale dello scienziato, di brevettabilità degli organismi viventi, di conflitto di interessi dello scienziato e quindi del rapporto tra scienza e finanziamenti con sullo sfondo il mercato.
«Molti scienziati oggi si trovano a fare i conti con la responsabilità individuale e collettiva che sentono di fronte al potere economico, politico e militare. Negli statuti di molte università europee ci sono clausole per cui non si accettano fondi destinati a ricerche a scopo bellico. Negli Stati Uniti invece alcune università non accettano più finanziamenti dalle compagnie del tabacco.»
Una curiosità: che cosa c'entra la Fiat "Topolino" con Enrico Fermi? Scopritelo leggendo l'articolo su ReS.
Sempre su "Copenhagen" è uscito un articolo di Corrado Colorno pubblicato nel magazine online Golem. Colorno parla anche del "Prometeo" di Eschilo, diretto da Luca Ronconi, e di "Infinities", dell'astrofisico John Barrow.
«Il titano è il pròtos euretès dello strumento che permette agli uomini di sopravvivere, di non soccombere alla ferinità del mondo, di avere una luce che illumina la strada: Prometeo ha fatto agli uomini dono del fuoco, dal quale deriva ogni scoperta: è il principio stesso del progresso. Dalla cottura del cibo alla forgiatura del metallo, per utensili e arnesi e anche per leggere il mondo e il cosmo, fino alla costruzione di armi.
È la radice stessa della scienza come téchne, tecnica, arte pratica, e Prometeo è come fosse il primo scienziato, colui che conosce prima, il preveggente che domanda e indaga e per il dono che fa loro decide il destino degli umani.»
«In cinque stanze o sezioni si rappresenta l'infinito dalla prospettiva della matematica, provando a misurarsi con concetti inusuali, cui lo spettatore comune è assai poco avvezzo. La difficoltà della materia nello spettatore è la stessa che riconosce in sé il regista, che affronta il testo da non-matematico, ma da teatrante con l'intento di verificare come le strutture teatrali reagiscano diventando contenitori di teoria, sopportando una materia non teatrale e forse (su questo si scommette) anche anti-teatrale.»
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