Vivere una vita lunga e felice o una breve e triste: questo dilemma paradossale potrebbe apparire come il motto del Movimento dei transumanisti, almeno alla lettura dell’articolo di Giorgio Ieranò “Belli e immortali, ecco chi vuole creare il superuomo” apparso sul settimanale Panorama del 4 marzo.
Il transumanesimo…
‘sfruttando tutte le risorse della tecnologia, della cibernetica, dell’ingegneria genetica, vuole trasformare gli uomini in superuomini: creature ultraintelligenti, che non invecchiano mai, che sfidano la stessa morte. Per arrivare, alla fine, a una sorta di mutazione della specie provocata dalla scienza’.
‘L’hanno definita “l’idea più pericolosa del mondo”. Per Francis Fukuyama, il teorico della fine della storia, è una minaccia ancora più grave dell’integralismo islamico. Perché rivolta non contro un sistema politico o una nazione ma contro la stessa specie umana così come la conosciamo’.
All’accusa di Fukuyama, che ha parlato come consigliere di Bush e membro del Comitato nazionale di Bioetica, lanciando l’allarme dalle pagine di Foreign Policy, i transumanisti replicano con una polemica dura.
James Hughes, docente di sociologia a Hartford, nel Connecticut, tra i leader del movimento, afferma:
‘E’ buffo che Fukuyama ci consideri più pericolosi dei fondamentalisti islamici. Di certo, fra poco, saremo più popolari di loro. La cricca bioconservatrice di Bush avrà pochissima influenza sullo sviluppo delle tecnologie che migliorano la condizione umana. Tutti gli sforzi dei repubblicani in questo senso sono destinati al fallimento perché viziati da una contraddizione: non si può al tempo stesso essere ultraliberisti in economia e mettere vincoli alla ricerca scientifica e tecnologica. La vera opposizione, semmai, può venire dai fondamentalisti cristiani. Penso anche alla riflessione di un accademico vaticano, Manfred Lutz, dopo il recente ricovero del Papa: ha detto che “nella malattia, nel dolore, nella vecchiaia, nella morte si può percepire la verità della vita in maniera più chiara”. Ebbene, questa è la visione del mondo che noi combattiamo’.
A sua volta Nick Bostrom, il fondatore dell’Associazione transumanista mondiale, dice che:
‘la Casa Bianca dovrebbe preoccuparsi piuttosto di aumentare i fondi per la ricerca mirata all’estensione della durata della vita e allo sviluppo di strategie terapeutiche e tecnologiche mirate a migliorare la memoria, la capacità di concentrazione e le altre capacità umane’.
Le critiche di Fukuyana al transumanesimo si basano sul fatto che:
‘le idee dei transumanisti porterebbero alla negazione del principio di uguaglianza: che ne sarebbe della democrazia in una società in cui iniziano a comparire esseri “postumani”?’.
In un certo senso si tratta di obiezioni simili a quelle espresse da Habermas in relazione alle manipolazioni genetiche. Vedi, in questo sito: Rassegna stampa su Habermas e “Il futuro della natura umana: i rischi di una genetica liberale” (Febbraio 2003).
Ovviamente le posizioni di Habermas e Fukuyama possono esse considerate come espressioni di una ideologia antiscientifica che trascura le possibilità di miglioramento delle condizioni umane. Ribatte, infatti, Riccardo Campa, sociologo della scienza all’Università di Cracovia e responsabile per l’Italia del movimento transumanista:
‘non è natura solo un prato in fiore. Natura è anche malattia, invecchiamento, morte. Noi ci impegniamo per contrastare questi aspetti della natura. Del resto, anche il cardiopatico con un bypass è transumano.’
Campa poi aggiunge:
‘La nostra parola d’ordine è “differenziazione”, “non omologazione”. Ci piace l’idea di un mondo vario, popolato da diverse forme intelligenti: uomini, oltreuomini, mutanti, cyborg, robot, androidi, computer pensanti’.
Occorre aggiungere che attorno al movimento transumanista gravitano altri bizzarri movimenti che poco hanno a che fare con una ricerca scientifica seria.
‘A luglio i transumanisti di tutto il mondo si ritroveranno a Caracas, in Venezuela. Sarà un raduno di gente della più varia estrazione: ex trotzkisti, futurologi, fanatici di cibernetica. Tutti animati dall’utopia prometeica di creare “un essere postumano che sarà più intelligente di ogni genio mai vissuto” come recitano alcuni documenti dell’associazione pubblicati via web.’
Qualcuno, compreso chi scrive, ha qualche dubbio sulle visioni apocalittiche di Fukuyama. La sua profezia sulla “fine della storia” ha dimostrato la propria inconsistenza, almeno nella sua versione più estrema. Questo non significa però che la messa in guardia contro l’ideologia transumanista sia campata in aria. Occorre infatti distinguere la ricerca scientifica “seria” (che può anche essere discutibile sul piano etico e su quello della legittimità democratica) dagli ideologismi futuristici; vedi ad esempio, in questa Rassegna, il recente item “Chimere e ‘Post human’. Buone intenzioni per le vie dell’inferno?“.
Purtroppo, per i più diversi motivi, da quello economico a quello della tentazione presenzialista sui media, anche scienziati con un sicuro background, non sfuggono alle tentazioni come nel caso del prof. Antinori e della setta dei raeliani (vedi, in questo sito, il Percorso sulla Clonazione). Per questo ritengo opportuno ritornare, in un prossimo item, sull’argomento del giuramento degli scienziati promosso da Pugwash, a cui si è qui accennato nel precedente post “I responsabili della ricerca scientifica: scienziati o politici?“.
Giuseppe Lanzavecchia, intervenendo nel Call for Comments che in questo sito è stato associato alla Lecture di David Callahan (Febbraio 2005), ha espresso preoccupazioni sulle conseguenze “inegualitarie” implicite nel progetto transumanista.
Sempre nel sito della FGB si veda “Perchè il futuro non ha bisogno di noi“, il saggio di Bill Joy dove si afferma come le più potenti tecnologie del XXI secolo – robotica, ingegneria genetica, e nanotecnologie – minacciano di fare dell’umanità una specie a rischio. Segnalo il saggio di Joy (come pure gli articoli che, in argomento, hanno alimentato l’iniziativa “Collaborate“), in quanto segna la differenza fra una preoccupazione seria relativa all’uso delle nuove tecnologie e l’utopia degli ideologismi futuristici.
Nella Sezione “Argomenti” di questo sito, si veda inoltre l’item dell’Agosto 2002 “Post-Human“, contenente rimandi ad articoli di Giuseppe O. Longo e Franco Voltaggio, sull’anelito dell’uomo a superare quella che ha da sempre percepito come una propria incompletezza.
Ancora nella Sezione Argomenti, l’item di Gennaio-Febbraio 2003 “Post-Human” contenente articoli su macchine meccaniche e mentali, bionica, e protesi migliorative.