‘La gente sente di vivere in un mondo molto più rischioso del passato. La strage di Madrid, o quella di ieri a Baghdad, ed il loro impatto sui media sono l’ultima conferma per l’individuo di questa pericolosità della società contemporanea. Non solo i rischi del terrorismo, però, minano la sua sicurezza. Sempre nuovi fenomeni alimentano le ansie individuali. Nuove malattie come la Sars, truffe finanziarie come Parmalat, nuove tecnologie dagli effetti oscuri come gli ogm o l’elettrosmog insieme ai tradizionali disastri naturali sembrano rendere la vita di oggi simile ad un percorso ad ostacoli seminato di trappole mortali’.
Il tema del rischio nella società contemporanea è stato affrontato più di una volta sulle pagine del sito della Fondazione Bassetti; si veda ad esempio l’indagine conoscitiva, condotta in collaborazione con Poster: “Opinione pubblica, biotecnologie e “società del rischio“, e il forum nel Percorso intitolato “La società del rischio”.
A parere di Riccardo Viale, direttore della Fondazione Rosselli, dal cui articolo “Il rischio calcolato“, apparso su La Stampa del 18 marzo è tratto l’incipit di questo item, la paura del rischio, anche se non giustificata razionalmente, ‘se andiamo a comparare secondo vari indicatori di qualità della vita e di sicurezza la nostra epoca con quelle precedenti’ trova le sue ragioni nella psicologia dell’individuo. Scrive infatti:
‘L’individuo si rappresenta la realtà attraverso l’informazione da parte dei media. Per ragioni di mercato la comunicazione è tutta polarizzata sugli eventi a maggior impatto emozionale e fra questi catastrofi e pericoli fanno la parte del leone. In tal modo la mente dello spettatore e lettore contiene una rappresentazione della realtà tutta sbilanciata verso eventi negativi. Ne deriva che la percezione del rischio rivolta al futuro risulta grandemente distorta in senso pessimistico’.
L’accento, più che sulla “cattiva” informazione, come paventato in alcuni interventi, anche di chi scrive, della sezione Argomenti nella discussione su “Informazione e Ogm” (Marzo 2004), è posto sull’eccesso di informazione. Ma anche sull’accentuata normazione che induce il cittadino-consumatore ad accentuare la percezione del rischio:
‘nell’economia, ambiente e salute vengono introdotte sempre più norme e prodotti per ridurre il rischio [….]. Si crea il paradosso della razionalità per cui la consapevolezza della presenza di misure che riducono il rischio aumenta la nostra percezione di esso. Siamo costretti a ragionare sulla sicurezza, quindi ci sentiamo più insicuri. Al contrario in uno stato di scelta obbligata o di ignoranza sui pericoli latenti, rispetto alla nostra scelta, l’insicurezza ci sembra minore’.
Credo sia comune la sensazione di essere in uno stato di pericolo non appena un indice, che misura la sicurezza ambientale o il nostro stato di salute, si scosta, anche in modo irrilevante, dal range previsto.
Ma se la percezione del rischio è ormai un dato connaturato ad ogni società industrializzata, per Viale:
‘Ciò che contraddistingue un paese innovativo è la sua capacità a governare, ma non ad evitare il rischio e l’incertezza. Saper convivere con queste due realtà è necessario se, a qualsiasi livello, si vuole essere competitivi’.