“Facciamoci amici gli
artefatti cognitivi e sociali
perché sono nostre
estensioni, sono una
nostra grande risorsa per
navigare il mondo.”
È una frase del Manifesto Ibridi, scritto e proposto all’adesione, da Gianandrea Giacoma, Gianluca Bocchi, Luisa Damiano e Davide Casali. Una intuizione che proviene dall’esperienza del fare, quella di parlare a coloro che si identificano, o anche solo si percepiscono, all’interno di un cambiamento radicale nella relazione tra l’uomo e il mondo circostante. Una tensione che mette in causa l’essenza umana tra lo spirito e la tecnologia.
Ho scelto questa frase perché sottolinea come il nostro corpo, le nostre percezioni e la nostra sensibilità saranno, sono già, mutanti a causa del sempre più intimo interfacciarsi con apparecchiature, “artefatti”, che ne estendono i confini.
Non credo si possa parlare di “identità aumentata” parafrasando i discorsi sulla “realtà aumentata” o su l’enhancement del corpo con protesi e tecnologia varia (ne abbiamo più volte abbiamo parlato in questo sito). Perché l’identità è come l’acqua che procede dove trova i varchi per diffondersi, e laddove non va è perché non arriva per sua quantità o perché il clima non gli è congeniale.
Vi invito quindi a una lettura attenta di questo Manifesto, importante e illuminante, nelle sue quattro parti: Complessità, Accelerazione, Interazione, Mente. Presentate in modo minimalista con una sorta di introduzione definitoria ed esortativa, una parte centrale dall’afflato poetico e una terza parte esplicativa.
Vi invito perché se siete interessati all’innovazione responsabile è da considerare questo manifesto come una sottolineatura di un passaggio radicale in atto nella società.
Leggetelo, meditate, aderite e commentate.