Un uomo (A) seduto su una sedia. Ai suoi fianchi altri due uomini (1 e 2), seduti su sedie.
Buio. Un rombo sottofondo.
Quando A comincia a parlare si alza lentamente la luce.
A. Devo?
(insieme) 1. No 2. Si
A. Posso?
1. Potresti
2. Devi
A. Perché?
1 e 2. E’ rischioso
A. Ma se…
1. Troppi se.
2. Troppi forse!
A. Ecco, si, forse!
1 e 2. Ma!
A. Potrei…
1. …
2. …
A. fare!
1. Potresti ma
2. Devi.
A. Ma se non faccio?
1 e 2. Niente
1. Ti salvi
2. Non risolvi
A. Se non faccio?!
1. Si, il problema rimane… ma un tuo errore adesso sarebbe grave!
2. Però il problema rimane e tutto andrà peggiorando
A. Impossibile, se non faccio qualcosa io, le cose in sé andranno avanti da sole, incontrollate… arriveranno a un punto critico di non ritorno…
1. Questo non è sicuro
2. Ma è molto probabile
A. …
1 e 2. …
A. E se lo fa qualcun altro?
1. Comodo
2. Troppo comodo
1. Se c’è qualcuno che pensa di sapere come fare…
A. …
2. Se c’è una cosa che si sa è che…
1 e 2. …le cose sono troppo complesse e dai risultati imprevedibili!
A. …
1. …
2. …
A. E se lo fa qualche pazzo?
1. …
2. Senza prendere precauzioni?
A. …
1. Bisogna vietarlo!
2. Bisogna aspettarselo.
1. Bisogna vietarlo con più decisione!
2. Bisogna farlo, al meglio.
A. Ma non c’era un principio… come si chiamava?
Il rombo sottofondo si trasforma in un sibilo di vapore in pressione
1 e 2. (Insieme, alzandosi, come un coretto) Principio di Precauzione
A. Ecco proprio, il principio di precauzione cosa dice?
1. Che se ci sono troppi rischi meglio non fare
2. Che se ci sono molti rischi bisogna fare con tutte le precauzioni possibili.
A. (alzandosi) Allora faccio!
(insieme) 1. No 2. Si
A. … Ma quali precauzioni?
1. Una sola: astenersi
2. Tutte le possibili
A. Ma tutte tutte mi paralizzerei. Passerei il tempo a prendere precauzioni…
1 e 2. …
La terra comincia a tremare, cadono calcinacci e polvere
A. Cosa devo fare?!
1. (Scappando a destra) Vieni di qua!
2. (Scappando a sinistra) Vieni di qua!
A rimane al centro fermo.
Ancora crolli e un buco che si apre davanti a lui.
La terra finisce di tremare. Dal buco proviene un vento che produce un suono
A. Non è possibile stare fermi!
…
A. Sapere prima di fare.
…
A. Eppure so che mi troverò a dover fare, prima ancora di sapere.
Rientrano 1 e 2 stupiti di vedere A ancora nello stesso posto.
Il suono del vento aumenta. Rombi cupi provengono dal basso ma la terra è ferma
A. Faccio?
(insieme) 1. No! 2. Si!
Il suono diventa come la musica di un flauto.
C’è una violenta scossa al terreno con un rombo forte.
Cade una masso addosso ad A che finisce a terra con la pietra sul torace.
1 e 2 allibiti lo osservano senza muoversi.
Una luce pare passare sul volto di A
A. La questione non è… fare o non fare… è come fare.
1 e 2. …
A. Non c’è alternativa al fare… non è possibile astenersi…
Piano piano scivola nel buco nel terreno. Entrano di corsa B, C, D e E.
B e C si mettono ai fianchi di 1; D e E si mettono ai fianchi di 2.
Tutti si affacciano a guardare giù nel buco
2. (grida dietro ad A che cade nel buco) Vigliacco!
Tutti si voltano a guardare 2
2. Come dicevo io: bisogna fare! Agire!
1. Si… però con tutte le precauzioni possibili.
B. Scusate se mi permetto… Ma si deve agire solo quando c’è la certezza di non creare danni
Tutti gli altri. Esagerato!
2. Sappiamo che faremo danni in ogni caso! E’ proprio questo il punto.
B. Allora la certezza di crearne il meno possibile…
Tutti gli altri. (ironicamente)La certezza!
B. Almeno che siano minori dei benefici!
Tutti gli altri. La certezza!
La terra trema ancora. Tutti zittiscono e si immobilizzano. Dal buco riprende il suono di flauto
1. In effetti si può valutare quanti benefici e quanti danni potremmo produrre… non la certezza, ma almeno qualche stima…
C. Certo! Se ci mettiamo in tanti e uniamo punti di vista, conoscenze e idee…
2, D e E. Che casino!
2. Troppo tempo, troppo dispendio di energie!
E. Agiamo e basta! Dobbiamo essere i primi, i pionieri, i maestri!
Tutti zittiscono e guardano E
1, B e C. Ma tu chi sei?
D. Ragioniamo: non bisogna fermarsi, ma si possono attuare tutte le precauzioni…
2. Quelle necessarie…
D. Almeno quelle, in modo da dimostrare che la volontà c’è
1. Bastasse la volontà, potremmo sperare nel paradiso!
Dal fondo aumenta il volume del rombo mentre dal buco continua a provenire il fischio simile al suono di un flauto
D. Bisogna dare un esempio, avere precauzioni senza esagerare!
2. Ma infine, chi pagherà tutto questo proteggersi?!
E. Fare, fare , fare, poche ciance, la sicurezza non l’avremo mai! Basta con i forse e i se
B. No! Bisogna aver certezze!
1. Nessun passo senza la massima attenzione
C. Tutti insieme, è l’unica strada! Tutti insieme! Un concerto di idee e azioni!
La terra ricomincia a tremare.
Tutti, attorno al buco, dopo un timoroso sconcerto, si mettono a cantare con suoni lunghi, come ululati o come flauti.
Insieme producono un bellissimo canto.
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Non è facile parlare del Principio di Precauzione (forse per questo mi è stato difficile scrivere un dialogo molto breve). Sono decenni che viene discusso, interpretato, amato e odiato. Esattamente dal 1984, quando nelle dichiarazioni finali delle conferenze ministeriali per la protezione del Mare del Nord, tenutesi all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) compare la prima formulazione chiara del Principio.
Quel documento dalla scarsa attuabilità e dallo scarso potere ebbe comunque il merito di formalizzare un pensiero che rimane ancora oggi un riferimento per i più recenti accordi.
Purtroppo, così come non si può più ignorare il Principio di Precauzione, così anche si conoscono le modalità per renderlo inoffensivo ed eluderlo. L’impressione dal G8 conclusosi ieri è proprio di un ennesimo rinvio di decisioni attuative.
Questi quattro punti salienti della Carta mondiale della natura del 1982 (che precede la formulazione del 1984):
“a. saranno evitate le attività che rischiano di causare danni irreversibili alla natura;
b. le attività che comportano un elevato grado di rischio per la natura saranno precedute da un esame approfondite e i loro promotori dovranno provare che i benefici sono superiori agli eventuali danni e, qualora gli effetti nocivi eventuali non siano perfettamente conosciuti, le relative attività non verranno intraprese;
c. le attività che possono cambiare la natura saranno precedute da una valutazione delle loro conseguenze (…) e nel caso che vengano seriamente intraprese, dovranno essere pianificate ed eseguite in modo da ridurre al minimo gli effetti sgradevoli che ne potrebbero risultare.”
(La citazione l’ho presa da un bell’articolo di Luca Marini e Marco Magrini pubblicato in Nova Review n.2 – aprile 2007 – ed Il Sole 24 Ore dove si ripercorre tutta la storia del Principio).
Provate a pensare ora agli OGM, alle nanotecnologie, alle ricerche sulla genetica… Si può cogliere al volo la complessità della questione, gli interessi economici e i legami con il futuro del pianeta.
In questo sito vi sono numerosi articoli sul Principio di Precauzione. Buona parte sono indicizzati in una pagina del 2005 a cura di Gian Maria Borrello
C’è una bibliografia a cura di Gavino Zucca
Il Blog di Cristina Grasseni ha una categoria che raccoglie tutti gli articoli che, in un modo o in un altro, trattano di questioni che coinvolgono il Principio.
Numerosi riferimenti a cura di Vittorio Bertolini si possono trovare nella rubrica Rassegna Stampa (ad esempio: “Principio di precauzione. Strumento della scienza o del diritto?“)
Infine… se fate una ricerca potete trovare tanti altri contributi.
E’ interessante la posizione di Bruno Latour espressa anche nella lecture organizzata dalla Fondazione Bassetti nel 2003, che si può leggere nel volume “Sapere, fare, potere“:
“… a mio avviso, il principio di precauzione viene erroneamente assunto come regola di astensione in situazioni di incertezza – o, come ha suggerito Pierre Lascoumes – come regola di prevenzione in caso di rischio accertato. Ma dargli questo significato vorrebbe dire restare invischiati nella vecchia matrice dell’azione razionale fondata sulla scienza, dentro al modello di diffusione della produzione scientifica: l’azione, secondo questo modo di vedere, segue la conoscenza senz’altro aggiungervi se non la sua applicazione e la sua messa in pratica. Gli esperti si sono riuniti e si sono trovati tutti d’accordo sulla scelta migliore: l’azione non è altro che applicare la conoscenza nel modo reale esterno. (…) Ma c’è un piccolo neo in questo modo di vedere: (…) finché conosciamo con certezza, agiamo; quando non siamo certi, non agiamo!
(…)
A mio avviso il principio di precauzione significa esattamente l’opposto di questa sospensione di iniziativa: è un richiamo alla sperimentazione, all’invenzione, all’esplorazione e, ovviamente, al rischio.”
La sua articolata difesa di posizione è da leggere (è un po’ troppo lunga da mettere qui in questa pagina), veramente.