Un anno fa:
Da: F. Dalmas, "Ma il futuro non è di maghi e computer", Avvenire del 19 ottobre 2000: «La capacità di intervenire è elevata, scarsa, invece, è quella di prevedere. Conferma Giuseppe Longo, docente di teoria dell’informazione all’università di Trieste: "Gli strumenti di previsione si sono evoluti meno degli strumenti di intervento, quindi siamo costretti a prendere decisioni poco informate che possono trasformare l’uomo ed il mondo in maniera irreversibile".
La consapevolezza di tutto questo rende drammatica, secondo Longo, la nozione di responsabilità verso coloro che non prendono parte alle decisioni: le popolazioni del terzo mondo, gli ampi strati esclusi dei paesi progrediti, le generazioni future. "La programmazione finalistica che anima lo sviluppo tecnico si scontra con la complessità ingovernabile del mondo, conferendo all’evoluzione biotecnologica una forte dose di aleatorietà".»
Dalle News del 4 novembre 2000:
Una famosa frase di Umberto Galimberti
— E’ la tecnica " a dischiudere lo scenario dell’imprevedibilità, imputabile, non come quella antica, a un difetto di conoscenza, ma a un eccesso del nostro potere di ‘fare‘ enormemente maggiore del nostro potere di ‘prevedere‘ ". (U. Galimberti, "Psiche e techne", Feltrinelli, 1999) —
è rappresentativa degli interrogativi che si sono posti, in un convegno a Venezia, scienziati, economisti ma anche teologi sul tema delle attuali possibilità di previsione degli eventi e della connessa responsabilità che l’uomo ha nel "fare":
– Giuseppe Longo, docente di teoria dell’informazione all’Università di Trieste: «Gli strumenti di previsione si sono evoluti meno degli strumenti di intervento, quindi siamo costretti a prendere decisioni poco informate che possono trasformare l’uomo ed il mondo in maniera irreversibile". (…) La programmazione finalistica che anima lo sviluppo tecnico si scontra con la complessità ingovernabile del mondo, conferendo all’evoluzione biotecnologica una forte dose di aleatorietà».
– Ignazio Musu, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: «L’economia sta di nuovo assumendo nei confronti del futuro un atteggiamento meno meccanico e più qualitativo. Essa torna a guardare al futuro con una prospettiva di lungo periodo e si pone in un contesto nuovo gli stessi grandi problemi dei classici sul ruolo del progresso tecnologico nella sostenibilità e nella qualità dello sviluppo».
– Alberto Melucci, ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università di Milano: «Incombe il destino della scelta, la responsabilità umana sul futuro, fino a ridefinire il concetto stesso di previsione».
Ne riferisce Francesco Dalmas in: "Ma il futuro non è di maghi e computer", su Avvenire del 19 ottobre 2000.
Vedi anche:
Scheda di "Psiche e Techne" su InternetBookshop
Galimberti (sul sito dell’Università di Venezia)
Recensioni di "Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica", Feltrinelli, Milano, 1998 ("Svuotamento psicologico dell’individuo e dominio planetario dell’apparato tecnologico: una nuova psicologia per evitare che la tecnica, da condizione essenziale dell’esistenza umana, si trasformi in causa dell’insignificanza del suo stesso esistere")
Recensione in "Le Scienze", dicembre 1999
Recensione tratta da "Gazzetta di Parma" del 30 aprile 1999 (pubblicata nella pagina della Rassegna stampa del Sito Web Italiano per la Filosofia)
Recensione tratta da "la Repubblica" del 28 gennaio 1999 (pubblicata nella pagina della Rassegna stampa del Sito Web Italiano per la Filosofia)