Innovazione, medicina e responsabilità. A questo tema, e all’incontro con Daniel Callahan, si connettono numerosi documenti messi on-line di recente nel sito. Callahan, uno dei maggiori esperti internazionali di bioetica, è stato invitato in febbraio a Milano dalla Fondazione Bassetti (si veda anche il precedente Diario del sito).
Nella sezione “Argomenti”, infatti, abbiamo pubblicato un’intervista fatta a Callahan da Cristina Grasseni e un resoconto del seminario che egli aveva tenuto, nella sede della Fondazione Bassetti, per discutere la tesi della sua Lecture di poche ore prima presso l’Università Cattolica. Inoltre sono stati raccolti in un solo punto della sezione (il post del 13 giugno) i riferimenti ai testi su “Innovazione, medicina e responsabilità” già pubblicati e ad altri materiali, interni ed esterni al sito, relativi a Callahan e agli incontri milanesi.
Strettamente connessa a tutto ciò è un’altra intervista, nella quale Cristina Grasseni e Piero Bassetti dialogano su punti nevralgici della genomica con Thomas Murray, Presidente dello Hastings Center (l’Istituto di ricerca presso Garrison, New York, diretto da Callahan, che ne è stato cofondatore). Le seguenti due frasi sono abbastanza significative dei contenuti dell’intervista:
“Do you think […] that we shall be forced by the rationality of medicine itself to take the whole of mankind into consideration? The effects of a genetic change for instance cannot be controlled once introduced” (Bassetti); “Genomic knowledge to me looks like an example of knowledge that creates new situations that were unthinkable of. I am thinking of privacy and disclosure and informed consent, of the bio-banks that have been set up or are about to be” (Grasseni).
“Partecipazione pubblica e governance dell’innovazione“. Questo è il tema entro cui può essere inquadrata la presenza della Fondazione Bassetti al Forum dell’Unione Europea su “Scienza e Società”, partecipazione che si collega al Progetto promosso dalla Regione Lombardia (di cui si è parlato in precedenti edizioni del Diario) nel quale la Fondazione Bassetti, in collaborazione con l’IRER e Observa, ha coinvolto concretamente varie categorie di soggetti (imprenditori, scienziati, policy makers, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste e cittadini) interessati a vario titolo al tema dell’innovazione in campo biotecnologico. Nel sito sono pubblicati un resoconto delle giornate del Forum di Bruxelles, il testo dell’intervento svolto da Massimiano Bucchi e una pagina che consolida le risorse informative che riguardano il Progetto.
I contributi sul tema “Nanotecnologie e società del rischio“, riepilogati una recente pagina, possono essere letti anche con uno sguardo alla governance dell’innovazione. Essi ruotano attorno al sondaggio sull’atteggiamento degli americani nei confronti delle nanotecnologie, svolto da tre docenti della North Carolina State University e al rapporto preparato dalla Swiss Re (una delle più importanti compagnie di ri-assicurazione) in merito ai rischi. Il titolo di quest’ultimo è particolarmente esplicativo: “Nanotechnology: small matter, many unknowns“.
La pagina che raggruppa i riferimenti ai documenti del sito che affrontano la materia è introdotta da un testo con cui Gian Maria Borrello spiega i motivi di senso che ci hanno portato a parlarne nel sito. Alla governance dell’innovazione e della scienza fanno anche riferimento le recenti riflessioni di Daniele Navarra nel suo blog.
Nel post intitolato “The democratic responsibility of scientific power“, ha preso come riferimento due articoli che Jacques Testart ha scritto per “Le Monde Diplomatique” e il paper che Massimiano Bucchi ha presentato al Forum di Bruxelles.
L’articolo di Navarra parla anche del contrastato Principio di precauzione, tema che nel sito è da sempre molto seguito dai lettori e che recentemente è stato oggetto di rinnovata attenzione da parte della Redazione. Infatti, è stato proprio su suggerimento dei lettori che nei blog di Rassegna stampa e di Segnalazioni abbiamo presentato e commentato pubblicazioni che parlano del Principio, mentre nella sezione Argomenti si trovano due articoli riguardanti, l’uno, un libro di Umberto Izzo che tratta il tema dal punto di vista giuridico (ma che ne mette in luce anche l’essenza politica) e, l’altro, un saggio di Gavino Zucca (già pubblicato nel sito di Observa) che vede una relazione stringente fra il Principio e la governance dell’innovazione.
Dall’inizio di Giugno un nuovo spazio (blog) del sito è dedicato all’Antropologia dell’innovazione. Affidato a Cristina Grasseni è al contempo una rubrica e un servizio ai lettori, perché intende segnalare ricerche e siti relativi agli aspetti antropologici dell’innovazione e della responsabilità, prendendo in considerazione sia alcuni casi etnografici “locali” che alcune riflessioni sugli aspetti globalizzanti dell’innovazione e della responsabilità. Il primo articolo di Cristina Grasseni, “Slow Food Fast Genes“, è una sintesi di una ricerca presentata, a nome dell’Università di Bergamo e della Fondazione, all’Association of Social Anthropologists in occasione del convegno annuale del 2005 ad Aberdeen.
DiaBloghi, il blog avviato a fine Dicembre per affrontare, in forma dialogica, il tema dell’innovazione poiesis intensive, ha tirato le fila del discorso svolto finora, dando particolare rilievo alle idee provenienti da coloro che hanno partecipato alla scrittura dei dialoghi. Tommaso Correale Santacroce, che ne è l’ideatore e il curatore, ha quindi rilanciato il tema verso un nuovo periodo di scrittura che miri ad affrontare con prevalenza il versante della responsabilità.
Scriveteci liberamente le vostre opinioni, idee e proposte, perché il sito –un’esperienza editoriale che ha compiuto cinque anni lo scorso aprile– è anche un luogo di dibattito aperto e in evoluzione.