In occasione della seconda edizione di InnovAction, tenutasi ad Udine tra il 15 e il 18 febbraio, il Sole 24 Ore ha dedicato alla manifestazione due pagine. In esse vi sono, sia per la rilevanza degli argomenti che per l’autorevolezza degli autori, due articoli da segnalare: il primo di Jean Paul Fitoussi “L’innovatore? Ha un volto etico”, il secondo di Derrick De Kerckhove, L’intelligenza è un bene collettivo”.
Al centro dei due articoli vi è il tema della responsabilità collettiva di fronte ai problemi posti dalla modernizzazione e dalla globalizzazione. Per Fitoussi l’incremento delle nuove tecnologie ha creato insicurezza, in chiave planetaria, sia per quanto riguarda l’energia che l’ambiente.
Insicurezza destinata ad aumentare con l’affacciarsi sul mercato mondiale dei PVS, che per mantenere il loro tasso di sviluppo devono aumentare i loro consumi di energia e ambiente. Di qui la necessità che il mondo occidentale si assuma la responsabilità di produrre innovazioni compatibili con il risparmio energetico e con l’ambiente, innovazioni che poi potranno essere trasferite ai PVS, con un vantaggio sia di questi ultimi che del mondo industrializzato.
L’articolo di De Kerckhove pone invece l’accento sui rischi che comporta l’utilizzo di risorse condivise sulla rete. Wikipedia e You Tube sono una risorsa globale, che aumenta la capacità della memoria condivisa. Però l’ampiezza della condivisione e la velocità della diffusione può portare la co-creazione a fenomeni indesiderati, come si è visto recentemente anche nel nostro paese con i casi del cosiddetto “bullismo”.
Resta da chiarire, sia per Fitoussi che per De Kerckhove come, al di là delle petizioni di principio sulla responsabilità collettiva, attraverso quali strumenti si riesce ad attivare quella individuale, che è quella che poi opera nel concreto.
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