Se la creatività e l’ingegno dipendessero “solo” dalla biologia, in un possibile Mondo Nuovo (il celebre romanzo di Aldous Huxley) oltre alla classe degli Alfa e dei Beta avremmo le classi dei poeti, degli stilisti, dei compositori e così via. Ma al termine del breve saggio “La scintilla dell’ingegno e le sue radici biologiche” di Helen Phillips, che “Nova”, il supplemento che Il Sole 24 Ore dedica a Scienza, Innovazione e Tecnologia (v. l’item precedente in questa Rassegna), scopriamo che l’uomo non è solo una macchina biologica, ma un essere dove i fattori biologici si mescolano con quelli culturali e sociali.
Infatti, la Phillips dopo aver descritto lo stato delle ricerche biologiche per individuare le radici della cratività termina così il suo scritto:
‘Per essere veramente creativi, però, occorre ben di più di un personalità portata, di aree e di connessioni cerebrali precise: occorre usarle efficientemente. La capacità, le situazioni e il background sociale forgiano la nostra creatività, tanto drasticamente quanto le risorse cerebrali con cui siamo nati. (…) La creatività, inoltre, non ha bisogno di solitudine e travaglio, aggiunge Teresa Amabile dell’Harvard Business School. Benché si tenda a porre in relazione l’arte solitaria dello scrivere e la pittura con la tristezza d’animo e i disturbi emozionali, la creatività scientifica e quella nel luogo di lavoro si verificano solo quando le persone sono vitali e ottimiste’.