‘Ma la medicina è davvero una scienza? O è una pratica basata su scienze? E il suo oggetto non è forse soggetto? E il sapere di questo soggetto è o non è fonte di conoscenza oggettiva? E il patire che lo rende paziente è un dato soggettivo dal quale prescindere o di cui tener conto?’
Così scrive Giorgio Cosmacini (Il Corriere della Sera, 20 gennaio, “Medicina, i confini di una scienza morale“) in una breve recensione del libro “L’Etica medica nello Stato liberale” (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia, pagine 242, 26 euro) di Giovanni Felice Azzone, medico, patologo generale, promotore di ricerca biologica, accademico linceo.
In particolare Azzone analizza il nodo fra il “modello bio-psicosociale” della medicina e la “difesa dell’epistemologia scientifica della medicina”.
E’ vero che:
‘i medici dovrebbero prendere in considerazione lo stile di vita, le interazioni sociali, le condizioni economiche, gli ambienti, le aspettative culturali e le reazioni psicologiche ed emotive dei loro pazienti’.
Occorre d’altra parte considerare che questa concezione soggettivistica è stata:
‘largamente contrastata dalla scienza medica poiché, scrive Azzone, “la fondazione della medicina scientifica sulla conoscenza oggettiva” esclude dall’ambito del suo sapere “la conoscenza medica di natura soggettiva” che è “preclusa alle scienze naturali” cui la medicina per statuto appartiene.’
Di qui perciò le domande cruciali:
‘Ma la medicina è davvero una scienza? O è una pratica basata su scienze? E il suo oggetto non è forse soggetto? E il sapere di questo soggetto è o non è fonte di conoscenza oggettiva? E il patire che lo rende paziente è un dato soggettivo dal quale prescindere o di cui tener conto?’
A queste domande Azzone dà risposte ad alto livello che spaziano dal:
‘conflitto ideologico e morale come insufficienza di comunicazione alla moralità del rispetto reciproco e dell’integrazione del giusto con il bene’.