Oggi la scienza dell’artificiale si estende alla sfera delle emozioni. Con la recente re-inclusione della dimensione emozionale tra gli aspetti della cognizione, la linea del pensiero scientifico che più di ogni altra conosce attraverso il fare – costruire, creare, fabbricare – ha ampliato il proprio movimento conoscitivo nell’ambito dello studio dei processi cognitivi. La sfida già intrapresa nel dominio della cognizione – quella che negli anni dell’ascesa del computazionalismo ha dato origine al programma classico dell’ ‘intelligenza artificiale’ e, più recentemente, a quello post-classico della ‘vita artificiale’ – ha assunto una nuova direzione di sviluppo. Si tratta del progetto di costruire agenti artificiali capaci di interagire e sintonizzarsi a livello affettivo ed emozionale con attori umani. E’ uno sviluppo scientifico e tecnologico il quale – più che aggiungere nuovi strumenti e mezzi di comunicazione, come recentemente hanno fatto internet e i telefoni cellulari – potrebbe trasformare significativamente il nostro mondo. Potrebbe non limitarsi ad aumentare le nostre capacità di interagire e comunicare tra di noi. Promette di estendere a nuovi partners la nostra conversazione sociale. L’idea degli agenti artificiali non concerne puri strumenti, ma interlocutori. Se questi agenti, come quelli umani, dimostrano di essere sorgenti di iniziativa, le conseguenze della loro introduzione nel nostro ambiente sociale non sono prevedibili. Per questo è fondamentale esplorare le aspirazioni, le difficoltà e le incertezze di questo sviluppo della scienza dell’artificiale mentre è ancora a uno stadio (relativamente) iniziale – specialmente in considerazione della velocità alla quale il suo movimento di strutturazione si sta realizzando.
Quest’attività di produzione scientifica – dagli esordi promettenti sia nel quadro della robotica, sia in quello dell’informatica – è divenuta oggetto di un progetto di ricerca di carattere epistemologico. Si tratta di uno sviluppo – una diramazione – di un programma d’indagine più ampio, Empathy at Frontier Sciences, finanziato dalla Japanese Society for the Advancement of Sciences allo scopo di esplorare le possibilità di ‘naturalizzazione’ del concetto di empatia aperte dalla produzione teorica e sperimentale attuale della scienza cognitiva, in particolare d’orientamento post-classico (1). La collocazione in Giappone e l’inclinazione epistemologica costruttivista ci hanno portato a concentrare parte di questo ampio progetto concernente la naturalizzazione dell’empatia sull’artificializzazione delle emozioni e della relazione empatica. Il nucleo dell’interrogazione è l’artificialità della produzione emozionale fatta oggetto di indagine. Tre i punti primari. (I) La scienza che cerca di generare relazioni affettive, emozionali ed empatiche nello spazio d’interazione tra attori umani e attori artificiali è una scienza simulativa o creativa? La differenza è cruciale, dato che esprime tutta la distanza tra produrre una sofisticata e convincente marionetta e creare un agente indipendente capace di interagire emozionalmente con gli esseri umani. (II) Questa scienza concepisce le affezioni, le emozioni e l’empatia che tenta di creare come caratteristiche umane da simulare mediante l’utilizzo di artefatti o come creazioni interattive che, con l’impiego di agenti artificiali, si arricchiscono di nuove dimensioni? E’ chiaro che tale differenza è fondamentale sia per la responsabilità sociale di coloro che perseguono queste ricerche, sia per le questioni etiche che esse originano. Tantopiù che una questione soggiacente è (III): quando – a che punto – una simulazione soddisfacente del comportamento umano e dell’emozione diventa una ‘cosa vera’? Un’ipotesi è che la differenza tra i due estremi di quest’alternativa non sia una diversità di natura, ma di grado. Sono sostanzialmente queste le questioni che intendiamo esplorare incontrando e intervistando i protagonisti del settore, sia giapponesi che di altra provenienza. Tendenzialmente lo facciamo nei loro laboratori, mediante l’esplorazione diretta di – e l’interazione con – gli artefatti di loro produzione.
La Fondazione Bassetti ha generosamente offerto alla ricerca uno spazio su questo sito che preliminarmente vorremmo destinare a una sorta di diario dell’esplorazione, da sviluppare col procedere dell’indagine. Riteniamo che, in vista di una discussione proficua sulle implicazioni etiche dell’empatia artificiale e sulle responsabilità sociali che essa comporta, sia essenziale innanzitutto fare attenzione a quanto sta accadendo, precisamente, nel campo e alle finalità sociali intorno a cui il suo sviluppo si articola. E’ questo che stiamo perseguendo nella fase iniziale della nostra indagine e che vorremmo offrire alla riflessione dei visitatori del sito della Fondazione: il punto di vista di coloro che operano nel campo sulle promesse e sulle difficoltà di questo tipo di produzione scientifica, sugli usi previsti, sugli scopi; e su un futuro imminente popolato da agenti artificiali. Ci è parso che potrebbe essere interessante disporre di un blog in cui presentare il risultato (ancora relativamente grezzo) dei nostri incontri coi pionieri dell’empatia artificiale. Potrebbe essere l’occasione di avviare una discussione in cui noi potremmo guadagnare in termini di commenti, questioni e sfide e i visitatori del sito in termini di informazione e riflessione condivisa.
Il nostro primo contributo al blog contiene un breve schema del progetto di ricerca, il protocollo d’intervista che stiamo utilizzando e un breve riassunto del nostro primo incontro coi ricercatori contattati.
1.
Il progetto è svolto da Luisa Damiano (Ph. D. in Antropologia ed Epistemologia della Complessità) sotto la supervisione del Pr. Paul Dumouchel (Full Professor in Filosofia) presso la Gr. Sch. Core Ethics and Frontier Sciences della Ritsumeikan University di Kyoto, Giappone. (torna al testo)
Questo sito web utilizza i cookie per consentirci di fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.