Quest’autunno il sito della Fondazione Bassetti è stato caratterizzato dallo svilupparsi dell’iniziativa di scrittura collaborativa che abbiamo chiamato “Collaborate“, dalla pubblicazione di articoli e segnalazioni attorno al tema delle tecnologie GNR (Genetica, Nanotecnologie, Robotica) e dai risultati del Progetto “Partecipazione Pubblica e Governance dell’Innovazione” (promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l’Irer, la Fondazione Bassetti e Observa).
“Non abbiamo altra scelta che lavorare seriamente per far sì che le tecnologie GNR contribuiscano a realizzare i valori umani, al di là della mancanza di consenso intorno a ciò che tali valori dovrebbero essere“. Questa frase di Raymond Kurzweil può essere presa come un’estrema sintesi del confronto tra visioni sul futuro che aveva preso spunto dalle preoccupazioni di Bill Joy e che si è svolto in “Collaborate” (vedi il Diario precedente). “Collaborate“, che si concluderà a Natale 2004 (i contributi dei lettori continuano ad arrivare), nell’ultimo articolo (“Al di là della mancanza di consenso sui valori”), è sfociata in una domanda che è sottostante a molti degli argomenti frequentati nel sito: come fare, in presenza di un’innovazione tecnologica il cui ritmo di avanzamento è sempre più accelerato (sfuggendocene la portata), a prendere decisioni sul nostro futuro che siano espressione di una politica democratica e, quindi, basata sul consenso.
L’ “andare al di là della mancanza di consenso sui valori” potrebbe forse essere una necessità indotta dall’esigenza di prendere decisioni politicamente responsabili di governance dell’innovazione? Citando dall’articolo in Collaborate, “lasciamo intatto questo interrogativo, che conserva l’eterno dissidio fra chi crede che le scelte politiche debbano essere fondamentalmente basate su valori etici di principio e chi ritiene invece che, nelle decisioni da prendere, il rispetto di una procedura, sulla quale ci sia consenso, sia in sé ‘il‘ valore primario.”
Che cosa fare per riuscire a raggiungere una politica che sia realmente partecipata, è stato il campo di studio del Progetto “Partecipazione Pubblica e Governance dell’Innovazione”. La presentazione dei risultati è sfociata anche in un seminario, dal titolo “Processi decisionali e democrazia: modalità di coinvolgimento degli attori sociali e dei cittadini”, svolto in Novembre nella sede della Fondazione. Nel sito, nelle pagine degli Argomenti di Ottobre e Novembre, oltre alle presentazioni dello studio e del seminario, si possono scorrere alcune immagini della giornata di lavoro.
Il tema del coinvolgimento dei cittadini nel dialogo con esperti, stakeholders e istituzioni rappresenta uno dei fronti di maggiore novità per quanto riguarda il rapporto tra scienza e società. Uno spaccato del dibattito che attualmente si svolge in Giappone è riportato nell’articolo di Massimiano Bucchi “Innovazione tecnoscientifica e cittadini: il dibattito in Giappone“. Bucchi traccia una panoramica di come diverse strutture (Associazioni, Istituti, Università) si stiano ponendo il problema del calo di interesse dei giovani per le carriere scientifiche: “I cospicui investimenti pubblici – e soprattutto privati – in ricerca e in innovazione, l’importanza strategica che istituzioni e imprese attribuiscono a settori quali le biotecnologie agroalimentari per ridurre la dipendenza alimentare del Paese dall’estero, il crescente disinteresse delle nuove generazioni per le carriere scientifiche contribuiscono ad alimentare un interesse per i temi legati al dialogo e al coinvolgimento dei cittadini.”
A fianco di “Collaborate“, una parte (quasi del tutto in inglese) degli articoli pubblicati in questi ultimi mesi nella sezione Argomenti è stata scritta con l’obbiettivo di fotografare lo stato del dibattito sulle nanotecnologie, riunendo rinvii ad altri siti e documenti, anche grazie ad una iniziale segnalazione di un lettore del sito: il dottor Omar Ganz, che lavora in Canada per una società privata che opera nel campo dei nuovi materiali.
Il contributo di Ganz ha messo l’indice sul mix fra business e tecnoscienza, che, avendo provocato un’accelerazione degli investimenti e della produzione, anticipa ogni possibile e accettabile valutazione dei rischi.
Il dibattito sulle nanotecnologie porta così ai termini “prevenzione” e “responsabilità“, e ciò spiega quanto le società di ri-assicurazione si sentano direttamente coinvolte e desiderino intervenire nel governo del fenomeno: si vedano i documenti preparati dalla Swiss Re (la compagnia di ri-assiurazioni), ampiamente citati nelle pagine di Ottobre e Novembre della sezione Argomenti.
“Prevenzione” e “responsabilità” sono anche due parole-chiave del “botta e risposta” tra Giuseppe O. Longo e Giuseppe Belleri, i quali ne hanno discusso con uno sguardo specifico al campo della medicina (Argomenti, mese di Agosto).
Ecco tre frasi tratte dall’articolo “La prevenzione in medicina”, di Belleri: “Nonostante la messa in discussione della predicibilità dell’evoluzione dei fenomeni fisici, ad opera delle teorie del caos, l’idea di prevenzione in medicina continua ad avere un grande impatto e a generare altrettante aspettative sociali.”
“Sotto il termine prevenzione si celano una galassia di significati e di pratiche che rendono il concetto quanto meno sfaccettato, se non nebuloso, e fuzzy.”
“Mi desta qualche disagio l’enfasi con cui Jonas e altri bioeticisti evocano il principio e l’imperativo etico della responsabilità.”
Longo risponde nell’articolo intitolato “La responsabilità è uno stratagemma per il funzionamento della società”, portando avanti il ragionamento di Belleri e approdando ad ulteriori considerazioni: “C’è insomma una distanza grande e forse incolmabile tra le scoperte alte (specialistiche o erudite) e le loro ricadute basse (culturali), tanto più che il trasferimento, operato – spesso ma non sempre con grande buona volontà – dai “divulgatori”, deve venire a compromessi, in particolare il rigore dev’essere sacrificato in parte alla comprensibilità, l’aridità alla suasione, la precisione al colore ecc“.
La difficoltà di divulgare e di formare persone che comunichino le scoperte e le modalità di pensiero innovative affiora anche nell’intervista fatta da Tommaso Correale Santacroce a Roberto Panzarani (pubblicata anche in inglese: vedi Argomenti di Settembre e Ottobre), attorno alle questioni che la valutazione degli “asset
intangibili” può far emergere. Ecco uno stralcio dall’intervista: “Pur essendo in una società post-industriale la nostra visione economica e gestionale è ancora molto arretrata ed ancorata alla visione e alla misurazione tipica dell’industria.
In sostanza la realtà supera la nostra forma mentale ma la nostra visione “astratta” fuori del tempo della realtà ancora ci condiziona pesantemente e ci fa perdere opportunità importanti.” “Con grande difficoltà e senza grandi illusioni penso tuttavia, […] che ci sia una reazione delle persone alla ricerca di una maggiore autenticità. E’ come se l’avidità del mercato avesse saturato persino le persone meno attrezzate culturalmente. E quindi la disaffezione che si sta riscontrando per la pubblicità e i modelli che propone inizia ad essere “produttiva” in senso umano” (Panzarani).