Un Workshop internazionale realizzato da Luisa Damiano, Paul Dumouchel e Yoko Matsubara con Global COE Ars Vivendi.
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Takanori Shibata, Senior Researcher presso il Japan’s Institute of Advanced Industrial Sciences and Technology (Tsukuba, Giappone). Shibata è l’inventore di PARO, un robot avente le sembianze di un cucciolo di foca che viene impiegato in ambiti terapeutici di carattere psicologico. Attualmente PARO è il robot a uso psico-terapeutico più usato nel mondo ed è il primario strumento di quanto, utilizzando il linguaggio di Shibata, si può concepire come una «robot therapy», ispirata alla «pet therapy».
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Takanori Shibata
Robot Therapy
Ideazione e applicazioni terapeutiche del robot Paro
Durante la conferenza del 24 gennaio, il Dottor Shibata ha presentato gli aspetti essenziali dell’idea di “Robot Therapy”. Si tratta di un progetto che è stato avviato nel 1993 e che ha portato alla costruzione di Paro, un robot le cui sembianze sono ispirate a quelle di un cucciolo di foca. Il Dottor Shibata ne riconosce uno degli antenati più significativi nelle tradizionali bambole meccaniche giapponesi costruite dagli ingegneri del periodo Edo, dette “karakuri dolls”. Spesso i protagonisti della robotica giapponese le considerano come i progenitori dei robots. Ma, come sottolinea il Dottor Shibata, l’albero genealogico di Paro le ibrida con antenati d’altro genere, d’origine non ingegneristica, bensì biologica: i cuccioli addestrati e impiegati a fini terapeutici. L’obiettivo del progetto Paro è sostanzialmente questo: sviluppare l’idea della “pet theraphy” al livello delle interazioni uomo-robot, arricchendola di specifiche funzioni. L’idea di base è che i robots sono più sicuri e igienici degli animali, specialmente in contesti quali gli ospedali e le case di cura.
Il Pet-robot Paro è stato concepito come uno strumento terapeutico atto a coprire un’ampia fascia di disagi – problemi di depressione, solitudine, stress, comunicazione… Ma le diverse applicazioni del robot hanno mostrato che il suo campo d’azione è ben più esteso, tanto da includere anche il trattamento di soggetti affetti da Alzheimer e di soggetti affetti da autismo.
Per progettare Paro, il Dottor Shibata ha esplorato soprattutto ambienti di cura dedicati a anziani e malati, studiando la limitata socialità che spesso caratterizza la vita di questi soggetti quando risiedono in contesti come ricoveri e ospedali. L’esito è consistito nella produzione di un robot di piccola taglia che, per certi aspetti, ha l’apparenza di un peluche. Ma, diversamente dai comuni giocattoli somiglianti ad animali, Paro è dotato di funzioni robotiche e caratteristiche morfologiche che gli permettono di stimolare e produrre un’interazione affettiva significativamente intensa, duratura e dagli effetti terapeutici. Paro, oltre a disporre di un morbido manto di pelo fatto a mano e di occhi grandi e dolci, ha il peso di un neonato umano e produce e mantiene una “temperatura corporea” simile alla nostra. Ha sensori che ne orientano lo sguardo e il movimento della testa e della coda in base all’interazione in tempo reale con l’utente umano. Inoltre può rispondere a stimoli sonori con un verso di richiamo e, in particolare, può imparare a rispondere al nome che l’utente decide di dargli. Le sue batterie vengono ricaricate da un “biberon elettrico” che va inserito nella bocca del pet-robot. Quando Paro viene spento o si scarica, sembra addormentarsi e dormire. E quando viene ricaricato o acceso, prima di entrare pienamente in funzione, esibisce un processo di “risveglio” piuttosto lungo e verosimile. Nelle prime versioni il robot poteva anche muoversi in modo autonomo nello spazio, ma, poiché i principali utenti sono bambini e anziani, per motivi di sicurezza il Dottor Shibata ha preferito rinunciare a questa funzione.
Durante la conferenza, il ricercatore ha presentato una panoramica dettagliata degli usi terapeutici di Paro e dei risultati ottenuti. Il successo del robot non riguarda solo individui soggetti a solitudine e depressione. Il cucciolo robotico è molto apprezzato anche dalle coppie, anziane e meno anziane, e, in generale, da nuclei familiari, presso i quali talvolta affianca, e talvolta sostituisce, cane o gatto. Un significativo successo è stato riscontrato anche nei ricoveri per anziani e nei centri terapeutici specializzati nel trattamento di malati di Alzheimer e di bambini autistici. Tendenzialmente Paro riesce a catturare l’attenzione di questo tipo di utenti, che, in tempi brevi, sviluppano una relazione affettiva con il cucciolo-robot. Uno degli esiti più frequenti dell’impiego di Paro, evidente anche con bimbi autistici e con soggetti con l’Alzheimer, è un generale aumento degli skills di carattere sociale e, soprattutto, un evidente miglioramento dell’interazione con i terapisti. Come ha tenuto a evidenziare il Dottor Shibata, in alcuni casi è stato registrato anche un sensibile incremento dell’attività del sistema immunitario degli utenti e, nei depressi, un miglioramento significativo e duraturo delle condizioni psicologiche. Talvolta Paro è riuscito persino a sostituire con successo i medicinali.
In occasione del convegno, il Dottor Shibata ci ha invitato nel suo laboratorio presso l’Aist di Tsukuba, dove l’abbiamo intervistato. L’intervista sarà pubblicata prossimamente in questo blog.