Premessa
Questa bibliografia raccoglie una serie di testi che ho valutato essere rilevanti per i temi della responsabilità e dell’innovazione su cui si concentra l’attività della Fondazione Bassetti. I libri sono elencati in un ordine ragionato e sono corredati da una breve spiegazione del perché ho ritenuto opportuno segnalarli. Ove possibile, ho anche individuato link ipertestuali a pagine che offrono informazioni sull’autore e sul testo.
Per la scelta dei testi mi sono attenuto a due criteri principali: da un lato, ho indicato testi di carattere generale, che trattano, quindi, i concetti di responsabilità e di innovazione in quanto tali, e non con riferimento a qualche applicazione pratica; dall’altro, ho privilegiato testi disponibili in lingua italiana, in quanto li ritengo più facilmente fruibili (se non già fruiti) per il dibattito che da – e su – questa bibliografia si potrebbe avviare.
L’urgenza di questo dibattito si rivela tanto maggiore quanto più risultino chiari i difetti di ogni bibliografia in generale e di questa in particolare: l’impossibilità di essere esaustiva, la difficoltà di essere esauriente, la necessità di essere regolarmente aggiornata. Per questo, invito i collaboratori della Fondazione e i visitatori occasionali del sito a scrivermi, se desiderano – come io spero desiderino – inviare commenti, suggerimenti o critiche. In questo modo, veramente, si potrebbe fare della bibliografia sulla responsabilità e l’innovazione un luogo di incontro e cooperazione intellettuale, da costruire giorno per giorno assieme.
Corrado Del Bò (contatto)
Responsabilità
Stefano Moroni, Pianificazione del territorio. Ragioni, bisogni, responsabilità, CittàStudiEdizioni, 2001.
Di taglio filosofico, sviluppa una precisa analisi sulle responsabilita’ della pianificazione territoriale nei confronti della vita delle persone (gli ultimi tre capitoli sono dedicati rispettivamente a sviluppo sostenibile, etica ambientale e generazioni future).
Max Weber, La politica come professione, [1919], in Scritti politici, Donzelli, Roma 1998, pp. 175-230.
E’ importante perché elabora l’ormai classica distinzione tra etica della convinzione ed etica della responsabilità (nelle parole di Weber, “si deve rispondere delle prevedibili conseguenze del proprio agire”).
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Hans Jonas, Il principio responsabilità: un’etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 1993 [1979].
E’ importante perché costruisce la prima sistematica teoria della responsabilità che prenda sul serio gli orizzonti aperti dagli sviluppi tecnologici ed elabora attorno a questo concetto un’etica che tenga conto del fatto che l’uomo, grazie appunto alla tecnologia, è oggi diventato per sé stesso e per la natura più pericoloso di quanto la natura lo fosse un tempo per lui.
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Judith N. Shklar, I volti dell’ingiustizia. Iniquità o cattiva sorte?, Feltrinelli, Milano 2000 [1990].
E’ importante perché mette in luce le difficoltà insite nei tentativi di separare in modo chiaro e inequivocabile ingiustizia e sfortuna, suggerendo che la definizione di tale separazione è frutto di una scelta politica. Questo implica, secondo l’autrice, anche un ripensamento della nozione di responsabilità morale degli agenti.
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Adriano Zamperini, Psicologia sociale della responsabilità. Giustizia, politica, etica e altri scenari, UTET, Torino 1998.
E’ importante perché mette in luce la contraddizione che esiste nelle società complesse per cui da un lato l’individuo è de-responsabilizzato dell’individuo in quanto membro di un’organizzazione, dall’altro è sommamente responsabilizzato in quanto individuo che ha a che fare con queste organizzazioni.
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Barry A. Turner, Nick F. Pidgeon, Disastri: la responsabilità dell’uomo nelle catastrofi, Comunità, Milano 2001 [1978].
E’ importante perché si tratta di uno studio pionieristico di sociologia dei disastri che, attraverso l’analisi minuziosa di ottantaquattro rapporti ufficiali relativi a disastri verificatisi fra il 1965 e il 1975, suggerisce la possibilità di un modello teorico applicabile a un enorme numero di disastri causati dall’uomo, concepiti come un processo e non come un evento fatale di origine quasi divina. L’edizione qui segnalata costituisce una versione aggiornata del testo originariamente pubblicato nel 1978.
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Mark Bovens, The Quest for Responsibility. Accountability and Citizenship in Complex Organisations, Cambridge University Press, Cambridge 1998.
E’ importante perché affronta la questione di chi debba essere ritenuto responsabile per le azioni delle organizzazioni complesse, nonché i problemi dell’effettività e dell’accettabilità morale del controllo individuale su tali organizzazioni.
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Sebastiano Maffettone, Etica pubblica. La moralità delle istituzioni nel terzo millennio, Il Saggiatore, Milano 2001
E’ importante perché, tra le altre cose, elabora, all’interno del quadro filosofico definito dall’etica pubblica, la tesi che una stretta congiunzione tra etica ed attività economica rappresenta una condizione necessaria per lo sviluppo di ogni comunità.
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Mauro Magatti, Massimiliano Monaci, L’impresa responsabile, Bollati Boringhieri, 2000
E’ importante perché spiega come l’impresa non possa oggi fare a meno di essere responsabile, nel senso che deve essere in grado di assorbire le conseguenze sociali del suo operato.
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Innovazione
Joseph Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico, Sansoni, Firenze 1977 [1912].
E’ importante perché introduce nella teoria microeconomica della concorrenza e nella teoria dello sviluppo economico il concetto di innovazione e, al contempo, elabora un’idea di imprenditorialità come processo di "distruzione creativa".
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Thomas S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi 1978 [1963].
E’ importante perché, introducendo l’idea che la scienza sia una successione di paradigmi, sembra suggerire che in ambito scientifico si dia innovazione piuttosto che progresso.
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Patrice Flichy, L’innovazione tecnologica. Le teorie dell’innovazione di fronte alla rivoluzione digitale, Feltrinelli, Milano 2001 [1995].
E’ importante perché analizza in maniera sistematica la questione di come le scienze sociali pongono la questione dell’innovazione e del rapporto tra tecnica e uso, e suggerisce, attraverso il concetto di oggetto-frontiera, l’idea che l’innovazione sociale sia il prodotto di interazioni continue tra i vari attori sociali.
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Antonella Penati, Mappe dell’innovazione. Il cambiamento tra tecnica, economia, società, Etas, Milano 1999.
E’ importante perché indaga sistematicamente quali sono i meccanismi che guidano i processi di cambiamento nonché le dinamiche che presiedono alla diffusione dell’innovazione.
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Christopher Freeman, The Economics of Industrial Innovation, France Pinter, London 1982.
E’ importante perché dimostra come sia fallace qualsiasi teoria che separi il tecnologico dall’economico e assuma in maniera deterministica uno o l’altro quale elemento esplicativo dell’innovazione.
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Jonathan Gershuny, L’innovazione sociale, Rubbettino, 1993.
E’ importante perché elabora un’originale concezione di innovazione sociale, che esplicita e analizza il nesso tra bisogni psicologici e domande economiche da un lato e tecnologia dall’altro. Il libro consta di tre saggi pubblicati in origine separatamente e riuniti e rivisti col consenso dell’autore.
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Carlo Donolo, Franco Fichera, Le vie dell’innovazione: forme e limiti della razionalità politica, Feltrinelli, Milano 1988.
E’ importante perché approfondisce in maniera sistematica il concetto di innovazione all’interno dei regimi democratici; in particolare, il testo sostiene che i processi di innovazione non sono monopolio del politico ma sono più spesso frutto di un’interazione tra politico e sociale, e che tali processi sono un’opportunità che può essere colta solo in presenza di attori capaci e dotati di una cultura adeguata.
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Marshall Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, il Saggiatore 1979.
E’ importante perché introduce l’idea che l’innovazione dei mezzi che veicolano la comunicazione modifica in modo corrispondente i nostri modi di conoscenza e, più in generale, le forme di organizzazione sociale.
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Corrado del Bò, 2002