In un recente articolo della Sezione Argomenti, “Chi ha paura delle nanotecnologie?“, mi sono soffermato sul fatto che il crescente impiego delle nanotecnologie comincia a far discutere gli esperti sui possibili rischi. Il tema è stato ripreso (anche se in una dimensione più ampia, che riguarda i rapporto fra opinione pubblico e ricerca scientifica) in un articolo apparso il 9 settembre scorso nel portale Marketpress: “Chiesto un maggiore impegno del pubblico nelle scienze al “Festival of science” britannico” “.
Premesso che:
‘Scienziati, mondo industriale e responsabili politici dovrebbero impegnarsi maggiormente col pubblico sul problema delle scienze e delle tecnologie emergenti’
da parte del ministro britannico per la Scienza e l’innovazione Lord Sainsbury è stato sottolineato che se:
‘la scienza è cruciale per creare prosperità e nuove tecnologie a beneficio dell’intera società’
non bisogna, altresì, dimenticare che:
‘tali tecnologie sollevano anche nuove preoccupazioni sull’etica, la sicurezza, la salute e l’ambiente, e che dovrebbero quindi essere approfonditamente discusse prima di essere immesse sui mercati. Le nuove tecnologie creano nuove eccitanti opportunità, ma possono anche suscitare dubbi e timori’
Il professor Dame Julia Higgins, presidente della “British association for the advancement of science” (Ba), ha posto l’accento sulla necessità di individuare nuove vie, nel momento in cui si avviano nuovi progetti di ricerca, che tengano conto delle preoccupazioni dell’opinione pubblica.
‘Rischio e controllo non sono sullo stesso piano, e se dobbiamo credere agli articoli che appaiono in questi ultimi tempi nei media il pubblico sta diventando sempre più scontento della situazione. Non possiamo lanciare un referendum per ogni nuovo progetto di ricerca da finanziare, [ma] mi sembra che dobbiamo comunque trovare nuove strade per inserire nella procedura le preoccupazioni del pubblico e incoraggiare dibattiti seri su problemi scientifici seri, in modo che il suo punto di vista possa essere tenuto in conto nelle decisioni – sia politiche che commerciali – approvate in suo nome.’
Sul problema delle nanotecnogie, la Higgins ha poi affermato:
‘Mi ero detta che si trattava di progressi chimici nei materiali inerti: che pericoli potevano esserci? E non avevo riflettuto un solo istante sul fatto che stiano parlando di microparticelle, molto più piccole di quelle usualmente rilasciate nell’atmosfera. […] E allora domandatevi: non dovremmo pensare ai possibili problemi prima che divengano tali, e di sicuro prima che qualcun altro li sollevi? Vale la pena di discuterne quanto prima possibile. Solo dando vita a un vero dialogo che riconosca i rischi e sottolinei i potenziali benefici della nuova conoscenza potremo conservare il rispetto e la fiducia della società, e recuperarla quando sia stata offuscata.’