Su il Corriere della Sera del 6 ottobre è apparso l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia dal titolo La Chiesa, i valori, il laicismo. Ho ritenuto opportuno segnalarlo in questa rassegna, in quanto al di là delle motivazioni che l’hanno ispirato (la polemica sul referendum per la modifica della legge sulla procreazione assistita) Della Loggia pone alcune domande, il più delle volte in forma retorica, che sono cruciali per quanto riguarda il ruolo e la responsabilità, degli esperti, degli opinion maker e del ceto politico di fronte ai risultati dell’innovazione tecnico-scientifica.
Domanda n. 1:
‘Può esserci, è ammissibile o no che ci sia, un limite all’applicazione delle scoperte scientifiche alla realtà sociale?
(Attenzione sto parlando non di un limite alla ricerca scientifica, ma di un limite, alla sua, per così dire, traduzione nel corpo sociale, nella vita quotidiana di uomini e donne)?
Oppure è giusto acconsentire a tutto ciò che la scienza rende e renderà domani possibile, consentire che ogni possibilità diventi concreta, sia fatta transitare senza alcun vaglio nella trama dei rapporti umani di cui siamo in certo senso i depositari storici e gli eredi?’
Poichè, specialmente nell’ultima frase, Ernesto Galli Della Loggia sembra riprendere la tesi di Hans Jonas sulla responsabilità nei confronti della biosfera, attuale e futura, un utile approfondimento lo si puo trovare in Fondazione Giannino Bassetti: Bibliografia sulla Responsabilità e l’Innovazione a cura di Corrado Del Bo.
Domanda n. 2:
‘E come scegliere? In base a quale criterio? In altre parole, e in generale: è lecita o no una discussione pubblica sulla scienza e sui suoi effetti sociali? E si può parlare della scienza a prescindere dal suo proprio punto di vista o di quello di coloro che, per essere addetti ai lavori, pretendono che la propria opinione abbia un valore superiore a quella dei profani?’
In questa domanda è molto chiara la difficoltà che hanno le nostre democrazie a fornire una risposta soddisfacente. Infatti, mentre in ambiti dove la scienza e la tecnologia sono già pervenuti a risultati consolidati è facile demandare la soluzione agli esperti. Nessuno dubita che un appendicite debba essere curata da un chirurgo e che una casa debba essere progettata da un ingegnere. La cosa assume un aspetto diverso quando la letteratura scientifica presenta ancora aspetti inconcludenti, nel senso di “non conclusi”, oppure si vanno a toccare sfere controverse dal punto di vista etico e morale.
Sul confronto fra esperti e laici (nel senso di non addetti ai lavori) si veda in questa Rassegna Stampa l’item Una “Camera Alta” per la responsabilità della scienza. La proposta di Veronesi e le osservazioni di Bassetti.
Sul coinvolgimento dell’opinione pubblica è uscito recentemente il libro, a cura di Giancarlo Bosetti e Sebastiano Maffettone “Democrazia Deliberativa: cos’è” (Luiss University Press, euro 12) in cui nell’introduzione si afferma: ‘Il concetto di democrazia deliberativa si basa sull’idea che la legittimazione di un ordinamento dipende dalla capacità dei cittadini di discutere gli affari pubblici […] attribuisce perciò grande peso alla loro dotazione di informazioni e argomenti, alla loro partecipazione alla vita politica e alla loro autonomia morale’.
Sulla democrazia deliberativa si veda, in questa Rassegna Stampa, l’item Democrazia e sondaggi. Il “metodo Fishkin”, in cui vengono linkati alcuni brani riportati nel libro citato, e già apparsi sul Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e il sito Ceffeitalia.
Si veda anche la voce “Scienza, politica e società” nell’Indice degli Argomenti 2003 – 2004 (gli Indici degli Argomenti: si raggiungono dalla sezione “Argomenti“: colonna di destra) [G.M Borrello]