Come la robotica sta cambiando le nostre vite? E come il design sta cambiando la robotica?
È proprio per rispondere a queste domande che il Vitra Design Museum di Basilea ha inaugurato lo scorso 10 febbraio la mostra “Hello, Robot, Design between Human and Machine“, dedicata al mondo della robotica e, più in particolare, all’esplorazione del ruolo del design nella mediazione tra l’uomo e la macchina. Se un tempo, infatti, la robotica era perlopiù dominio di ingegneri e informatici, oggi, con la digitalizzazione, tra i principali attori dell’innovazione in questo settore sono entrati a pieno titolo anche i designer, decisivi nella progettazione dell’interfaccia uomo-macchina, così come nell’incontro tra discipline e, quindi, protagonisti nel determinare in nostro rapporto con i robot.
Non deve stupire quindi che sia proprio un campus nato per il design a mettere in mostra la robotica, ponendo al centro della scena anche le questioni etiche, sociali e politiche ad essa collegate. Siamo nel bel mezzo di un boom. A dirlo non sono è solo la realtà in cui viviamo, sempre più costellata, tanto per fare qualche esempio, di macchine di precisione automatizzate, dell’internet of things, di assistenti digitali. A confermare l’esplosione del settore, sono anche i megatrend descritti da centri specializzati nello studio del futuro, come il Copenhagen Institute for Future Studies, così come la nuova attenzione del legislatore comunitario. Non è un caso, infatti, che i robot siano approdati al Parlamento Europeo proprio lo scorso 13 febbraio, quando è stata discussa la stesura di un impianto normativo sull’argomento (qui l’articolo di Angela Simone sulle tappe che hanno preceduto il dibattito parlamentare).
Ed è proprio dalla necessità di creare un dibattito sul rapporto tra macchina, individui e società, che è nata l’idea di Amelie Klein, curatrice della mostra del Vitra Design Museum. Come lei stessa ha spiegato, le attitudini delle persone nei confronti della robotica sono molto polarizzate: da un lato i robot-entusiasti, “convinti che le macchine ci salveranno da tutti i mali” e dalla parte opposta i robot-catastrofisti, che vedono nelle macchine la fine dell’umanità. “Nel mezzo – ha spiegato la curatrice – non c’è molto. Eppure ci sono ragioni sia per essere ottimisti, sia per essere intimoriti“. Da qui l’esigenza di instaurare un dialogo, perché “non si tratta di dire ‘sì O no’ ai robot, quanto se mai di dire ‘sì E no’“. E di ragionare collettivamente sulle opportunità e sulle sfide, sui bisogni e sulle preoccupazioni legati alla robotica.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con il MAK di Vienna e il Design Museum di Gent, è suddivisa in 4 sezioni transdisciplinari – Science and Fiction, Programmed to Work, Friend and Helper, Becoming One – e si articola secondo un percorso tracciato da 14 domande.
1. Have you ever met a Robot?
2. What was your first experience with a Robot?
3. Do we really need Robots?
4. Are Robots our friends or our enemies?
5. Do you trust Robots?
6. Could a Robot do your job?
7. Do you want to become a producer yourself?
8. How much do you want to rely on smart helpers?
9. How do you feel about objects having feelings?
10. Do you believe in the death and rebirth of things?
11. Do you want a Robot to take care of you?
12. Do you want to become better than nature intended?
13. Are Robots advancing evolution?
14. Would you live in a Robot?
Tra i robot che danno corpo a questi interrogativi, c’era anche una vecchia conoscenza della Fondazione Bassetti: Paro, la foca-robot utilizzata in ambito psicoterapeutico di cui parlammo in The mechanization of Empathy in Health Care).
Complessivamente, Hello Robot espone 150 oggetti di design e di arte: da C1-P8, il robot di guerre stellari, ad api meccaniche impollinatrici, da esoscheletri automatizzati a robot per l’allattamento.
La sensazione, uscendo dalla mostra, è che il dibattito sulla robotica sia piuttosto urgente (ne parlammo con Fiorella Operto nel 2004 e nel 2008): il sistema in cui viviamo è già in parte robotizzato e la tecnologia è pronta. E noi? Siamo pronti? Perché è a partire da queste prime fasi del processo innovativo che disegneremo il futuro della robotica. Parafrasando le parole del MAK di Vienna e del Design Museum di Gent, Hello Robot è anche un’occasione per interrogarsi sul ruolo dei musei: l’obiettivo non è solo mettere in luce le tecnologie emergenti, ma anche riflettere su come svilupparle, introdurle e usarle responsabilmente, incoraggiando il dibattito tra gli attori dell’innovazione. Per questo ‘Hello Robot’ è pensata per esporre oggetti, interagire con i visitatori e porre loro delle domande. Per avviare una discussione che ci aiuti a mettere a fuoco, oltre agli oggetti, anche i processi dell’innovazione.
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