In una luce abbagliante, un uomo siede davanti a un computer. Sotto alla giacca ha la camicia quasi del tutto sbottonata. La temperatura dell’aria è altissima.
Chiama senza alzare la voce, come se la persona chiamata fosse lì a pochi passi:
C. Gennaro
Entra un uomo in giacca e cravatta, fradicio di sudore ma impeccabile nel vestito.
G. Eccomi capo.
C. Ho preparato un documento per l’ufficio 135.
G. Sono qui per lei, capo.
C. Sai dov’è?
G. Si certo, superata la cintura dei quattro corridoi, si scende…
C. Potrebbe anche essere sulla luna, l’importante è che tu sappia dov’è, e che ci vada in fretta.
Capo porge un foglio piegato a Gennaro.
G. Certo.
C. Urgente e di massima importanza!
G. Con me sta tranquillo.
Gennaro si volta, sta per andarsene ma viene fermato.
C. Gennaro!
G. Si, capo?
C. …
G. Dica pure.
C. Avvicinati.
G. Si capo (fa un passo).
C. “In questi corridoi, cammino cieco e sento un profumo. E’ il tuo, dolce Rosa, fiore sempre sbocciato”…
G. Dice a me?
C. Ma… no no… e che…
G. …
C. No, vai pure, corri!
Gennaro si volta, sta per andarsene ma viene ancora fermato.
C. Gennaro…
G. Si, capo?
C. Cosa te ne pare?
G. Di cosa?
C. Di quel che ti ho letto.
G. …
C. Non è un documento è una lettera!
G. Ah…
C. …
G. …
C. Allora?
G. Capo, lei è innamorato?
C. …
G. …
C. Si, Gennaro.
G. … bella
C. Si, è bella
G. Intendevo la frase
C. … Gennaro, leggi tutta la lettera e dammi qualche consiglio!
G. …
C. Io di queste cose non sono pratico, capisci? E tu mi conosci ormai da un paio di legislature…
Gennaro si avvicina, Capo lo fa sedere sulla sedia. Gennaro legge.
G. Riguardo all’articolo 9 del…
C. No, ma no, quello è il documento! Aspetta…
Si scambiano ancora di posto. Capo, con incertezza e nervosamente, schiaccia un po’ di tasti.
C. Fa così caldo che ci si scottano le dita.
G. …
C. Facciamo così, la stampo così la leggi con calma.
Tira su il foglio già stampato. Si scambiano ancora di posto: Gennaro si siede. Legge a bassa voce.
G. …
C. …
G. Capo, è bellissima.
C. La conosci?
G. No, dico, la lettera.
C. Si?
G. Capo, lei è un poeta.
C. …
G. …
C. (quasi commosso) Grazie. Me lo sentivo.
G. La spedisca subito, così riuscirà a leggerla prima della pausa.
C. Dici?
G. Sicuro, meglio così: dopo la pausa la posta rimane sempre in attesa…
C. Vero!
Si scambiano ancora di posto. Capo schiaccia nervosamente alcuni tasti.
Il documento e la lettera prendono fuoco.
G. Ma!
C. In quest’ufficio con questo caldo succede spesso così. Tutto scotta.
G. Il documento!
C. Non fa nulla, te lo ristampo.
Capo schiaccia nervosamente alcuni tasti. Tira fuori il foglio già stampato e lo porge a Gennaro.
C. Ora vai Gennaro, il documento è urgente… e della massima importanza!
Gennaro riprende il foglio dal tavolo ed esce.
Capo si mette a fissare il vuoto sopra lo schermo. Dopo poco si sente un suono provenire dal computer.
C. La posta… vediamo un po’ cosa è arrivato… Confermata la ricezione?
Capo si alza d’improvviso in piedi.
C. Ho inviato il documento con la posta elettronica!
Altro suono dal computer. Capo legge e si siede stupefatto. Si toglie la giacca. Rimane con lo sguardo nel vuoto.
Dopo poco si sente bussare.
C. S-si?
G. (entrando affannato) Sono io, Gennaro.
C. …
G. (con evidente soddisfazione) Mi ero scordato il numero della stanza così mi sono permesso di leggere l’intestazione…
C. …
G. La dottoressa la conoscevo così il documento gliel’ho dato di persona.
C. …
G. Quando ha scorto di cosa si trattava mi ha detto di fermarmi un attimo, ha letto velocemente, ha preso un foglietto, ci ha scritto qualcosa e mi ha detto di portarglielo… di corsa, urgentissimo.
C. …
G. Eccolo.
Gli porge un bigliettino piegato in quattro. Capo guarda Gennaro ancora con lo sguardo vacuo. Prende meccanicamente il foglietto.
G. Spero non si tratti di fare una variazione dei dati, perché nell’ufficio della dottoressa l’apparecchio dell’aria condizionata è rotto e…
C. …
G. (poco convinto, accorgendosi dello strano comportamento di Capo) Ma se abbisogna, ci torno subito però…
Capo apre il foglietto come quando un giocatore di poker guarda le carte che gli hanno appena servito.
La sua espressione diventa fra lo stupito e l’estrema contentezza. Ansima, non si sa se per il caldo o per l’emozione.
C. Gennaro…
G. Si, capo.
C. Hai consegnato la lettera.
G. Quale lettera? No capo, il documento per la dottoressa che Lei…
C. No. Io ho inviato il documento, tu hai portato la lettera!
G. S-sono mortificato. Non so come io possa aver fatto una simile cosa!
C. E’ fantastico!
G. …
C. Abbiamo scambiato i due fogli!
G. …
C. Per la consegna celere di quel documento ho ricevuto un elogio, forse aprirà la strada per una proposta di cambio mansione, una più importante…
G. …
C. … e la dottoressa, la mia cara Rosa, mi ha risposto SI! Siiii!
G. E’ terribile!
C. No, non capisci? Non avevo mai provato a spedire i documenti per posta elettronica, con le certificazioni e la firma e tutte quelle incomprensibili cose che… che…
G. …
C. Non so come ho fatto tutto, forse è automatico, fatto sta che è andata, è facile e veloce , la mia Rosa, così colpita che non gli mandassi una lettera per posta ma consegnata a mano… la mia Rosa è felice!
Gennaro si siede per terra.
G. E’ terribile.
C. … e sono felice anch’io, Gennaro! Amico mio!
G. E’ terribile.
C. Ah, Gennaro compagno di tutte queste giornate, mio unico confidente, l’unico che non avrebbe mai osato colpirmi alle spalle! Gennaro…
G. E’ terribile.
C. Gennaro.
G. …
C. …
G. Terribile.
C. Si Gennaro, è terribile… ora mi rendo conto…
G. …
C. … non mi servi più.
Anche Capo si siede per terra.
Il cestino prende fuoco.
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L’incontro con Lucio Stanca per LabInRes si è rivelato piuttosto interessante per molti aspetti. A me ha fatto particolare impressione la visione dei “camminatori” ancora presenti nei corridoi dei Ministeri.
“Possiamo fare tutte le innovazioni che vogliamo sul fronte tecnologico, ma se queste non sono accompagnate da una grande innovazione della gestione delle risorse umane non andiamo da nessuna parte. Anzi, sprechiamo tempo e risorse. Vi faccio un solo esempio: nei Ministeri ci sono ancora i “camminatori”, anche se oggi vengono chiamati “personale di anticamera”. Il loro compito è di prendere un fascicolo da un ufficio, percorrere gli infiniti corridoi dei Ministeri e portarlo in un altro ufficio. E questo nell’era della comunicazione elettronica! Noi abbiamo ancora migliaia di persone che come mansione fanno i “camminatori”, cioè spostano le pratiche da un ufficio all’altro. Ma se mai noi introducessimo la comunicazione elettronica, si porrebbe il problema di riqualificare queste persone, quindi dovremmo affrontare un problema di mobilità funzionale, di riqualificazione, di riassegnazione di compiti. Questo richiede flessibilità e voi sapete benissimo che invece ci troviamo di fronte ad una rigidità assoluta della pubblica amministrazione.” Sen. Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie 2001-2006, Milano, 10-06-2007
Si trova troppo poco on line su queste figure meravigliose, quasi degli aiutanti magici o dei folletti dispettosi dello Stato. Ne traccia un ritratto come di specie in via di estinzione A.P. in Centonove on line, settimanale regionale di politica cultura ed economia con l’articolo “Regione, la fine dei camminatori” (Palermo, 22 febbraio 2002).
Se volete trovare dei numeri (impressionanti) dovete cercare non “camminatori” ma “personale di anticamera” (che mi pare una etichetta azzeccata).
Nel mio dialogo ho cercato di dare anima non solo a loro ma anche a quei dirigenti che in realtà dei camminatori si servono “per umanità”: perché, almeno qui in Italia, mi sembra che aggiornarsi nelle abitudini quotidiane sia più difficile che aggiornare le proprie conoscenze; sembra che rimanga meno spazio alla “gestione” personale delle cose come ad esempio poter decidere se una pratica debba spostarsi velocemente o lentamente, sembra infine che il rapporto umano non sia sostituibile con una procedura informatica… (eh eh, il difetto è pensare che sia una sostituzione).
Chiari scuri inquietanti, potere e sentimento.
I camminatori sono anche quelli che hanno la conoscenza del castello, che possono tenere le fila delle relazioni. Immagino che un modo di porre una pratica possa in alcuni casi essere determinate per il suo destino… Un piccolo esercito con un suo potere. Immagino, ovviamente.
Il “technology divide“, nel senso di arretratezza nella conoscenza delle tecnologie, non è solo un dramma sociale, economico, istituzionale e culturale, è anche un dramma personale. Una volta si parlava di analfabeti di ritorno per coloro che smettevano di studiare, di leggere e scrivere, con la regressione di queste capacità e delle loro conoscenze. Ora chi non si aggiorna ha un declino professionale molto più rapido.
Ma dei camminatori e di quello che possono rappresentare si potrebbe dire ancora molto: invia un tuo commento!