Lo scorso 15 febbraio 2011 il quotidiano La repubblica (pagina 56 della sezione cultura) ha pubblicato un’intervista di Franco Marcoaldi a Martin Rees, astronomo reale di Cambridge nonchè ex presidente della Royal Academy.
L’intervista, ruotando attorno alla prima domanda posta da Marcoaldi: “qual è il rapporto di uno scienziato come lei rispetto al variegato mondo delle credenze?” tocca via via i temi della religione, della globalizzazione, del rischio, delle biotecnologie, dell’esitenza o meno di extraterrestri e dello sviluppo della robotica, del multiverso e dell’astrologia, delle nuove tecnologie e della fantascenza, eppure il filo conduttore di tutte le risposte di Rees infine risulta essere il rapporto tra lo scenziato e la politica, le problematiche della governance e della comunicazione della scienza.
Ci permettiamo di citare alcuni passaggi che centrano in modo particolare le tematiche che trattiamo nelle pagine del nostro sito:
«Le potenzialità benefiche offerte dalle nuove tecnologie sono sempre più alte, ma anche i rischi crescono. Diciamo così: non sono pessimista sulla scienza, quanto piuttosto sulla governance politica del suo ininterrotto e rapidissimo sviluppo»
«Gli avanzamenti della scienza e della tecnologia hanno reso l’uomo più consapevole. Hanno spazzato via molte inutili paure (…) pensi all’avvento dei telefonini in un paese come l’Africa. Il problema, semmai, è come coinvolgere il maggior numero di cittadini nel dibattito sulle priorità della ricerca scientifica. Se si evitano inutili tecnicismi, è possibile farlo. Anzi, è indispensabile: i dilemmi etici che lo sviluppo scientifico solleva riguardano tutti».
«(…) è certo che in questo secolo, grazie allo sviluppo della genetica e delle tecniche cyborg, potrebbe cambiare qualcosa che è rimasta inalterata per millenni: la natura dell’essere umano. Vede, è diffusa la credenza secondo cui gli uomini rappresenterebbero il culmine dell’evoluzione: ma nessun astronomo sposerebbe questa teoria (…) Le creature che osserveranno la morte del Sole non saranno più esseri umani, bensì entità differenti da noi, come noi siamo differenti da un insetto.
Questa prospettiva cosmica, misurata in bilioni di anni, non mi allontana affatto dai problemi di oggi. Al contrario, mi rende ancor più consapevole del fatto che certe decisioni che prendiamo oggi influenzeranno la vita futura dell’intero pianeta. Occorrerebbe uno sguardo lungo e invece la politica agisce sempre di più nel breve periodo, ha bisogno di un ritorno elettorale immediato. Il ruolo dello scienziato è difficile, ma mi creda, oggi è infinitamente più difficile quello del politico».
Inseriamo qui sotto il video della lecture di Martin Rees al TED talk (2005) dal titolo “Martin Rees asks: Is this our final century?”, dove, dopo una prima parte dedicata a una panoramica sulle principali incognite astronomiche, vengono esposti i dubbi e le preoccupazioni, in quanto cittadino-scienziato, sulla governance della scienza.
(è possibile selezionare i sottotitoli in italiano)
(foto: Martin Rees di jgraham da Flickr)