Il sesto stratagemma. Il management strategico della comunicazione pubblica, Edizioni Seam, Formello (Roma), 1999
Dal retro di copertina:
«La riforma dello stato italiano verso un assetto organizzativo trasparente, economico, flessibile, che dialoghi coi cittadini e li sappia ascoltare, passa attraverso una nuova mentalità della Pubblica Amministrazione. Quest’ultima deve essere connotata dalla consapevolezza che gli individui, coi loro progetti di vita e con la loro evoluzione psico-sociale, sono la risorsa principale per meglio valorizzare le nuove opportunità tecnologiche, organizzative ed economiche. Strategie comunicative fondate sullo stile autoritario della propaganda o sulla seduzione ingannevole della persuasione paiono ormai armi spuntate davanti a cittadini sempre più consapevoli, informati ed esigenti.
La diffusione di una nuova mentalità richiede oggi strategie di comunicazione a misura di cittadino, fondate sull’ascolto, sulla semplificazione e sull’agevolazione da parte della sfera pubblica. Tale diffusione è legata alle pressanti tendenze evolutive della conoscenza e dell’innovazione scientifico-tecnologica e manageriale che mettono spietatamente a nudo l’arretratezza del settore pubblico italiano ormai privo di credibilità agli occhi del cittadino ben consapevole che vivere la vita a modo proprio è l’unico vero successo e che un settore pubblico efficiente è al servizio di tale consapevolezza individuale. Un qualunque altro assetto organizzativo della sfera pubblica sembra un retaggio feudale destinato ad annichilirsi nei flussi di comunicazione ed opportunità.
Le nuove forme di communication management e di strategie organizzative della comunicazione, sviluppate e rielaborate in questo testo, offrono uno scenario dell’assetto pubblico circa vent’anni più avanti dell’attuale contesto italiano ancora impantanato nelle logiche della spartizione e dell’appartenenza tribale a poteri più o meno occulti di carattere feudale.»
Recensione a cura di Diego Bulgarelli, studente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna
«Immaginandomi per un momento nei panni di un bibliotecario, avrei qualche difficoltà a dare a questo manuale la giusta collocazione. L’approccio interdisciplinare che ha guidato l’autore nella sua stesura, renderebbe infatti assai riduttiva una catalogazione nel settore di management o pubblica comunicazione. Il sesto stratagemma, infatti, non è solo questo. È denuncia di una condizione di grave arretratezza ed incapacità gestionale del settore pubblico italiano, che continuando a parlare un linguaggio ottuso e irto di tecnicismi, sembra più incline a chiudersi in se stesso che a disporsi all’ascolto dei cittadini. È esposizione chiara e convincente di un’intera weltanschauung dell’autore, che nella descrizione del quadro teorico-epistemologico che sta alla base dello scritto, non si limita ad un’enunciazione analitica delle teorie di riferimento, ma va oltre, ripercorrendo il proprio percorso di formazione e strutturando la summa del proprio pensiero quasi che, potremmo dire, leggendo il manuale arriviamo a conoscere l’autore. È, ancora, offerta di preziosi strumenti strategico-comunicativi, raccolti nella cassetta degli attrezzi di know-how gestionale del dirigente pubblico, attraverso i quali riconfigurare l’intero assetto organizzativo di un apparato pubblico in forte declino. È possibilità di lettura del medesimo piano propositivo ad un livello più generale, come individuazione della propria identità all’interno del più ampio contesto delle dinamiche sociali.
Questo prodotto scientifico sociale si colloca perfettamente nel contesto dell’attuale società europea multiculturale, dove complessità e incertezza sembrano essere le nuove Scilla e Cariddi del post-moderno, con le quali scontrarsi inevitabilmente nella pianificazione di strategie operative nel sistema politico-sociale. In che modo trasformare l’incertezza in risorsa e dominare i mostri con le armi adeguate? Fin dalle prime pagine l’autore riprende il "paradigma della comunicazione strategica", già presentato in sue precedenti pubblicazioni e qui rielaborato ed arricchito con recenti maturazioni. Tale paradigma, che a mio avviso costituisce l’impianto teorico su cui si basa l’intero scritto, è presentato come "cassetta degli attrezzi dello stratega della comunicazione", che solo attraverso una strategia di tipo agevolativo può sperare di riformare il settore pubblico nel nome della semplificazione e della trasparenza.
Ciò che più conta, è che la "soluzione" così fornita, non si presenta come l’ennesima proposta dalle pretese omni-risolutive; l’autore non si abbandona nemmeno per un momento alla tentazione di assolutizzazione della propria teoria. Piuttosto si configura come possibilità di gestione flessibile di importanti risorse strategiche, illustrate con rigore scientifico e professionale.
Ad ammorbidire questo rigore, sul piano espositivo, è il ricorso ad una ricca aneddotica che da un lato diverte rendendo molto piacevole la lettura, dall’altro spinge a soffermarsi con attenzione sui passaggi più rilevanti.
Mi chiedo cosa ne penserebbe Schopenhauer. Perché Schopenhauer? In un qualche modo anche lui riveste la sua importanza in questo manuale.»
Da www.compubblica.it => La Biblioteca:
«La diffusione di una nuova mentalità richiede oggi strategie di comunicazione a misura di cittadino, fondate sull’ascolto, sulla semplificazione scientifico-tecnologica e manageriale che mettano spietatamente a nudo l’arretratezza del settore pubblico italiano ormai privo di credibilità agli occhi del cittadino. Le nuove forme di communication management e di strategie organizzative della comunicazione, sviluppate e rielaborate in questo testo, offrono uno scenario dell’assetto pubblico circa vent’anni più avanti dell’attuale contesto italiano impiantato nella logica della spartizione e dell’appartenenza tribale a poteri più o meno occulti di carattere feudale.»