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9.
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L'ANDROIDE (E
L'ANDREIDE)
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I. Nel racconto "L'uomo
della sabbia" di Hoffmann, Nathaniel ad una festa, s'innamora
della festeggiata. Quel che sulle prime lo lascia interdetto e poi
lo rende intrattabile è il fatto che nessuno dei suoi amici
noti la dolcezza, l'armoniosità, l'amore che scaturisce da
Olimpia, figlia del professore di fisica Spallanzani. Mentre lui
passa ore a guardarla seduta immobile alla finestra e legge sensibili
esclamazioni nelle sue uniche parole "Ah
ah
",
tutti gli altri osservano come sia sgradevole quel suo passo misurato,
quel suo cantare e ballare preciso e perfettamente a tempo, quel
vitino fin troppo stretto nel busto e quello sguardo troppo fisso
per essere sostenuto. Quando poi un giorno, andando a casa di lei
per chiedergli la mano sentì "
uno strano rumore:
pareva venisse dallo studio di Spallanzani. Un battere
un
urtare
un tintinnare
e colpi contro la porta e bestemmie
e maledizioni (
) Nathaniel entrò di corsa preso da
una angoscia indicibile. Il professore aveva preso una donna per
le spalle, Coppola (un misterioso orologiaio) per i piedi e tiravano
e strappavano, lottando furiosi per possederla
" Quando,
poi, Coppola si rivela l'acerrimo nemico Coppelius e riesce ad impadronirsi
del corpo conteso, Spallanzani a terra fra vetri rotti e gli occhi
di lei, grida a Nathaniel: "
mi ha rubato l'automa migliore
venti anni di lavoro
ci ho messo corpo e anima
l'orologeria
la parola
i passi
tutto mio
gli occhi
gli
occhi rubati a te
"
II. Se Olimpia era riuscita a irretire un uomo solo tra tutti, l'automa
sosia della bella operaia nel film "Metropolis" (Fritz
Lang, 1927) riesce ad ingannare tutti tranne uno. L'ambiente è
una città del futuro la cui forma sopravvive ancora nell'immaginario
comune e ne modella le proiezioni. L'automa, creato per sobillare
una rivolta contro il potere, si mischia tra gli operai grazie
all'aspetto tratto, trasferito (clonato?) da una di loro. Inutile
dire che l'innamorato dell'originale svela la copia e conquista
il lieto fine.
III. Nel 1968 Philip K. Dick pubblica "Ma gli androidi sognano
pecore elettriche?" (cui si ispirò Ridley Scott per
il film "Blade Runner") in cui il personaggio principale,
Rick, come mestiere fa il "ritiratore" (cacciatore di
taglie) di umanoidi irregolari.
Gli umanoidi sono robot così sofisticati, sia nei materiali
che nelle possibilità del loro cervello, che risultano, oltre
che completamente identici all'essere umano, addirittura superiori
come forza fisica e intelligenza. Nel romanzo, ambientato nel 1992,
sulla terra contaminata rimangono ben pochi uomini, e questi sopravvivono
col sogno di possedere un cucciolo, un animale, un qualsiasi essere
vivente "vero": possiedono pecore, cavalli, cani finti
praticamente identici agli animali organici, ma il solo fatto che
siano artificiali svilisce il godimento di possederli. Rick possiede
una pecora artificiale e ne sogna una vera, ma il suo mestiere lo
porta a sempre maggiori difficoltà nel riconoscere la differenza
tra gli umanoidi a cui dà la caccia e i veri esseri umani,
tra la donna che utilizza macchine per provare emozioni e l'androide
così sviluppato che ne sviluppa di sue, inattese e originali.
IV. Nel libro di Dick l'unico test valido per riconoscere gli androidi
si chiama "test di Voigt-Kampf" e misura il "livello
di appiattimento dell'affetto", ovvero la capacità di
empatia con altri esseri umani: l'androide non proverebbe grandi
emozioni per la scomparsa di un suo simile.
Alan M. Turing nel 1950, nel pieno dei suoi studi sull'intelligenza
artificiale, inventò un test per rispondere alla domanda:
"una macchina può pensare?". Il test risulta essere
una specie di gioco dell'imitazione. Vi sono tre partecipanti: l'esaminatore,
un uomo e la macchina. L'uomo e la macchina vengono chiusi in due
stanze differenti e l'esaminatore dall'esterno e senza conoscere
in quale stanza è l'uomo e in quale è la macchina,
pone delle domande tramite telescrivente con la mira di scoprire
in quale stanza è l'uno e in quale l'altra. Le risposte dell'uomo
mireranno a spingere l'esaminatore a riconoscerlo, mentre le risposte
della macchina punteranno a confondere l'esaminatore rispondendo
come se lei fosse l'uomo. Se la macchina riuscisse a ingannare l'esaminatore
si potrebbe dire che pensa? |
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MATERIALI
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Ernst Theodor Amadeus Hoffmann "Der Sandmann";
trad.it. "L'uomo della sabbia e altri racconti", Rizzoli,
Milano, 1950 |
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Il sito di un vero appassionato del film "Metropolis"
di Fritz Lang può essere un buon punto di partenza per vedere
numerose immagini e sapere tutto quel che si potrebbe sapere, sia
per il materiale interno al sito che per il link raccolti. |
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Attualmente in Italia di Phlip
K. Dick sono stati ristampati quasi tutti i titoli, così
non è difficile poter trovare "Do Androids Dream of
Electric Sheep?" (Baror International, New York, 1968; trad.
it. "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", Fanucci
Editore, Roma, 2000). Il film Blade Runner è ugualmente celebrato
on line da numerosi siti, ma possiee una sua home
page in cui si trovano molti materiali iconografici e
critici. |
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Il sito di riferimento da visitare per avere una panoramica
dello stato delle ricerche sugli androidi è l'osservatorio
"androidworld".
Ma se si vuole veramente capire la complessità di questi
progetti conviene almeno scorrere qualche pagina di (relativamente
semplici) istruzioni
tecniche. |
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Il Test di Turing viene formulato in "Computing
Machinery and Intelligence" (in Mind, 59, 236, 1950)
inserito con il titolo "Calcolatori e intelligenza" in
"L'io della mente" di Douglas R. Hofstadter e Daniel C.
Dennett, Adelphi, Milano, 1985 ("The Mind's I. Fantasies and
Reflections on Self and Soul", Basic Books, 1981).
Al Test è dedicato un intero sito con articoli e interviste
anche dello stesso Alan M. Turing, e navigando è possibile
imbattersi anche con chi sta tentando di sviluppare un
programma (è possibile scaricarne il download)
che realizzi il test e risponda alla domanda iniziale posta nell'articolo
sopracitato ("la macchina può pensare?"). |
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Valerie, un androide domestico
reperibile al sito di androidworld
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Immagine da "Metropolis",
Fritz Lang, 1927
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Immagine dal film "Blade Runner",
Ridley Scott, 1982
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