Il 19 ottobre 2022 abbiamo ospitato, in collaborazione con Fondazione Ravasi-Garzanti, il secondo incontro del ciclo “Longevità e Innovazione“. Il seminario di approfondimento, dal titolo “Dalle age-friendly cities alle Longevity Cities. Un cambio di paradigma per ripensare la città alla luce della rivoluzione demografica in corso“, ha visto Nicola Palmarini, direttore dello UK National Innovation Center for Ageing (NICA), presentare il proprio lavoro di ricerca su sviluppo e promozione di soluzioni innovative dedicate all’invecchiamento della popolazione.
All’incontro hanno partecipato Guido Romeo, giornalista su temi dell’innovazione e co-autore del libro “Per soli uomini” (Codice Edizioni) sulle discriminazioni digitali e le nuove forme di digital divide (algoritmo, generi e generazioni), ed Elisabetta Donati, responsabile della segreteria scientifica di Fondazione Ravasi-Garzanti.
In questa pagina rendiamo disponibili la registrazione video e i podcast dell’incontro, una sintesi e un report, e alcune fotografie.
Sintesi dell’incontro
• Longevità e crisi climatica sono i due macro-eventi centrali nel disegno del futuro. Dall’interpretazione della loro connessione dipende la nostra capacità di trasformare una rivoluzione demografica irreversibile in un’opportunità di rinnovamento sociale ed economico.
• Le age-ready cities o longevity cities costituiscono l’esempio di come la città possa diventare un soggetto proattivo capace di suggerire stili di vita e comportamenti virtuosi di cui beneficia l’interno arco di vita di un individuo.
• Il processo di invecchiamento è, prima di essere individuale, sociale. Ripensare la longevità è allora la via per ripensare il rapporto di interdipendenza tra generazioni, le politiche del lavoro, il mercato, le relazioni sociali, le diseguaglianze.
• Dall’innovazione ispirata dalla longevità alle strategie per in-formare interi piani di vita. Al centro, i principi etici con cui si disegneranno città e servizi.
Innovazione, ricerca, intelligenza artificiale, stili di vita, partecipazione. Se interpretassimo nella sua complessità la parola longevità, non esiteremmo ad affermare che nella transizione demografica che sta interessando la popolazione del Pianeta, si nascondono tra le leve più sfidanti per attivare processi di innovazione. Non è facile vedere in una condizione in cui prevale una narrazione di fragilità, cura assistenziale, patologie, l’opportunità di far emergere strumenti e strategie utili a costruire politiche efficaci, scardinare stereotipi e disuguaglianze, fare e gestire innovazione. Un salto “Oltre lo specchio di Alice”, per usare il titolo del recente libro del presidente della fondazione Piero Bassetti, che Nicola Palmarini, come direttore dello UK National Innovation Center for Ageing, (NICA), prova a compiere ogni giorno.
Tutto ciò presuppone la capacità di una lettura trasversale e connessa tra attori e contesto, l’attribuzione, a principi come l’interdipendenza e la relazione, di un valore costituente l’etica che dovrà disegnare o ridisegnare città e servizi. Per questo, come si capirà nello sviluppo della discussione del seminario, sarà indispensabile vedere la città soprattutto come un sistema fatto di relazioni, e guardare ai due macro-eventi che caratterizzano la nostra epoca, aumento della longevità e crisi climatica, nella loro stretta connessione. Ne guadagneremo in termini di impatto sociale ed economico, ma anche nella possibilità di costruire un nuovo rapporto intergenerazionale. I luoghi di attivazione di queste pratiche ispirate da un nuovo approccio alla longevità, come si può ascoltare dalle parole di Donati e Palmarini, sono molteplici: lavoro, istituzioni, esercizi commerciali e culturali, e naturalmente l’intera città, che è poi l’oggetto di questo seminario.
Per capire come questo ripensamento della longevità in-formi l’interfaccia urbana è forse sufficiente citare l’esempio di Oslo, che ha importato gli Alzheimer Village nati in Olanda rendendoli coerenti a loro modello sociale fortemente inclusivo, e li ha posizionati al suo centro. Così il “villaggio degli anziani” è diventato, geograficamente e simbolicamente, il cuore del villaggio, suggerendo alla comunità tutta di prendersene cura. Perché, in definitiva, lo scopo è quello di coinvolgere i cittadini a essere parte attiva di un processo di invecchiamento che prima di essere individuale, è sociale. Il nuovo paradigma delle “age-ready cities” del resto disegna una città proattiva capace di suggerire stili di vita e comportamenti virtuosi (Palmarini affronterà per esempio anche l’aspetto della “camminabilità”) ai longevi di oggi e di domani, a beneficio cioè dell’interno arco di vita di un individuo. A dimostrazione di come promuovere innovazione nel settore di longevità e invecchiamento induca a sviluppare una narrativa di incontro, anziché di conflitto, e di andare oltre la concezione delle generazioni come corpi di età separate, per guardare in modo più complesso alle esperienze di vita.
In quest’ottica, spiegano i relatori, anche investire nelle politiche che riguardano i primi mille giorni di vita diventa importante, con strategie che in-formano interi piani di vita ispirati all’idea della vita longeva.
Sottotraccia, ma necessariamente presente per una fondazione come la Ravasi-Garzanti che ha il mandato di promuovere il benessere delle persone anziane, e come la stessa Bassetti che ha nella responsabilità dell’innovazione la sua mission, la costante attenzione al tema delle diseguaglianze. Per evitare il rischio che alcuni modelli più friendly dell’invecchiamento producano ulteriore esclusione; per arginare un mercato che spesso propone di “diventare vecchi senza invecchiare”; e per aumentare la consapevolezza che l’accesso alle cure, garantito solo dove presente un solido servizio sanitario nazionale, costituisce un presupposto necessario per l’esistenza stessa di una popolazione longeva e in salute.
(Il report è in formato PDF, scarica da QUI)
Alcune immagini dell’evento:
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