Nelle sezioni precedenti si è posto in particolare evidenza il rapporto fra ricerca tecnico-scientifica e politica, illustrando in particolar modo le idee e le proposte di scienziati e intellettuali, che poi nel caso di Umberto Veronesi e Piero Bassetti hanno alle spalle una più o meno intensa esperienza politica.
Nell’articolo “Scienza, più controllo politico” apparso su Avvenire del 17 giugno, Luigi Dall’Aglio intervista un tecnologo, il prof. Gabriele Franciasecca. Docente di ingegneria all’Università di Bologna.
Per Falciasecca la scienza è ambivalente:
‘Speranze nella scienza? Ma la scienza non si limita a suscitare speranze, “sui suoi potenziali benefici ci sono prove sperimentali”‘. Timori a causa della scienza? La scienza può suscitarne, perché insieme con la tecnologia è uno strumento assai potente, “ma questo aumenta la nostra responsabilità nell’utilizzarla; dobbiamo essere all’altezza”‘.
Occorre però distinguere fra scienza e tecnica:
‘In via di principio, sia la scienza che la tecnologia sono certamente un bene. La scienza deriva dall’innata sete di conoscenza che anima l’uomo; la tecnologia nasce dall’esigenza di mettere a profitto – per la sopravvivenza della specie – la più alta capacità umana, l’intelletto. Il problema di fondo? Da un lato, la società non si è preparata a comprendere veramente gli aspetti tecnologici del nostro modo di vivere, e perciò reagisce a volte un po’ “al buio”, cioè e motivamente. Dall’altro, i poteri dell’economia e della finanza sono in grado di impadronirsi degli sviluppi tecnologici e di condizionarne l’uso. (Tutto ciò avviene a beneficio dell’uomo? Si apre il discorso più generale sulla responsabilità sociale dell’impresa, locale o multinazionale che sia)’.
Di fronte al rischio che i poteri dell’economia e della scienza possano influire negativamente sulla ricerca tecnico-scientifica occorre, per Falciasecca un intervento dei pubblici poteri. Un intervento, però, basato non tanto sul controllo, quanto sulla collaborazione:
‘Ma solo se comprendono [i politici] a fondo i reali meccanismi di formazione del consenso scientifico. Nel dibattito tra i ricercatori, ci sono momenti di discussione quando vecchie teorie mostrano le loro falle o si aprono orizzonti inattesi. Sono gli stessi esperti del settore che, attraverso prove ripetute, confronti, giungono piano piano a un assestamento della conoscenza. E’ alla comunità scientifica che occorre perciò fare riferimento per poter prendere decisioni.’