Tra Giugno e Agosto 2004 il sito della FGB ha sviluppato in particolar modo due filoni: il primo, avviato a seguito della pubblicazione nel sito dell’intervista che Roberto Panzarani ha rilasciato a TILAB (il Centro di Ricerca di Telecom Italia), si concentra sulle intersezioni tra la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione; il secondo, che ha dato vita anche ad una nuova iniziativa denominata “Collaborate“, prende spunto dalla visione particolarmente preoccupata, che Bill Joy ha rispetto a ciò che ci riserva il futuro delle tecnologie “GNR” (Genetica, Nanotecnologie e Robotica).
L’intervista a Roberto Panzarani dal titolo “Formare significa lavorare a fianco dei ricercatori” ha affrontato il tema del rapporto tra innovazione e formazione nella società dell’informazione, insistendo sull’identità di ruolo del formatore, mentre i commenti ricevuti dai lettori del sito hanno spostato il baricentro delle considerazioni su di un piano più politico.
Giacomo Correale, per esempio, ha fatto notare che ‘Se non vi è dubbio che chi si occupa di formazione non può perdere il contatto con l’innovazione tecnologica, e per certi versi anticiparla, deve anche contribuire a far crescere una classe dirigente responsabile’ e ha concluso, di conseguenza, insistendo sulla responsabilità politica di chi è ai vertici di un’azienda: ‘non basta essere un buon manager (questo è quasi un must), ma occorre essere in qualche modo, come diceva Richard Normann già una trentina di anni fa, un “uomo di stato”‘.
Carlo Penco, andando oltre l’analisi di Correale, ha sottolineato la necessità di precise proposte strategiche, constatando che sembra mancare un senso di responsabilità e passione politica in chi –per esempio formatore, dirigente, imprenditore– potrebbe effettivamente fare qualcosa di concreto per dare una marcia in più al Paese: ‘sappiamo cosa non vorremmo più essere ma non siamo in grado di dire cosa vorremmo diventare. Ma se vogliamo creare un movimento contrario al declino bisogna individuare un set minimo di obiettivi e valori verso cui indirizzare le forze’.
Un successivo intervento di Vittorio Bertolini si è soffermato sull’importanza di una formazione che dia il giusto peso a una cultura “del fare” integrando, il sapere di genere puramente speculativo con quello di tipo pragmatico. Egli ha recuperato così il leimotiv della società dell’informazione, intesa come contesto nel quale il formatore deve sapersi muovere, insegnando anche alla luce della propria esperienza pratica: Internet e il Web costituiscono, come già osservava Panzarani nell’intervista, un ambiente efficace per mettere in atto questa forma di approccio.
Una frase di Bill Joy, tratta dal suo articolo “Perchè il futuro non ha bisogno di noi“, Wired, aprile 2000, concentra il motivo della tematica sviluppata in un primo scritto che appartiene all’iniziativa “Collaborate” (ideato cioè seguendo modalità di scrittura collaborativa): ‘Abituati a vivere tra continue scoperte scientifiche ormai diventate di routine, ancora non siamo riusciti a venire a patti con il fatto che le più importanti tecnologie del XXI secolo – robotica, ingegneria genetica e nanotecnologia – pongono una minaccia diversa da quella rappresentata dalle precedenti tecnologie. In particolare, i robot, gli organismi transgenici e i nanobot hanno in comune un pericoloso fattore amplificante: sono in grado di autoreplicarsi’.
A quest’apertura, ha fatto eco la pubblicazione del saggio di Giuseppe O. Longo dal titolo “Il futuro tra incertezza e responsabilità“, dove sono presenti molti capisaldi della sua visione del futuro. Le sue tesi sono quindi da raffrontare con quella di Joy e con quelle di altri scienziati e intellettuali di primo piano prese in esame nei primi quattro articoli di Collaborate. Questi, intitolati “Danger“, “The Ultimate Danger: apocalittici e integrati“, “La questione della responsabilità secondo Joy e secondo Kurzweil“, “L’inevitabile e il desiderabile“, si ispirano al modello di altre esperienze che intendono mettere in atto, attraverso Internet, una condivisione della conoscenza: il singolo lettore può offrire agli altri un proprio apporto intellettuale che può consistere in considerazioni, anche molto libere, oppure essere costituito da informazioni, notizie, link che ampliano ed eventualmente correggono (in una parola “migliorano”) quanto si trova pubblicato in un sito. Anche se alla lontana, il modello è quello di un Web che sia non soltanto
uno strumento di consultazione passiva, ma che permetta di intervenire
direttamente nei contenuti che vengono diffusi in rete.
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