L’ “uomo game” di cui parla Anna Masera (“Homo sapiens e homo game”, La Stampa, 23 aprile) nella recensione a “Videogiochi e cultura della simulazione” –sottotitolo: “La nascita dell’homo game”– (Laterza) di Gianfranco Pecchinenda, docente di Sociologia della Comunicazione all’Università di Salerno, a parte una certa assonanza semantica, non è una qualche variante tecnologica dell’ “homo ludens” di Johan Huizinga.
Mentre per il filosofo olandese il gioco e la competizione sono fra i dati distintivi della socialità dell’uomo, per l’ “uomo game” di Pecchinenda:
‘Il mondo in cui si immerge è sempre più quello delle realtà virtuali da lui stesso create’
L’ “uomo game”, perciò, più che una variante del “ludens” è una sorta di simbionte (vedi in FGB pag. 8 Argomenti) tra uomo e console della playstation.
‘L”Homo game’ descritto da Pecchinenda si identifica nella metafora della Playstation: la console di videogiochi è la rappresentazione dellÂ’essere umano contemporaneo, che ha un’immagine di sé che può essere metaforicamente rappresentata da un videogame’.