L’idea di questo call for comments è nata con l’ambizioso obiettivo di esplorare, necessariamente sul medio-lungo periodo, la pertinenza della riflessione sui concetti di responsabilità e innovazione, senza perdere di vista i contesti sociali, politici ed economici di riferimento che danno concretezza alla mission della Fondazione Bassetti. Non dimentichiamo infatti che quando si parla di responsabilità dell’innovazione, non si parla solo di responsabilità in senso tecnocratico, ma politico, poiché “chi fa innovazione fa storia e chi fa storia fa sempre politica” (Piero Bassetti). Il problema è piuttosto di “come e quanto consapevolmente chi fa innovazione si faccia carico delle conseguenze che le innovazioni hanno nella storia” (idem).
Le seguenti domande vorrebbero seguire da guida per invitare i lettori e interlocutori di questo sito a rinnovare la propria riflessione sull’idea di responsabilità nell’innovazione. Questo call for comments vuole però anche avere una funzione di servizio ed essere una chiamata in con-causa dei propri lettori, per segnalarci eventuali altri siti, centri, think tanks o istituti di politica culturale che si pongano in modo simile o interessante per la Fondazione la doppia domanda dell’innovazione e della responsabilità.
Uno degli snodi fondamentali che si vanno delineando nella riflessione interna della Fondazione oggi, per esempio a proposito della questione della responsabilità dello scienziato, è la decostruzione progressiva del concetto di esperto, e questo non solo per la proliferazione dei ruoli e dei modi in cui la globalizzazione fa di tutti noi degli utilizzatori “spontanei” di tecnologia, ma in modo più significativo come uno snodo teorico-pratico, quello della problematizzazione dell’idea di “innovazione responsabile”, che si gioca tra scienza, politica e comunicazione. Proprio per approfondire quali siano le modalità concrete atte a localizzare l’innovazione nel rapporto tra sapere e potere, la Fondazione Bassetti ha già sponsorizzato un esperimento concreto di democrazia partecipata (Progetto ‘Partecipazione Pubblica e Governance dell’Innovazione’).
In seguito ad esperimenti come questi, e alla parallela riflessione su concetti come quello delle “audit cultures” e delle “comunità di pratica” (vedi i post precedenti in questa rubrica), sempre più la Fondazione si chiede: smetteremo di pensare in termini di responsabilità, per adottare il termine e una filosofia della governance dell’innovazione? Con ciò ci si chiede se si possa pensare alla responsabilità dell’innovazione in termini di auto-organizzazione di un fenomeno complesso, piuttosto che di volontà individuale, di progetto e di governo. E’ una prospettiva che suscita non pochi problemi, teorici e pratici, soprattutto perché, nella società del rischio, essa tende a diventare una prospettiva “di senso comune” e di effettiva de-responsabilizzazione dei singoli e delle istituzioni, non sottoposta a vaglio critico.
Porre il problema della responsabilità dell’innovazione significa fare una scelta di laicità del pensiero nel momento in cui falliscono altre ipotesi di mediazione tra fato e rischio, mantenendo ferma l’idea di autonomia della persona. Tuttavia, rispetto ai nuovi scenari, potenzialmente e sempre più evidentemente irresponsabili, dell’innovazione globale, dove si colloca il punto di esercizio della critica? Per riprendere il discorso, citato in apertura, di Piero Bassetti, ” Dobbiamo fare appello allÂ’etica? Ma di chi? Quando il soggetto attore di una innovazione non è una persona singola ma una tecnostruttura, di per sé deresponsabilizzante, chi sarà il responsabile? … Chi avrà la responsabilità delle innovazioni non sostenibili rese possibili dal rifiuto del Trattato di Kyoto?” E, in ultima analisi, “chi, quale potere, è legittimato a determinare i fini che lÂ’innovazione è chiamata a perseguire?”
La sfida si pone tra la definizione di un concetto puramente funzionale di responsabilità, che sostituisca al valore la forza della procedura efficiente (con tutte le derive pericolose e dis-umanizzanti denunciate da ricerche come appunto Audit Cultures), ed il reperimento di un nuovo, più ampio e più profondo, concetto di responsabilità. In altre parole, è davvero “probabile che delle procedure opportunamente studiate per esaltare il senso di responsabilità di chi innova possono aumentare la qualità e lÂ’accettabilità politica delle innovazioni poste in atto dal sistema”? Oppure è nell’ambito più articolato della “politica” che occorre stabilire la direzione dell’innovazione e della responsabilità comunitaria rispetto ad essa?
Le seguenti domande vogliono esplicitare i molti dubbi e quesiti relativi alla responsabilità dell’innovazione rispetto agli ambiti della sua comunicazione e della sua implementazione politica, rispetto al problema della sua ricerca e osservazione, rispetto al problema della definizione di soggetti e scenari di responsabilità, e infine rispetto al concetto di governance dell’innovazione.
– Esistono/siete al corrente di agenzie o centri di ricerca che si prefiggano di far crescere la consapevolezza della responsabilità nell’innovazione? Con quali politiche culturali?
– In che modo si può evocare il concetto di responsabilità dell’innovazione nell’opinione pubblica (oltre che negli operatori)?
– Come è possibile osservare l’innovazione?
– Come è possibile prevederne gli effetti e quindi operare in regime di responsabilità?
– Con quali strumenti si può rilevare la dimensione di responsabilità “storica” dell’innovazione? In altre parole, è possibile stabilirne le co-ordinate solo ex post facto oppure esistono strumenti e criteri atti ad anticipare scenari di responsabilità e a valutarne l’impatto?
– Come si può misurare e/o implementare il grado di responsabilità di un innovatore?
– Fino a che punto questi è responsabile in quanto soggetto di azione e innov-azione, e fino a che punto le conseguenze delle sue innov-azioni sono legate a complesse interazioni con scenari sociali, politici, culturali, economici, storici che trascendono la sua volontà e quindi la sua responsabilità?
– Fino a che misura la responsabilità dell’innovazione è definita dal contesto e in particolare dai vari attori che con essa interagiscono? Esistono/siete al corrente di esempi di pianificazione del coinvolgimento dei diversi stakeholders in scenari responsabili dell’innovazione?
– Quali criteri definiscono un’innovazione “sostenibile“? Ci può essere responsabilità prima di un giudizio di sostenibilità?
– In che misura l’idea e la pratica della governance dell’innovazione lascia spazio a un’idea e una pratica della responsabilità dell’innovatore?