Aggiornato il 5 settembre 2004 con la nota sul Principio di precauzione.
E’ il titolo della trasmissione di scienza di Radio24, “Il Volo delle Oche”, andata in onda il 27 aprile 2004, in cui il Prof. Paolo Milani, del Dipartimento di Fisica all’Università di Milano, ha parlato delle nanotecnologie e delle loro implicazioni etiche. L’intervista, disponibile in un file audio nel sito di Radio 24, è riportata nel testo seguente.
[Radio24] Qualcuno ha già coniato il termine nanoetica, benvenuto al Prof. Paolo Milani. Lei oltre ad essere professore all’Università di Milano, è Direttore di un Centro Interdisciplinare sulle nanotecnologie ed è quindi la persona ideale per affrontare questo problema. Prima però le chiederei una acrobazia. In un minuto e mezzo o due, dovrebbe riuscire a spiegarci di cosa stiamo parlando, che cosa sono le nanotecnologie ?
[Milani] Dunque, è veramente un’acrobazia, comunque, tentando di semplificare senza essere semplicistici, direi che sono un nuovo approccio alla comprensione di fenomeni naturali complessi, fenomeni sia della natura inanimata che degli organismi viventi. Quindi un approccio che tenta di comprenderli ed in qualche modo di imitarli combinando parti come in un meccano, parti che sono appunto sulle dimensioni del nanometro, da cui il termine nanotecnologie.
[Radio24] Sta parlando praticamente di atomi ?
[Milani] Stiamo parlando di qualcosa di un pochino più grosso degli atomi, di molecole o aggregati di atomi di qualche centinaio di elementi, che sono diciamo poi i mattoni di cui si serve la natura per compiere funzioni complesse. Noi cerchiamo di comprendere come fa e di imitarla, imitandone diciamo le cose buone, le cose utili evitando quello che potrebbero essere i problemi che da queste tecnologie possono nascere.
[Radio24] Invece noi, cercheremo di parlare dei problemi, perchè se da un lato è abbastanza evidente quello che una tecnologia di questo tipo può portare di benefico alla nostra società, al miglioramento in termini di salute con le nuove tecnologie, quello che colpisce è che la comunità scientifica si sta già interrogando su quali potrebbero essere invece i problemi, le polemiche che insorgono, in modo da non fare come è successo nel caso, ad esempio, delle biotecnologie, degli organismi geneticamente modificati, di andare direttamente ad un movimento di scontro con l’opinione pubblica o con i movimenti ambientalisti ma cercare di capire quali possono essere i problemi per scegliere poi la strada migliore.
[Milani] Ecco ci sono visioni di tipo catastrofista, ricordiamo il libro di Michael Crichton, Prey, in cui una nuvola di nanomacchine autoassemblatisi, autoriproducenti, si ribella, ecco queste sono evidentemente esagerazioni, ma quali sono invece dal punto di vista di un tecnico come Lei, evidentemente un difensore delle nanotecnologie, i possibili problemi ?
[Milani] Allora, i possibili problemi sono i problemi che nascono dal cattivo uso della tecnologia, ma questo non è qualcosa che riguarda solo ed esclusivamente le nanotecnologie, ma in generale è un tipo di approccio che può essere dannoso. Il caso delle biotecnologie di organismi geneticamente modificati, ne è un esempio, ma ce ne sono tanti altri di tecnologie che ci sono familiari, che provocano danni sulla salute, sull’ambiente che non siamo in grado di gestire. Anzi, per certi versi le nanotecnologie nascono come una risposta all’insorgere di questi problemi che nascono da tecnologie già ben sperimentate ed introiettate nella società. Questo quindi in generale. Per venire alle nanotecnologie –tralasciando tutta la fantascienza che si sta facendo sui possibili sviluppi che riguardano robot che si autoassemblano, macchine piccoline che vanno in giro e colonizzano il pianeta, ma questo diciamo è fantascienza e non credo che dovrebbe far parte di un dibattito serio a livello di società civile, a livello di politica per governare un certo tipo di scelte– i rischi, che si possono intravedere, sono rischi legati alla ancora mancanza di conoscenza di certe tematiche o di certe conseguenze che l’uso delle nanotecnologie potrebbero avere sulla salute e sull’ambiente.
[Radio24] Quindi un approccio secondo il principio di precauzione [Ndr: v. nota (*)], diciamo ?
[Milani] Esattamente, che è senz’altro un approccio che metodologicamente è consigliabile appunto in tante direzioni e non solo a quello delle nanotecnologie. Le nanotecnologie, diciamo, sembrano un terreno particolarmente utile per esercitare questo principio proprio perché si propongono come un nuovo paradigma e quindi è necessario validare questo paradigma in diverse situazioni proprio per scegliere dove è più appropriato applicarle e dove invece è meglio predisporre già delle soluzioni o addirittura astenersene.
[Radio24] E ci sono dei Centri di Ricerca che si stanno proprio occupando nello specifico di questo. Lei mi citava, ad esempio, in Canada, a Toronto, c’è proprio un Dipartimento, un Centro di Studi di Etica Applicata.
[Milani] Si, esattamente. A Toronto, questo Centro di Etica che fa capo all’Università di Toronto, sta svolgendo un’indagine, sta preparando un documento che, penso, sarà reso noto nei prossimi mesi. Un documento sugli effetti delle nanotecnologie, sugli effetti benefici. Si sta lavorando. Noi partecipiamo all’elaborazione di questo documento, si sta elaborando una serie di previsioni, soluzioni tecniche basate sulle nanotecnologie che possono essere ritenute od adoperate in maniera benefica per problemi che insorgono in Paesi in via di sviluppo. Problemi legati alla difficoltà, ad esempio, all’approvvigionamento di energia, all’approvvigionamento di acqua o a problemi sanitari, con lo scopo di proporre soluzioni prima di tutto sostenibili ed, in secondo luogo, soluzioni che non abbiano ricadute sull’ambiente, o sulla gestione di queste soluzioni negative per le popolazioni che ne fanno uso.
[Radio24] Nonostante per ora di danni legati alle nanotecnologie non se ne siano ancora verificati, ed è più che possibile che non se ne verificheranno mai, è prevalso l’atteggiamento di cominciare già a discutere di possibili problemi tanto che, ad esempio, organizzazioni ambientalistiche come Greenpeace siedono agli stessi tavoli in cui si devono definire i limiti entro cui muoversi. Un approccio, diciamo così di governance.
[Milani] E’ un approccio molto sano. Un approccio che i Paesi Anglosassoni stanno promuovendo, in particolare gli Stati Uniti e l’Inghilterra, soprattutto negli Stati Uniti ci sono concentrazioni accademiche ed industriali che sono più avanti in questo tipo di studi, è chiaro poi che il problema se lo sono posti prima e se lo sono posti in una maniera che vede il coinvolgimento di soggetti sociali, politici, ambientali, in maniera appunto da sviluppare un approccio che tenga conto delle esigenze di tutta la società e non solo di certi settori dell’Industria o certi settori dell’Accademia e, quindi, sia in grado di dare un feedback continuo ed uno stimolo continuo a chi poi fa ricerca o ricerca applicata per trovare delle soluzioni che siano condivise da tutta la società.
[Radio24] Lei mi diceva che anche voi spesso non sapete bene come fare, mancano i protocolli.
[Milani] Siamo in uno stadio in cui non esistono ancora protocolli: né industriali né tanto meno sanitari, tossicologici, per la manipolazione di certi sistemi. Sono protocolli in via di elaborazione, sono protocolli che si stanno sperimentando in diversi laboratori, compreso qui al nostro laboratorio a Milano, ed è un passo estremamente importante, perché chi deciderà quali sono le regole, poi, è chiaro che controllerà il gioco successivo. Quindi potrebbe essere uno scenario in cui il nostro Sistema Ricerca avrebbe tutto l’interesse a partecipare, anche il nostro Sistema Industria, ma che purtroppo ancora una volta ci vede un pochino in secondo piano, per tutta una serie di motivi che penso siano noti.
[Radio24] Lei vorrebbe proprio concludere con una nota pessimistica.
[Milani] No, diciamo che vorrei concludere con una nota di incoraggiamento. Lo spazio disponibile da occupare è ancora molto, le capacità, che ci sono nel Paese, sono comunque valide e notevoli. E’ chiaro che, però, senza un approccio di governance, quindi una politica della Ricerca ed un appoggio alla Ricerca, fatto in una certa maniera, rischiamo ancora una volta di non essere seduti ai tavoli più importanti.
[*] Del Principio di precauzione, in questo sito, si può leggere nel Percorso specifico sviluppato tra Luglio 2000 e Agosto 2002, mentre negli Argomenti trattati alla fine del 2002 è possibile leggere un’intervista di Margherita Fronte a Paolo Vineis. Inoltre, più di recente, il Principio è stato nominato in tre articoli scritti nel 2003.