16 maggio 2005 : VAI all’aggiornamento
Nella rubrica delle Segnalazioni in questo sito viene presentato il Festival della creatività e dell’innovazione, che si terrà dal 18 al 22 maggio 2005 preso la Fortezza da Basso di Firenze.
Riservandoci di ritornare, a manifestazione conclusa, sui contenuti del Festival, vengono di seguito riportati alcuni stralci dell’articolo “La miniera della creatività“, apparso a firma Alessia Maccaferri su Il Sole 24 Ore del 12 maggio.
‘L’Italia crea un bene che non ha prezzo. […] Perché non è in vendita. Si chiama creatività e nasce da un incontro fortunato di intuizione e fiducia. Solo in quel momento il Paese si innova e cresce. “Per anni il made in ltaly ha attinto da un ricco” giacimento di gusto”: dalla nostra storia, dal nostro Dna abbiamo colto quali sono le cose che piacciono al mondo. […] L’economista Giangiacomo Nardozzi è chiamato a portare una proposta concreta per il Paese, davanti alla platea di “Nuovo e utile”. Compito non facile su un terreno che non può
essere misurato con la statistica, ma che da qualche anno – complice il libro dell’ americano Richard Florida, “L’ascesa della nuova classe creativa” – è entrato nel lessico e negli studi degli economisti. “Io credo che sia necessario fare due cose – propone Nardozzi – Portare nuove risorse a questo “giacimento di gusto”: investendo sulla formazione, sul personale e accompagnando, laddove possibile, le imprese in una riconversione di competenze.’
Tra le tante iniziative del Festival Value Partners presenterà
‘cinque best practice: aziende italiane che hanno saputo
strutturare al loro interno il processo creativo e hanno fatto dell’innovazione lo strumento principe della loro capacità compctitiva.
Di altrettanto interesse, in un’ottica che vede la creatività non ristretta all’ambito aziendale, ma come commistione di generi dove arte, scienza, marketing, spettacolo, economia, sport interagiscono, saranno:
‘i 29 racconti di persone di talento che saranno intervistati durante “Nuovo e utile”: dal regista Pupi Avati allo scienziato Massimo Inguscio, dall’attore Moni Ovadia all’atleta Jury Chechi.’
Aggiornamento del 16 maggio 2005
A postilla di quanto detto sopra, credo valga la pena ricordare la recensione di Pier Luigi Sacco a un saggio di Paolo Legrenzi, pubblicata su il Sole del 15 maggio con il titolo “Un duro lavoro chiamato creatività“.
Per Legrenzi la creatività più che il risultato di una intuizione individuale è il risultato di una collaborazione collettiva, e questo mi sembra al fondo delle intenzioni di chi ha progettato il Festival.
‘Da un campionamento casuale, sembra prevalere l’idea che essere creativi significhi essere visitati da una specie di Daimon che romanticamente sussurra all’orecchio della nostra mente frasi ispirate e idee sconvolgenti. […]Perché possa esserci un confronto di intelligenze su un problema, occorre avere a che fare con un contesto sociale in cui sono in molti a pensare: occorre cioè una società orientata alla produzione di conoscenza, e non una società che deleghi a pochi “creativi” il compito di far funzionare la testa.’