Dalla Dott.sa Valentina Porcellana abbiamo ricevuto la segnalazione di una mostra itinerante e un workshop dal titolo “Italia in persona. La missione culturale del prodotto italiano” che si concluderanno il 30 settembre 2005. Qui a seguire la presentazione della mostra e un resoconto dell’attività fin’ora prodotta dal workshop. La presentazione dell’intero progetto si può leggere nella sezione Argomenti del sito della Fondazione Bassetti.
Scrive Valentina Porcellana:
‘”Italia in persona. La missione culturale del prodotto italiano” è il titolo di una mostra itinerante, (fino al 30 settembre 2005 sull’isola di San Servolo nell’ambito della 51a Biennale di Venezia) strutturata in otto “punti-valore”, cioè aree tematiche che sintetizzano la qualità dei distretti industriali e che rappresentano sia la missione culturale del prodotto italiano sia la qualità di vita offerta dal made in Italy: paesaggio, motivazione al lavoro, capacità inventiva e imprenditorialità, tessuto produttivo, vita del tessuto sociale, valorizzazione delle differenze, etica, estetica ed eccellenza del prodotto italiano, sfera famigliare, elogio della persona-laboratorio dell’umano.
“Italia in persona. La missione culturale del prodotto italiano” è anche il tema di un workshop promosso e curato da Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in collaborazione con Venice International University che si chiude il 30 settembre 2005 a Venezia.
L’obiettivo ambizioso del progetto “Italia in persona” è “individuare e definire la radice creativa che ogni prodotto italiano incorpora e portarne nel mondo l’essenza ad emblema del Sistema Italia“.
Il workshop ha coinvolto per un periodo di due settimane creativi, artisti, imprenditori, manager, responsabili di prodotto, designer e studenti universitari in un percorso di riflessione sul rapporto fra creatività, arte e mondo dell’industria per sviluppare nuove aree di sperimentazione a sostegno dell’innovazione per le imprese, indagando e individuando i fattori della nuova competitività globale.
Per far emergere idee e proposte da parte dei partecipanti del workshop, è stato proposto un brainstorming intitolato “Il made in Italy è…“. E’ interessante leggere ciò che è emerso:
“…lusso, cibo, moda, originale, artigianale, qualità, stile, innovativo, internazionale, tradizionale, turistico, unico, localizzato, estetizzante, caro, evocativo, creativo, riconoscibile, culturale, famigliare, caratterizzato, prestigioso, sopravvalutato, stereotipato, esportato, inflazionato, forzatura, convenzione, vecchio, mimetico del passato, nostalgico, falso, seduzione, posticcio, pretesa, marchio, creatività, perdita di credibilità, rettile che cambia la pelle o bruco che diventa farfalla?, melodramma, autocommiserazione, eredità pesante, presuntuoso, superficiale, “razzista”, omologazione, facile, economia da accumulo, da qualità a basso costo a bassa qualità ad alto costo, maledetto, customer care = onere, brio mediterraneo, nazionalista, riconoscibilità = problema di comunicazione, perdita di qualità da artigianato a industria, rispetto delle differenze e individualismo, nostrano, entusiasmo.”
L’aggregazione di questi termini ha portato ad alcune categorie condivise:
qualità, conservatore, mediterraneo, identità forte, emotivo, personale, contraddittorio, forzatura, etichettato.
Ai partecipanti del workshop è stata anche proposta la lettura dei testi delle proposte di legge presentati in Parlamento, dal 2001 ad oggi, in materia di made in Italy con la consegna di evidenziare le parole o le espressioni chiave legate all’identificazione e alla qualità del prodotto italiano. Ecco che cosa ne è emerso:
“…salvaguardia dalla contraffazione, qualità, solo sul territorio italiano, registrazione di ogni singolo prodotto, condanna penale, calzatura italiana, materie prime + produzione finale + manodopera, tutela del consumatore, piccole e medie imprese, prodotto interamente sul territorio nazionale, disegno – lavorazione – produzione – confezionamento, marchio, controllo totale della filiera, apertura ad altri prodotti per il made in Italy senza passaggi burocratici, Spa per il sostegno del made in Italy all’estero, portale internet per lo snellimento delle operazioni di import-export, marketing del prodotto italiano come sistema Italia, turismo = attività industriale, esportare l’immagine economica dell’Italia, tessile – abbigliamento – cravatte – calzature, brevetto made in Italy, rinnovabile ogni anno, pubblicizzazione da parte dello stato, certificato alla fine della catena produttiva, ideazione – progettazione – fabbricazione, materie prime certificate UE, prodotti di fascia media, responsabilità del Ministero delle Attività produttive, aspetto legale e ambientale, promozione del brand, tracciabilità della filiera, esigenza del consumatore, criteri di tracciabilità, controllo etico da parte della UE, etichettatura per il consumatore svolta da un osservatorio competente, pinocchio immagine del made in Italy, concorso nazionale, cultura italiana, Pinocchio nel mondo, protezione solo del prodotto artigianale e industriale di eccellenza (qualità, originalità, valore artistico…), tutto il prodotto viene almeno dall’UE e deve essere riconoscibile almeno una fase di lavorazione caratterizzata dall’eccellenza, etica e rispetto della legalità, tutela del design e dei prototipi, sviluppo economico del made in Italy per mezzo di consorzi, made in Padania = 80% produzione sul territorio delle regioni della Padania, eccellenza padana, maggiore valore, garanzia per l’acquirente, made in Italy, full made in Italy, styled in Italy, designed in Italy, tutto prodotto in Italia o pensato o progettato da Italiani o da Italiani all’estero, salvaguardia della creatività, finanziamento della produzione e della promozione del marchio da parte dello stato.”
Anche in questo caso si è cercata una sintesi condivisa per categorie:
interesse economico, riconoscibilità come garanzia di qualità, tutela del consumatore, territorio come tessuto sociale, controllo della filiera di produzione del made in Italy, tutela del produttore e del creativo, marketing culturale verso l’estero, aiuto alla crescita del sistema produttivo.
Il gruppo è stato anche chiamato a definire attraverso la libera associazione di idee che cosa “Il made in Italy potrebbe essere…“, così da progettare il futuro:
“+ moderno, inglobare differenze rispettandole, + umile (rispettare le differenze interne ed esterne) offrire una alternativa, crogiolo di idee, propositiva, zeitgeist, collaborativo, + responsabile, + chiarezza, + sincerità, + “ergonomico” che soddisfa, + economico, – sfaccettato e + mirato, propositi, legato ad un pensiero – una cultura, forma aperta, fornire vari tasselli per presupposti diversi, piattaforma che mette in condizione, proattivo, mettersi in discussione, creare le nuove realtà, + tollerante, società aperta, punto di passaggio, affascinante, far sognare, metodo di insegnamento, bellezza, sostanziale non + formale, investire economicamente sulla cultura, forza congiunta, cultura dell’investimento a lungo termine, fissare obiettivi altri, altri valori, altri modi di raggiungere il fatturato, rispondere ad un’esigenza sociale.”
E’ infatti il futuro la sfida più interessante dei prodotti italiani; arte e produzione diventano l’una lo specchio dell’altra: l’arte conferisce nuova identità al prodotto, già veicolo inconsapevole di cultura, che prende così coscienza della sua nuova missione culturale.’