Un uomo in giacca e cravatta (1) siede su una sedia senza braccioli. Di fronte a sé ha un’altra sedia, del tutto simile a quella dove è seduto lui. Vuota.
Entra un altro uomo, più giovane, in camice bianco (2).
2: Buongiorno!
1: Buongiorno! Si sieda pure.
2: Lei sa perché sono qui?
1: Faccio parte di questo paese e sono tra coloro che si sono accorti…
2: Quindi posso farle qualche domanda?
1: Se lo desidera…
2: Quando è successo?
1: Le dispiace se registro?
2: (sconcertato) No, certo, anch’io sto registrando.
1: Naturalmente. Diceva?
2: Quando è successo che lei si è accorto…
1: Qualche anno fa, leggendo un quotidiano, mi sono reso conto che…
2: (completamente spiazzato) Ma! L’esperimento è stato avviato meno di un anno fa!
1: All’apparenza si, ma in realtà tutto è cominciato molto prima che si formalizzasse, che ci si rendesse conto.
2: Anni fa…
1: Si. Lei era ancora un ragazzino.
2: Ma allora anche io…
1: Sicuro. Perché, secondo lei, io starei registrando?
2: Ma allora chi sono gli altri?
1: Gli altri? …
2: Si, quelli che non sono sotto esperimento.
1: E’ molto che non penso più ad alcuno come "altro", se non un "altro da me"…
2: …
1: e anche in questo caso manca poco che io cambi opinione…
2: …
1: Penso ogni volta come "Noi".
2: Pensa che siamo coinvolti tutti? Che chiunque faccia parte di questo esperimento?
1: O di altri esperimenti di cui comunque faccio parte anch’io… Siamo tutti coinvolti.
2: Gli "altri" allora sono quelli che non se ne rendono conto, quelli che non sanno.
1: No, le assicuro che non è così: di "altri" non ce ne sono più. Siamo Noi e basta.
2: Noi e basta…
1: Tutti coinvolti, chi sa e chi non sa, chi agisce e chi viene coinvolto, chi resta e chi fugge.
2: allora tutti gli uomini, il genere umano…
1: Si tutto il genere umano, ma anche gli animali e gli elementi della natura.
2: …
1: Noi, come una unica mente che vive.
2: …
1: …
2: Non riesco a capire… non riesco a capire come gli elementi della natura possano essere considerati coinvolti, con loro non ci si può parlare, confrontare…
Comincia ad entrare acqua nella stanza. I due ammutoliscono. Prima un piccolo e sonoro rivolo, poi una vera cascata. L’acqua nella stanza sale, i due afferrano le proprie sedie per riuscire a restare ai loro posti. L’acqua sale fino al loro collo e si ferma.
1: Vede? Ora è urgente parlare del problema dell’acqua alta.
2: (molto spaventato) Si si.
1: D’altra parte, come era evidente, l’acqua è da considerarsi parte dell’esperimento.
2: Non riesco a capire, non riesco a capire!
1: Se l’esperimento viene svolto tra le case e sui campi che circondano la città, le falde acquifere sono coinvolte.
2: Mi scusi, la cosa è così complessa che sono confuso, non ne vedo i confini.
1: Si tratta di costruire nuove mappe. Mappe dei chiamati in causa e delle loro posizioni, delle loro idee. Mappe delle diversità e delle similitudini…
2: Ma io ero qui per intervistarla su un altro esperimento, quello delle polveri abbattute…
1: …
2: …
1: …
2: Tutti coinvolti?
1: Si
L’acqua comincia a scendere di livello, ma la temperatura si fa sempre più alta.
—————————
– La Fondazione Bassetti ha stampato di recente i testi delle lecture organizzate tra il 2002 e il 2005: cito da quella di Latour: "Se una volta ridevi di chi credeva ingenuamente che il cielo sarebbe crollato sopra la sua testa, oggi sei convinto anche tu che il cielo potrebbe crollarti sopra la testa – sotto forma, per esempio, del problema del riscaldamento globale. E comunque, se anche non ne sei convinto, significa che neppure gli altri ne erano convinti. In conclusione non ci sono più ‘gli altri’. Sei scivolato fuori dalla vecchia antropologia, e allo stesso tempo sei scivolato fuori dalla vecchia storia" (Bruno Latour "Nessuna innovazione senza rappresentanza! Un parlamento delle cose per i nuovi esperimenti socioscientifici" in "Sapere, fare, potere" a cura di Massimiano Bucchi, ed. Rubettino, 2006, pag 78). Vai
– I materiali su Bruno Latour presenti in questo sito si possono raggiungere dalla pagina dedicata alla sua lecture organizzata a Milano dalla FGb nell’ottobre del 2003. Vai
– Per descrivere cosa può essere un "Parlamento delle Cose" Latour cita i "forum ibridi" proposti da Michel Callon e Arie Rip. Sempre Latour: "un esempio di ‘forum ibrido’ [è] il dibattito attuale sul riscaldamento del pianeta. Intorno a un tavolo stanno seduti diversi portavoce: alcuni rappresentano l’atmosfera alta, altri le diverse lobbies del petrolio e del gas, altri ancora le organizzazioni non-governative, altri ancora rappresentano, nel senso proprio del termine, i rispettivi elettori. La netta differenza che prima separava tanto nettamente i rappresentanti delle persone e i rappresentanti delle cose è semplicemente svanita. (…) Ciò non significa che tutto sia politica: significa piuttosto che si deve individuare una nuova politica". (Brano citato in "Nuova scienza e nuova politica" di Piero bassetti. Vai)
Per quanto riguarda il discorso della mappatura delle controversie, si veda il primo intervento di Latour al Call for Comments curato da Cristina Grasseni "Quale responsabilità?". Vai
Visitate anche:
Nel sito del CERAS, Centre de Recherche et d’Action Sociales: Bruno Latour, "Nouvelles règles de la méthode scientifique", ceras, Décider en politique, n° 268, hiver 2001, 2001, La Revue Projet. Vai