Massimo Bartoli, che nel suo blog raccoglieva, insieme anche a Gian Maria Borrello, molte notizie legate alle frontiere tecnologie e alle loro ricadute verso gli argomenti cari alla FGB, nel dicembre del 2005 inserì un post dal titolo “Blade Runner“.
Il nomignolo, oltre a ricordare il famoso film di Ridley Scott, letteralmente può significare “corridore su lame”. E le lame di cui si parla sono le protesi di Oscar Pistorius, che aggiunte alla sua straordinaria capacità sportiva, spalancano la porta a visioni del futuro e mettono in crisi le concezioni e le regole che reggono il sistema di selezione dello sport attuale.
Se si legge il post di Bartoli si capisce quanto le discussioni che animano le pagine dei giornali in questi giorni fossero sia prevedibili che attese: le intenzioni di Pistorius sono quelle di sfidare i corridori normodotati, possibilmente alle Olimpiadi di Pechino del 2008.
Le prestazioni di Pistorius mettono in crisi il concetto del rapporto tra capacità naturale e tecnologia, chiamano in causa il confine tra ciò che si può considerare doping e quel che invece viene accettato come messa in gioco di proprie capacità. Se inoltre si pensa a quanta forza d’animo deve avere un atleta per raggiungere simili risultati, anche il confine tra corpo e parte meccanica passa su un piano differente.
I 400 metri di Pistorius al Golden Gala di Roma sono al vaglio per accertare quali differenze possono esserci tra le possibilità dei normodotati e quelle di chi invece deve utilizzare delle protesi: le critiche sostengono che nell’ultima fase della corsa, mentre le gambe dei corridori accusano la fatica del tragitto percorso, le lame in fibra di carbonio di Pistorius non subiscono variazioni nella loro resa.
Ci troviamo così di fronte ad un capovolgimento di situazione, dove lo svantaggiato è chi possiede ambedue le gambe. Se poi aggiungiamo che spesso lo sport è un mezzo per immaginare il futuro, si prefigurano possibilità, non solo per i disabili, di integrazione bionica al corpo dell’uomo in tutte le sue mansioni.
Il caso di Pistorius infatti non è isolato: “il migliore arciere del mondo? Un non vedente. Il miglior ciclista? Un amputato totale di gambe. La migliore golfista? Una atleta completamente amputata di braccio. Non sono fantasie. La tecnologia applicata allo sport abbatterà le differenze. Cambiano le prospettive. La scienza ribalta i luoghi comuni.” Così apre l’articolo “Tutti dietro a Pistorius. Simbolo del futuro” di Claudio Arrigoni sul Corriere della Sera del 17 luglio 2007.
Si legga anche nel sito della Gazzetta dello Sport, l’intervista di Gennaro Bozza a Pistorius, in cui si mette in risalto come il fatto di utilizzare delle protesi straordinarie non elimini lo sforzo atletico: “…devo prima pensare a mettere bene la lama a terra, piatta, poi a inclinare il corpo, altrimenti cado. E devo farlo a ogni passo, cercando di mantenere un’azione fluida…”
Su You Tube il filmato della corsa 400 metri B del Golden Gala di Roma (clicca sul triangolo per vederlo):