L’esito del progetto Citizen and Multi-Actor Consultation on Horizon 2020 (CIMULACT) presentato in Fondazione Bassetti.
Consultazione, deliberazione e partecipazione dei cittadini su scala europea: questo il tema della serata, introdotto da Angela Simone. Il Public Engagement ha visto comporsi nel corso del tempo metodologie strutturate. Nell’esperienza di Fondazione Bassetti è entrato, ad esempio, il Technology Assessment: la Fondazione fu protagonista già nel 2004 di una Consensus conference – la prima in Italia – sugli OGM, che portò a inserire nello statuto del consiglio regionale lombardo l’indicazione di consultare i cittadini ogni qualvolta le policy da disegnare avessero riguardato materie innovative e controverse.
Sono scientificamente e socialmente controversi i temi che oggi suscitano l’esigenza di consultazioni: l’intelligenza artificiale, che ha visto attivare in Francia, per volontà del presidente Macron, un percorso di ascolto della popolazione affidato a Cedric Villani (ne ha scritto Anna Pellizzone sul nostro sito); o il genome editing, una tecnologia versatile che manipola il DNA degli esseri viventi. Tra le prese di posizione in merito, un report – Human Genome Editing. Science, Ethics and Governance – è stato redatto proprio per sollevare l’esigenza di consultare e deliberare in modo adeguato, oltre le cerchie degli addetti ai lavori.
Dal settimo programma quadro la Commissione Europea supporta progetti per consultare i cittadini sul disegno dei programmi di ricerca. Tutti noi del resto, attraverso la fiscalità, supportiamo i programmi quadro; siamo utilizzatori di innovazione; possiamo essere contributori del disegno delle politiche (co-design, consultazioni, citizen science).
Il progetto CIMULACT (Citizen and Multi Actor Consultation on Horizon 2020), alle sue conclusioni nel mese di marzo 2018, è una tra le più rilevanti esperienze in tal senso. Il consorzio di ricerca, coordinato dalla Fondazione Danish Board of Technology, ha visto protagonisti gli italiani del Politecnico di Milano DESIS Lab. Anna Meroni, Daniela Selloni e Martina Rossi ne hanno descritto metodologia e risultati in Fondazione Bassetti.
Rendiamo disponibili in questo post, i video dell’intero incontro, la sintesi, le slide e le fotografie dell’evento.
Per comodità la registrazione è stata suddivisa in tre parti
Parte 1.
Presentazione italiana di CIMULACT (Citizen and Multi-Actor Consultation on Horizon 2020), la voce dei cittadini nella futura agenda di ricerca e innovazione della Commissione Europea.
a cura di: Anna Meroni, Martina Rossi, Daniela Selloni (POLIMI DESIS Lab Politecnico di Milano)
Introduce: Angela Simone (Fondazione Giannino Bassetti)
Parte 2.
Interventi di:
Marzia Mazzonetto, progetto EU FP7 VOICES
Enza Cristofaro, DG Università, Ricerca e Open Innovation, Regione Lombardia
Angelo Gatto, Direzione Sviluppo Prodotti e Servizi per la competitività, Finlombarda Spa
Simona Beolchi, Ufficio Immaginazione Civica, Urban Center Bologna
Modera: Angela Simone (Fondazione Giannino Bassetti)
Parte 3.
Dibattito
SINTESI degli interventi:
Daniela Selloni, dopo aver ricordato che DESIS significa “design per l’innovazione sociale e la sostenibilità” ed è un network con molti nodi nel mondo, fondato da Ezio Manzini, si è soffermata sul processo attivato da CIMULACT, che ha coinvolto 29 partner in 30 paesi europei e 5.000 cittadini. I suoi risultati – dopo tre anni di lavoro – sono già entrati in bandi Horizon. Da CIMULACT sono derivati infatti 23 programmi di ricerca. Workshop di persona e consultazioni online, sia con singoli cittadini sia con gruppi di esperti, si sono avvicendati nel tempo, producendo visioni tematiche (mutuate dalla disciplina della scenaristica), poi riassunte in cluster che hanno sintetizzato il contributo di tutte le persone consultate, individuando 12 “bisogni sociali” (salute, formazione, sostenibilità, energia e altri). La dialettica tra il punto di vista dei cittadini e quello degli esperti è stata una costante del processo, impegnativo per la quantità e le differenti estrazioni dei partecipanti.
Martina Rossi ha descritto il seguito: gli scenari dovevano essere arricchiti da ciascun partner del consorzio CIMULACT attraverso il coinvolgimento di gruppi esperti (per l’Italia erano i designer, che si sono cimentati su alcune delle visioni emerse nella prima fase). Il lavoro si è tradotto in prototipo, per rendere concreti e riconoscibili gli scenari. Si è poi tornati alla consultazione larga, su piattaforma online. Ogni scenario arricchito dai partner internazionali è stato votato dai cittadini, che dovevano attribuire un ordine di importanza. Il passo successivo è stato il dialogo con i funzionari di Bruxelles, ai quali gli scenari sono stati presentati sotto la veste di programmi di ricerca (23) nel formato dei bandi Horizon.
Anna Meroni ha descritto il contenuto dei 23 progetti di ricerca. Interessante il fatto che le visioni dei cittadini e le agende di ricerca degli esperti (16, messe a punto in varie circostanze per orientare la Commissione Europea) sono state poste a confronto; allineamenti e disallineamenti fanno emergere temi nuovi. Circa l’impatto, Meroni ha evidenziato come nell’ultima tornata di bandi H2020, già 15 argomenti dei 23 di CIMULACT risultino recepiti.
I costi: 3 milioni e mezzo di euro sono le risorse spese per il progetto. La domanda di fondo, per Meroni, è come rendere replicabile e ottimizzabile questo modello di consultazione. Sono infatti percorsi massivi, con varietà elevata di output (diversi per qualità e quantità). Tra i punti rilevanti di cui tener conto:
1) nel reclutamento e coinvolgimento, evitare “i soliti sospetti”, cioè i consultati ricorrenti;
2) valutare i costi comportamentali: se come cittadino accetto facilmente lo sharing in quanto novità, sono disponibile a sopportare i costi del cambio di abitudini?
3) i flussi dei processi di consultazione, essendo complessi, vanno progettati nei dettagli, altrimenti si rischia di arenarsi a metà. Familiarizzare con data analytics e intelligenza artificiale è necessario (non bastano i post-it);
4) trasparenza: bisogna costantemente aggiornare i partecipanti; è loro diritto sapere “cosa ne è stato” del tempo impiegato in co-design e consultazioni.
CIMULACT ha un precedente autorevole, VOICES, la cui coordinatrice Marzia Mazzonetto (per ECSITE, network europeo di science center e musei della scienza) è intervenuta alla serata in Fondazione Bassetti. VOICES, nel 2013, ha segnato un punto di svolta e ha ancora spunti di attualità (nel sito officiale sono pubblicati i materiali Open Access). Si era nella transizione tra settimo programma quadro e Horizon, e la Commissione sentiva la necessità di coinvolgere i paesi membri. La consultazione si svolse intorno a un tema specifico: la gestione dei rifiuti urbani. Gli esperti e la Commissione, in sei mesi, dovettero elaborare l’esito della consultazione e disegnare bandi su questo. Più di trenta musei della scienza in Europa furono coinvolti, in ragione della loro ramificazione, nel promuovere i focus group. Mazzonetto ravvisa toni simili nelle problematiche metodologiche di VOICES e CIMULACT. Dai cittadini ci si aspettava arrivassero idee per processi di innovazione nella gestione dei rifiuti in Europa. L’enorme lezione emersa fu relativa all’attitudine all’ascolto: l’unità della Commissione europea che si rese disponibile a condurre l’esperimento fu coraggiosa, perché non c’erano molti “volontari”; forse c’erano dubbi sull’effetto delle consultazioni. Eppure ne emersero indicazioni ricchissime che peraltro, nel merito, legittimarono le priorità di ricerca che andavano delineandosi. Commentando la presentazione di CIMULACT, Mazzonetto nota quanta strada sia stata percorsa nel gestire il dialogo tra cittadini ed esperti. Oggi, di nuovo, siamo in una fase di transizione: finisce H2020 e comincerà il ciclo di FP9. Temi come la citizen science ci interrogano sul tipo di partecipazione che riteniamo desiderabile. Non solo la raccolta dati diffusa, per intendersi; ma un contributo denso e da parte di tanti. Quale public engagement nel prossimo programma quadro?
Regione Lombardia ha da tempo intrapreso percorsi di ascolto dei cittadini e degli stakeholder: Enza Cristofaro, della DG Università, Ricerca e Open Innovation, segue le attività di ricerca e innovazione e, nel suo intervento, ha ripercorso alcune tappe degli ultimi anni. La strategia di specializzazione regionale è stata l’innesco dei processi di consultazione pubblica, dai quali discendeva il programma operativo regionale relativo ai fondi strutturali. L’esperienza è stata poi replicata e dettagliata, sottoponendo ai cittadini un ipotetico budget da allocare: le restituzioni furono rilevanti. Da allora Regione ha sperimentato tavoli di lavoro con esperti, contatti diretti con gli istituti di ricerca – facendo i conti con l’articolazione di operatori del territorio lombardo – e confronti con i cluster tecnologici. Si sono aperte finestre di ascolto dei cittadini, con le difficoltà che comporta porre domande a largo spettro. La questione dei tempi – annota Cristofaro – è rilevante per chi deve disegnare politiche e amministrare. Quanto può durare una consultazione? Indipendentemente dall’obiettivo contingente (ora è il Piano strategico regionale derivante dalla legge 29/2016) è importante strutturare gli strumenti di consultazione affinché siano continuativi. Nelle amministrazioni complesse, la consultazione non parla solo all’esterno (la cittadinanza) ma anche all’interno, alle singole direzioni, per rispondere a una domanda di dialogo e a un’esigenza di coerenza. La struttura regionale si è evoluta in questo senso, anche quando si è trattato di consultare cittadini e reti di attori organizzati per la scrittura della citata legge 29, “Lombardia è ricerca e innovazione”.
Angelo Gatto, Finlombarda, è stato tra i primi promotori e sviluppatori della piattaforma Open Innovation di Regione Lombardia. Consapevoli dell’elevato costo che oggi comporta una consultazione seria – dice Gatto – sappiamo che è anche l’unico strumento che possa avere un impatto importante nei risultati. Non è infatti sufficiente mettere a disposizione strumenti di coinvolgimento aspettando passivamente che vengano utilizzati. Il Foro regionale per l’innovazione, varato pochi mesi fa dopo una call internazionale, è il nuovo cimento per assistere Regione nel realizzare consultazioni efficaci e larghe. La piattaforma Open Innovation era stata progettata per consultare chi fa attività professionale nel campo della ricerca e innovazione; col tempo, l’approccio ha visto nella piattaforma uno strumento attuativo della visione regionale, comportando sforzi di evoluzione notevoli (più di settemila partecipanti sono attualmente profilati).
Simona Beolchi ha descritto l’esperienza dello Urban Center del Comune di Bologna e dei laboratori partecipativi attivati attraverso la collaborazione tra l’Ufficio di immaginazione civica e l’Università (facoltà di sociologia). Il processo di consultazione si è realizzato con laboratori di quartiere, con l’obiettivo di assistere l’amministrazione nella progettazione del territorio. Dalle tappe precedenti – il regolamento dei beni comuni, il nuovo ruolo dei quartieri come enti istituzionali – si è giunti nel 2017 al Piano d’innovazione urbana, documento strategico che mette a sistema 77 milioni di euro (da diversi canali di approvvigionamento delle risorse) e processi attuativi. Luoghi di opportunità e spazi pubblici in rete sono stati individuati attraverso il coinvolgimento dei cittadini. Su tale base si sono strutturati i laboratori di quartiere: educazione digitale, inclusione sociale, edifici a cui dare vocazione d’uso, bilancio partecipativo sono le concrete esperienze realizzate. Attraverso i laboratori di quartiere il Comune ha tentato di definire l’impianto che renda strutturale il coinvolgimento dei cittadini, fino a interessarne le dinamiche quotidiane. Si è arrivati all’esperienza del voto (14.500 persone votanti) in commistione tra piattaforme digitali, social e campagne di comunicazione. I proponenti dei singoli progetti, con particolare attenzione al coinvolgimento dei ragazzi da 14 a 18 anni, hanno ricevuto una cassetta degli attrezzi che li abilitasse. Ne sono emerse 27 proposte per il bilancio partecipativo, 6 delle quali hanno ora a disposizione 150.000 euro ciascuna, e 11 progetti per la nuova vocazione degli edifici. Un’aspettativa alta – sottolinea Beolchi – quella generata nei cittadini, che vengono coinvolti spesso e a lungo; ne deriva l’importanza di corrispondere, realizzando e portando a termine i progetti emersi.
Per Fondazione Bassetti il dibattito alimenta una riflessione sul rapporto tra politiche e politica intorno all’asse della partecipazione. A diversi livelli ci interroghiamo su questo, perché oggi sembra inceppato il congegno che passa dalla costruzione delle opinioni al disegno delle politiche e alla loro verifica. La chiave di volta, forse, è concepire le politiche associando un numero crescente di persone al ruolo del policy maker. Associare ha un costo, e non è riducibile al mero ascoltare. Ciò ha conseguenze sul sentimento di cittadinanza. I tentativi di cui abbiamo ascoltato la sintesi (CIMULACT, VOICES, l’esperienza di Regione Lombardia e del Comune di Bologna) sembrano testimoniare lo sforzo di misurare il costo dell’associare in relazione al beneficio di potenziare le scelte.
Qui è chiamata in causa la responsabilità: si tratta di rendere corresponsabili coloro i quali sono chiamati a partecipare, i cittadini e portatori di interesse con cui mi sono confrontato; magari a diversi gradienti, che pesano di più quanto più il cittadino è a un livello – per esempio il Comune – vicino al policy maker. Nella crisi del “meccanismo” gioca il ruolo dei saperi esperti (ne abbiamo parlato con Silvia Camporesi in Fondazione Bassetti) oggi tanto in discussione da indurci a cercare nuovi modi per legittimarli; e una metodologia di ascolto di massa, come quella tentata da CIMULACT, probabilmente restituisce legittimazione. Poi esiste il tema della qualità del discorso. Nel momento storico in cui i luoghi di confronto sono rarefatti (tanto i corpi intermedi, quanto le associazioni, quanto i social media) la consultazione può essere un luogo di costruzione degli argomenti. Come è stato detto, il tempo (la durata) conta; e in generale contano i vincoli che ha di fronte chi disegna le politiche.
Le slide:
– Anna Meroni, Martina Rossi, Daniela Selloni (POLIMI DESIS Lab Politecnico di Milano): Presentazione di CIMULACT, la voce dei cittadini nella futura agenda di ricerca e innovazione della Commissione Europea.
– Marzia Mazzonetto, progetto EU FP7 VOICES: Views, Opinions and Ideas of Citizens in Europe on Science
– Simona Beolchi, Ufficio Immaginazione Civica, Urban Center Bologna: Il Piano Innovazione Urbana e i laboratori di quartiere
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Alcune fotografie dell’evento:
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